tag:blogger.com,1999:blog-43087166374777042912024-03-19T01:46:50.322-07:00anti.itIl vero del falsoGiuseppe Leuzzihttp://www.blogger.com/profile/15874728517467226188noreply@blogger.comBlogger14433125tag:blogger.com,1999:blog-4308716637477704291.post-13805166757488607972024-03-18T10:23:00.000-07:002024-03-18T10:23:58.379-07:00Secondi pensieri - 529<h2 style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: large; font-weight: normal;">zeulig</span></h2><h2 style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><br /><span style="line-height: 106%;">Bene
</span><span style="font-weight: normal; line-height: 106%;">– È la risultante di una concezione ordinata e
progressista – teleologica – del mondo. Del “Giudizio” di Kant soprattutto, più
che di sant’Agostino – fino alla deriva hegeliana. E di Candido.<br /><o:p></o:p></span><span style="font-weight: normal; line-height: 106%;"><o:p> <br /></o:p></span><span style="line-height: 106%;">Globalizzazione</span><span style="font-weight: normal; line-height: 106%;">
</span><span style="font-weight: normal; line-height: 106%;">– Ha rovesciato il mondo. L’ha proposta e gestita l’Occidente – gli Stati Uniti di fatto, l’Europa l’ha
subita (l’Occidente è poco europeo) – a scopi di maggio profitto. Ma ha
liberato il resto del mondo, aprendo le porte al commercio, senza dazi né
contingenti, e ha portato al declino o eclissi dell’Occidente stesso. Comunque ha
creato un altro rapporto di forze, rompendo l’equilibrio plurisecolare dalla
navigazione oceanica e le scoperte in poi, dal ‘400.<br /> <o:p></o:p></span><span style="font-weight: normal; line-height: 106%;">Le sanzioni contro la Russia,
gesto isolato dell’Occidente, e lo stesso conflitto, una guerra Nato per
procura, alla Russia per mezzo dell’Ucraina, cadute nel nulla nel Resto del
Mondo ne sono un esempio: una guerra che, a differenza di quelle del Novecento,
non si può più dire “mondiale”, per nessun verso. Compresa forse la minaccia nucleare.
L’Occidente finisce da apprendista stregone: ha aperto i cancelli del mercato
al mondo – per guadagnare di più, non per generosità naturalmente ma nemmeno
per disegno politico – e in pochi anni ne è diventato una parte, non più il
tutto: non decide e non governa.<span style="mso-spacerun: yes;"> <br /> </span></span><span style="font-weight: normal; line-height: 106%;"><o:p> <br /></o:p></span><span style="line-height: 106%;">Felicità</span><span style="font-weight: normal; line-height: 106%;">
</span><span style="font-weight: normal; line-height: 106%;">–
Prima che nella Costituzione americana era in Aristotele, come si sa, che alla <i>eudamonìa</i>
ha dedicato lunghe considerazioni - e si direbbe la pone al centro della sua
etica. Ma la più pratica la dà nel trattato “Politica”: “Da che cosa dipende la
felicità? La felicità è costituita dalle seguenti parti: buona nascita,
abbondanza di amici, ricchezza, abbondanza di figli e buoni figli, buona
vecchiaia, buona condizione fisica. Cioè: bellezza, forza, statura alta,
atleticità, oltre a fama, onore, fortuna e virtù”. Come un medico che ordinasse
tuta la farmacia.<br /><o:p></o:p></span><span style="font-weight: normal; line-height: 106%;"><o:p> <br /></o:p></span><span style="line-height: 106%;">Intelligenza
artificiale</span><span style="font-weight: normal; line-height: 106%;"> – </span><span style="font-weight: normal; line-height: 106%;">Emilio Segré era
scettico, ancora negli anni 1970, dal punto di vista neurologico, delle
ricerche sui neuroni. </span><span style="font-weight: normal; line-height: 106%;">Eco ne parla nel 1991 come un dato di
fatto, a proposito dei <i style="mso-bidi-font-style: normal;">frames</i>, schemi
di azione (andare al ristorante, alla stazione, aprire l’ombrello) conoscendo i
quali un computer è in grado di capire diverse situazioni. Anche di gestirle,
si direbbe, già negli anni di Eco, p.es. il navigatore. Ma di capire nel senso
di riflettere? No, di recepire, che è diverso. Le ultime applicazioni
d’intelligenza artificiale, ai testi, fanno pena – gli input non sono
all’altezza di essere intelligenti.<br /><o:p></o:p></span><span lang="EN-US" style="font-weight: normal;"><o:p> <br /></o:p></span><span lang="EN-US">Natura</span><span lang="EN-US" style="font-weight: normal;"> </span><span lang="EN-US" style="font-weight: normal;">– È incoercibile. Nella sua costruttività\distruttività – imprendibile,
indomabile. Ma è un mezzo. “Usare la natura come mezzo” è di Kant, “Critica della
facoltà di giudizio”, Einaudi, p.264, <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>per
realizzare attraverso di essa la libertà.<br /><o:p></o:p></span><span lang="EN-US" style="font-weight: normal;"><o:p> <br /></o:p></span><span lang="EN-US">Ortodossi</span><span lang="EN-US" style="font-weight: normal;">a</span><span lang="EN-US" style="font-weight: normal;"> –
Le buone azioni vi contano meno delle parole – Dio raggiunge con la preghiera
(le fede).<br /><o:p></o:p></span><span lang="EN-US" style="font-weight: normal;"><o:p> <br /></o:p></span><span style="line-height: 106%;">Storia</span><span style="font-weight: normal; line-height: 106%;">
- </span><span style="font-weight: normal; line-height: 106%;">Luigi XIV, che non si lavava, non era figlio
di Luigi XIII? È possibile: la regina Anna d’Austria potrebbe averlo fatto con
un amante, o non averlo fatto. La sua gestazione fu tenuta nel mistero da
Richelieu, che la odiava per tanti motivi, tra l’altro perché faceva figlie
femmine. Ma ciò non è indifferente alla storia, la Francia sarebbe bastarda. O
no, cioè sì, è la storia che è bastarda: la materia essendo ignota, è la terra
nata da un uovo, in Australia, o da una goccia di latte?, tutti siamo figli in
realtà di NN - se la storia degli uomini fosse scritta dalle loro donne, ci
sarebbe assai poco da studiare, celia Alvaro. La storia universale è quella di
Borges, storia di un uomo solo: dell’uomo senza la donna, che ora si rivela e
rifiuta i figli. Se il cuore ha una storia, si spiega che la storia sia scienza
dell’infelicità umana: gli uomini, e le donne, non si amano. Gli aztechi
cavavano il cuore agli uomini vivi per ridare energia al mondo. Temevano
l’entropia.<br /><o:p></o:p></span><span style="font-weight: normal;">Il movimento si vuole autonomo, sempre la
rivoluzione si fa in avanti. E la realtà è sempre anacronistica. È
anarchica. Ecco dov’è l’autonomia della classe operaia: c’è e non c’è, figlia
anch’essa di padre ignoto. La storia è
l’attività attraverso cui si realizza la libertà, il fine assoluto del mondo,
si può marciare con Hegel, perché no, e Croce, quel convinto hegeliano: la
storia del mondo è la storia della libertà dell’uomo. C’è da crederci. Che
altro? Ma
la storia è anche rimozione. Memoria
selettiva, per conservare la libertà - rimuovere è muoversi, senza rimozione è
un mondo di statue, figure senza ombre. Storia è imparare a ridere delle ori-gini.
Delle genealogie. Della questione dell’essere. Ma
bisogna ricordare che si rimuove, il rifiuto della storia non esime. Il rifiuto
di quale storia?</span><br /><span style="font-weight: normal;"><o:p></o:p></span><span style="font-weight: normal; line-height: 106%;">La storia è del
passato, non c’è dubbio, lo attesta il filosofo Gentile. Dove si trova di
tutto, la storia è una puttana vecchia. Non da buttare: nei cambiamenti la
tradizione pesa, e il modo d’essere, più che l’ideologia e i programmi. Ma i
giorni trascorsi non tornano, se non nel ricordo. Che è asfittico, spiega
Yourcenar: “</span><span style="font-weight: normal; line-height: 106%;">La vita passata è
una foglia secca, screpolata, senza linfa né clorofilla, crivellata di buchi,
lacerata e sfrangiata, che, vista in controluce, presenta soltanto lo scheletro
delle sue nervature sottili e friabili. Ci vuole un certo sforzo per renderle un
aspetto carnoso e verde”. È un classico: “Il campo della storia mi è sempre
sembrato simile alla valle di Giosafat, un campo pieno di ossa; ed ecco, erano
molto secche”, lo diceva già Hamann – </span><span style="font-weight: normal; line-height: 106%;">Johann Georg<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Hamann,
concittadino, amico, beneficiato, ma disistimatore di Kant, autore della
massima: “Solo la discesa all’inferno ci apre la via dell’apoteosi”.<br /></span><span style="font-weight: normal; line-height: 106%;">Secondo il Burckhardt di Cantimori la minoranza, vinca o perda, fa la
storia in ogni tempo. Chateaubriand è apocalittico, forse in colpa per aver
scopato tutte le signore: “La storia è il braccio secolare della vendette dei
popoli”, dice. Mentre Vattimo sostiene che la storia ricorda solo ciò che ha
vinto, ma va bene lo stesso. La fanno gli uomini, si capisce. La storia è lo
stampo che l’uomo libero appone al destino, Jünger attesta che le ha viste
tutte, la storia autentica non la possono fare che uomini liberi: “È </span><span style="font-weight: normal; line-height: 106%;">lì che si trova la sostanza della storia,
nell’incontro dello uomo con se stesso, cioè con la sua potenza divina”. La
storia parte dall’ozio. </span><span style="font-weight: normal; line-height: 106%;">Per il
bisogno di battere la noia. Quando l’ominide si stancò di vivere in branco,
saltellare, ruminare, accoppiarsi, come le scimmie oggi, e prese a ululare alla
luna, modulando poi l’urlo, scagliare pietre, affilare selci. Da qui la luna
nella poesia: è un reperto protostorico. Finché Marx insuperabile, filosofo
della storia, ne ha fatto la libertà, e la scienza insieme della libertà.
Perfino il giornale di Giolitti la diceva Grande Vergine.<br /> <o:p></o:p></span><span lang="EN-US" style="font-weight: normal;"><o:p> <br /></o:p></span><span style="line-height: 106%;">Uguaglianza</span><span style="font-weight: normal; line-height: 106%;">
</span><span style="font-weight: normal; line-height: 106%;">– “</span></span><span style="line-height: 106%;"><span style="font-family: times; font-size: large; font-weight: normal;">Uno vale uno” in diritto, una bestialità
nel resto.</span><b style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt;"><o:p></o:p></b></span></h2><p>
</p><p class="MsoListBulletCxSpFirst" style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; mso-add-space: auto; mso-list: none; tab-stops: 35.4pt; text-indent: 0cm;"><span lang="EN-US"><o:p><span style="font-family: times; font-size: large;">zeulig@antiit.eu</span></o:p></span></p><br /><p></p>Giuseppe Leuzzihttp://www.blogger.com/profile/15874728517467226188noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4308716637477704291.post-81582513027318904392024-03-18T10:19:00.000-07:002024-03-18T10:19:18.531-07:00L'elogio della femminilità<h2 style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><span style="font-weight: normal;">Sorprese , cose viste, emozioni della
scrittrice, russa emigrata, quarantenne, “somigliante a Katherine Hepburn”, vedova
dello scrittore Chodasevič, sposa dal 1936 di un V.N.M., a Parigi durante la Guerra
e fino a qualche anno dopo. Tra il 1939 e il 1950. A Longchêne, a due ore da
Parigi. Con due pause in Svezia. Anni ridotti “allo stendhaliano </span><i style="font-weight: normal;">lectutre et
agriculture</i><span style="font-weight: normal;">” – l’unico piacere possible sotto la Restaurazione, “dopo la
caduta d Napoleone”.</span><br /><span lang="EN-US" style="font-weight: normal; line-height: 106%;">Il quaderno si apre col patto Stalin-Hitler. Una
conferma per gli emigrati di stare dalla parte giusta, e l’inizio di nuove
disgrazie. Prima a opera dei francesi, poi dei tedeschi occupanti, quando la
Germania invade l’Unione Sovietica – i russi emigrati vengono censiti, molti
reclusi in campi di concentramento, altri arruolati come forza lavoro, in
quanto anti-comunisti.<br /></span><span lang="EN-US" style="font-weight: normal; line-height: 106%;">Il diario registra la vita degli emigrati russi
nella guerra, le cene tra amici, le serate di poesia, feste e balli, e anche la
miseria, dei tanti finiti male per malattia, alcol, miseria. Con commedie e
sceneggiate. Per lo più per promuovere raccolte fondi per i letterati poveri, “per
attrarre le persone facoltose (soprattutto ebrei generosi e di buon cuore, gli
emigrati russi non si interessavano alla letteratura o erano troppo poveri)”.<br /></span><span lang="EN-US" style="font-weight: normal; line-height: 106%;">Ricordi di un mondo com’era. Di Blok, che Berberova
studia, Belyi, Gor’kij, che l’ha ospitata a Sorrento nel 1925, Tolstoj,
Strindberg. E di Nabokov (da lei stimato – sarà la prima e massima filologa del
fenomeno “Lolita” – ma non popolare tra gli emigrati), il Nobel Bunin,
Chodasevič, Merežkowskij, Zajcev, Remizov, Rozanov, di passaggio Erenburg, “funzionario
sovietico” . Con una peculiare attenzione alla massoneria, alle due massonerie:
di destra. Grande Loge, e di sinistra, Grand Orient, intercambiabili, divisioni
cioè bonarie, ma non senza rilevare che “la massoneria politica ebbe un ruolo
fondamentale” nell’avvio della rivoluzione russa, nel 1917 (e sottolineare: “<i>Non
fecero mai parte della massoneria </i>le seguenti persone: Chodasevič,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Merežkowski, Bunin, Remizov, Zajcev, Muratov”).
<span style="mso-spacerun: yes;"> <br /></span></span><span lang="EN-US" style="font-weight: normal; line-height: 106%;">Particolari le annotazioni sulla guerra: i bombardamenti,
prima tedeschi, subito poi alleati, le notti nei rifugi, gli sfollati. “Quanto
più rimbomba l’artiglieria, tanto più cantano gli usignoli, ogni notte…. (nel
rifugio) i bambini tremano…le fragole sono mature e tutte nere…”. O le donne e
la guerra - questione sempre omessa: che fare? “<i>Tricotez</i>”, consiglia
Colette, fate la calza.<br /> </span><span lang="EN-US" style="font-weight: normal; line-height: 106%;">Con poco di se stessa, ma impregnante. In
Svezia, ospite di due gentildonne nella loro villetta estiva, dalle notti
bianche, riesce una notte, sola ai remi, a vincere la fobia dell’acqua che la
perseguita da una vita. A Natale del 1941 i bambini di un tagliaboschi spagnolo,
un dei profughi della guerra civile che la Francia aveva internati, vanno a casa
di Nina e il marito per cantare le canzoncine, due ragazzi e due bambine, Anita
di tre anni e Ramona di sei, con tromba e tamburino, “tutti con vestiti puliti
e in ordine”, e un groppo di lacrime le sale agli occhi: regala a Ramona un nastro
e glielo annoda sulle trecce a coroncina – “era come se in lei convergessero
tutta la compassione, la tristezza e la bellezza de mondo”. Conosceva Ramona: “Un
mese fa l’incontro con la piccola mi ha liberato – grazie all’ammirazione, alla
compassione, alla rassegnazione – da uno dei miei stati d’animo più opprimenti,
dalla sensazione di aridità e di gelo”. In poche righe, con discrezione, il cruccio
di una vita, la mancata maternità – Ramona, incontrata per caso dal lattaio un
mese prima, coi suoi stracci, coi “suoi occhi mansueti”, aveva scatenato una tempesta, “era comparsa per risvegliarmi, per capovolgere le morte stratificazioni
dentro di me, per togliere via dall’anima il sangue e la muffa”.<br /></span><span lang="EN-US" style="font-weight: normal; line-height: 106%;">Tardi, nel 1949, brusco il congedo dal marito, l’enigmatico
V.N.M.: “L’uomo con cui continuo a vivere (smetto di vivere):\ non è allegro,\
non è buono,\ non è tenero.\ Non riesce a combinare nulla. Ha dimenticato tutto
quello che sapeva fare. Non ama nessuno e anche gli altri smettono a poco a
poco di amare lui”. Ma con un elogio della femminilità che la fa tanto più
grande oggi, nel deserto del viragismo – “se un giorno scriverò di me, dovrò
dire di non avere mai sofferto del fatto di essere nata donna”, etc. etc..<br /> </span><span lang="EN-US" style="font-weight: normal; line-height: 106%;">U<span style="mso-bidi-font-weight: bold;">n estratto
dalle più ampie memorie, (“Il corsivo è mio”), con un “regesto dei nomi più rilevanti.<br />
<o:p></o:p></span></span><span lang="EN-US" style="font-weight: normal; line-height: 106%;">Nina Berberova, </span><span lang="EN-US" style="line-height: 106%;">Il quaderno nero</span></span><span lang="EN-US" style="line-height: 106%;"><span style="font-family: times; font-size: large; font-weight: normal;">, Adelphi,
pp.175 € 12</span><span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt;"><o:p></o:p></span></span></h2>
Giuseppe Leuzzihttp://www.blogger.com/profile/15874728517467226188noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4308716637477704291.post-18629364985176795082024-03-17T08:45:00.000-07:002024-03-17T13:38:28.724-07:00Ombre - 711<h2 style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: large; font-weight: normal;">Il debito americano è
raddoppiato in dieci anni in rapporto al pil, dal 60 al 120 per cento. E cresce di
100 miliardi ogni dieci giorni. Ma di questo non si fa caso – giusto in
“controluce”, una noticina di Graziani, della redazione Finanza&Mercati del
“Sole 24 Ore”.<br /><span style="line-height: 107%;"><o:p> <br /></o:p></span><span style="line-height: 107%;">La quota del debito
americano detenuta da investitori esteri si è dimezzata nei dieci anni, al
25-30 per cento del totale. Chi più aveva investito in Usa più ha disinvestito:
Cina, Giappone, petromonarchie. Troppa voglia di menare le mani, in America?<br /></span><span style="line-height: 107%;"><o:p> <br /></o:p></span><span style="line-height: 107%;">La “Duilio” abbatte
due droni, forse Huthi, forse non ostili, a 2 miglia di distanza, sul Mar Rosso,
e la cosa si racconta come una epopea, e una guerra vinta. È solo fantagiornalismo – ma
esulta anche il capo di Stato Maggiore, che pure è un ammiraglio, Cavo Dragone?
O ci siamo persi la nozione di cosa è una guerra?<br /></span><span style="line-height: 107%;"><o:p> <br /></o:p></span><span style="line-height: 107%;">Insiste il presidente
francese a voler inviare soldati in Ucraina. Come se questo non fosse entrare
in guerra, anche senza dichiarazione. Insiste perché sa che non si può fare e
non si farà, oppure, anche lui, perché non sa che cosa è – sarebbe – una guerra
contro la Russia?<br /></span><span style="line-height: 107%;"><o:p> <br /></o:p></span><span style="line-height: 107%;">Una stelloncino anodino
sul “Sole 24 Ore” per Meloni che pure porta al Cairo la
commissione di Bruxelles (la presidente Von der Leyen), niente sul “Corriere
della sera”. Pregiudizio politico non può essere - non per “Il Sole”, che non è
Pd, non dichiarato. Distrazione? Ignoranza? Meloni è riuscita ad avviare
una politica mediterranea europea. Nientedimeno.</span></span></h2><h2 style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: large; font-weight: normal;"><span style="line-height: 107%;"><br /></span></span></h2><h2 style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: large; font-weight: normal;"><span style="line-height: 107%;">Sembra niente, ma è una
politica che la Ue ha sempre evitato - quando non l’ha rifiutata, negli anni
1980, quando l’Italia con insistenza la proponeva. Nella distrazione, anche allora,
della Francia, che aveva, come ha, rapporti variamente stretti col Nord Africa
occidentale.<br /></span><span style="line-height: 107%;"><o:p> <br /></o:p></span><span style="line-height: 107%;">È strano che le presidenziali
russe non siano contestate sui dati, sull’affluenza prima ancora che sulle percentuali
di vittoria di Putin, sul voto all’estero, sul voto online. Mentre si magnifica
la resistenza, che è consistita in una molotov buttata da una donna impacciata.
Non c’è materia, o le <i>intelligence </i>occidentali non fanno gli
straordinari?<br /> </span><span style="line-height: 107%;"><o:p> <br /></o:p></span><span style="line-height: 107%;">Il 23 agosto ricorre il
75mo del patto Molotov-Ribbentrop: Stalin si mette con Hitler per prendersi mezza
Polonia - grazie ai <i>tank</i> tedeschi (con la Finlandia non ce l’ha fatta). La
Russia è fatta in una certa maniera.<br /></span><span style="line-height: 107%;"><o:p> <br /></o:p></span><span style="background: white; color: #202124; letter-spacing: 0.1pt; line-height: 107%;">Roma "riqualifica" (decide di utilizzare) l'Ex
Arsenale Pontificio, una grande superficie di pregio sul Tevere. Dopo 154 anni.
Il Campidoglio è probabilmente il più grande proprietario immobiliare e
fondiario d’Europa, se non del mondo, e un soggetto pubblico fra i più
indebitati.<br /></span><span style="line-height: 107%;"><o:p> <br /></o:p></span><span style="background: white; color: #202124; letter-spacing: 0.1pt; line-height: 107%;">Il Congresso Usa non sta a sottilizzare: TikTok è
americana? No? come si permette, 200 milioni di <i>followers</i> americani! Cinesi
che fanno <i>business </i>in America? E se la prende, al ribasso. Semplice, il
mercato funziona cosi.<br /></span><span style="line-height: 107%;"><o:p> <br /></o:p></span><span style="line-height: 107%;">Ma un ragione ci vuole. E
allora, siamo puritani: Tik Tok diseduca i figli. Con un padrone americano non
li diseduca, come fanno Instagram e Meta, parola di Congresso. Ipocrisia non è, come spesso succede con i puritani, anzi è sfacciataggine.<br /></span><span style="line-height: 107%;"><o:p> <br /></o:p></span><span style="line-height: 107%;">Il Procuratore della
Repubblica (il Procuratore Generale di Perugia) che nega di avere fatto quello
che ha fatto (un richiamo alla Procura della Repubblica della stessa città) è
proprio il magistrato italico: presuntuoso e violento, che vuol essere reputato
furbo.<br /></span><span style="line-height: 107%;"><o:p> <br /></o:p></span><span style="line-height: 107%;">Il papa l’ha sparata
grossa sull’Ucraina - tanto grossa che forse ha qualche problema. Ma si può
capirne il candore – dal “Candido” di Voltaire – a fronte della pervicace ipocrisia
del conflitto, che non c’entri la Nato. </span></span></h2><h2 style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: large; font-weight: normal;"><span style="line-height: 107%;"><br /></span></span></h2><h2 style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: large; font-weight: normal;"><span style="line-height: 107%;">Solo due righe per dire che la Nato è presente
e opera in Ucraina –perché lo ha detto un ministro polacco, come fosse un mezza
calzetta. Quando la Nato non solo finanzia e arma l’Ucraina, ma la guerra ha provocato.
E alimenta anche con soldati: si sa che tuta l’artiglieria è Nato, dai missili
e droni ai calcolo trigonometrico del puntamento, che non s’impara leggendo le
istruzioni.<br /></span><span style="line-height: 107%;"><o:p> <br /></o:p></span><span style="line-height: 107%;">Blogger (Google) ha
sospeso un post sulla povertà in America, un anno e mezzo fa (senza
comunicarlo), in automatico, perché “non rispondente ai codici della comunità”.
Cioè perché ricorreva, tra virgolette, il termine “bianchi neri”, in uso al Sud
alcuni decenni fa per dire i bianchi impoveriti, o poveri. L’inciampo è stato
trovato dopo vari tentativi: sostituendo “bianchi neri” con “bianchi a pallini
neri” (un altro dei termini in uso) il post è passato. Un politicamente
corretto convoluto – si suole dire barocco, ma questo è proprio stupido.<br /></span><span style="line-height: 107%;"><o:p> <br /></o:p></span><span style="line-height: 107%;">La spesa per il gioco d’azzardo
in Italia nel 2022 è stata di 136, virgola qualcosa, miliardi. A cui vanno
aggiunti 20 miliardi per il gioco illegale o irregolare. Sono i numeri del
“Libro Blu” dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Alla faccia del paese
povero dell’avvocato Conte.</span></span></h2>
Giuseppe Leuzzihttp://www.blogger.com/profile/15874728517467226188noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4308716637477704291.post-83959705730768518902024-03-17T08:36:00.000-07:002024-03-17T08:36:11.374-07:00Ferrari vince contro tutto<h2 style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: large; font-weight: normal;">Un film forte, su tre temi drammatici. La
determinazione dell’imprenditore:
Ferrari ingegnere nasce artigiano e diventa industriale, con mercato
mondiale, sia perfezionando il prodotto sia superando continui buchi finanziari.
Le bigamie forzate di anni ancora recenti in Italia - il divorzio arriverà a gine
1970: di Ferrari come di De Sica o di Coppi, per stare alle più note – con tensioni
violente in entrambe le situazioni. La scarsa o nessuna sicurezza delle corse
automobilistiche, sia per i piloti sia per il pubblico: Castellotti muore in
circuito, de Portago, in testa alle Mille Miglia, una vittoria che doveva
essere il biglietto da visita per la Ferrari sul mercato mondiale del lusso,
provocando una strage di bambini per un sasso che squarcia una gomma (la Mille
Miglia anticipata nei titoli di testa con materiale d’epoca è epica, ma quanta insicurezza sulle strade di tutti – “tra
galline e bambini” si dice nel film).<br /></span><span lang="EN-US" style="font-weight: normal; line-height: 106%;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Un racconto molto ben sceneggiato e montato. Girato
a Modena. Con prove eccezionali di tutti gli attori, specie di Penelope Cruz,
un <i>cult,</i> la moglie trascurata di Ferrari, e di Adam Driver, Ferrari.
Presentato a Venezia, è stato del tutto trascurato (che occasione persa con
Penelope Cruz, ruolo e interpretazione) – forse perché Mann vi ha presieduto
una dozzina d’anni fa la giuria?<br /> </span></span><span lang="EN-US" style="line-height: 106%;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><span style="font-weight: normal;">Michael Mann, </span>Ferrari<span style="font-weight: normal;">, Sky Cinema</span></span></span></h2>
Giuseppe Leuzzihttp://www.blogger.com/profile/15874728517467226188noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4308716637477704291.post-19955172213542357892024-03-16T09:00:00.000-07:002024-03-16T09:00:42.054-07:00Spagna-Italia (di giornalismo) 10-2<h2 style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: large; font-weight: normal;"><span style="background-color: white;">In Spagna, 57 milioni di abitanti, due
meno dell’Italia, il quotidiano “El Paìs” ha iniziato il 2024 con 350 mila abbonati.
Il quotidiano di Barcellona, “La Vanguardia, con 125 mila. “La Voz de la Galicia”,
altro quotidiano regionale, con un numero di lettori superiore a “La Vangaurdia”,
anche se con appena 20 mila abbonati. Il quotidiano “El Mundo”, anch’esso di Madrid,
nazionale come “El Paìs”, di proprietà di Rcs Mediagroup (Urbano Cairo), con 123
mila abbonati. Abbonamenti pagati.<br /></span><span style="color: black;">In Italia, due milioni di abitanti più
della Spagna, dove tutti i quotidian perdono copie costantemente, e tutti,
eccetto il “Corriere dela sera”, vendono sotto le 100 mila copie, le maggiori vendite
per abbonamento (il giornale digitale si legge in abbonamento) sono: “Corriere
della sera” 45 mila, “la Repubblica” 26 mila, “Sole 24 Ore” 23 mila, “Fatto
quotidiano” 19 mila.<br /></span><span style="color: black;">La diffusione della stampa spagnola, online,
è privilegiata dall’uso ampio del castigliano in America: l’America ispanica
conta 400 milioni di persone. Ma è un mondo poco alfabetizzato e poco
esercitato all’informazione o opinione pubblica. Il problema è italiano. Gli italiani
leggono poco? Ma in sei milioni compravano il giornale venti anni fa – “Corriere
della sera” e “la Repubblica” vendevano più di 600 mila copie al girono. Sono i
giornali non appetibili? </span></span></h2>
Giuseppe Leuzzihttp://www.blogger.com/profile/15874728517467226188noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4308716637477704291.post-18621231018690658732024-03-16T08:59:00.000-07:002024-03-16T08:59:14.566-07:00Cronache dell’altro mondo – giustiziarie – (258)<h2 style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: large; font-weight: normal;"><span style="background-color: white;">La Procuratrice della Georgia che vuole
incarcerare Trump per tentato colpo di Stato, Fani Willis, può continuare a
farlo, anche se dell’indagine a carico di Trump aveva incaricato un avvocato
suo amante, Nathan Wade. Un giovanissimo giudice, Sott McAfee, cui è toccato di deliberare sul caso di incompatibilità, ha espresso qualche perplessità, a
futura memoria: la condotta di Willis, in tribunale e fuori, ha giudicato “non
professionale”, e la relazione con l’amante “un terribile errore di valutazione”.
Ma salomonicamente ha solo deciso che uno dei due deve lasciare l’incarico, per
“evitare l’apparenza di un conflitto d’interesse”. Una condanna molto
dispiaciuta.<br /></span><span style="color: black;">McAfee ha deciso dopo un’indagine di due
mesi, in udienze pubbliche in tv. Una serie di udienze per accertare se Willis
e Wade erano amanti prima dell’incarco, oppure lo erano diventati dopo. E chi
dei due manteneva l’altro (conti d’albergo, ristorante, vacanze, noleggio).</span></span></h2>
Giuseppe Leuzzihttp://www.blogger.com/profile/15874728517467226188noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4308716637477704291.post-40997552936019393492024-03-16T08:55:00.000-07:002024-03-16T08:55:37.647-07:00Appalti, fisco, abusi (240)<h2 style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: large; font-weight: normal;"> <span style="background-color: white;">Netildex, un collirio antibiotico che si
usa per dieci applicazione post-cataratta, si vende in confezione di 60 fiale,
ognuna delle quali serve per tre applicazioni. Si compra in 60 fiale, di cu se
ne utilizzano tre-quattro, solo per pagare 25 euro invece di due o tre? Per poi
buttare le restanti 57 fiale – non è che si faccia una cataratta ogni poche settimane.<br /></span><span style="color: black;">Il costo dei medicinali è artefatto non solo
per le grandi e grandissime specialità, ma anche, tramite le pratiche
commerciali, per la medicina ordinaria.<br /> </span><o:p> <br /></o:p><span style="color: black;">La spesa sanitaria delle famiglie si aggira
sui 42-44 miliardi (l’Istat non se ne occupa: l’ultima rilevazione è del 2021,
e stimava 38 miliardi). Di cui un terzo per medicinali, 14-15 miliardi. Che, nel
caso del Natildex, si potrebbe ridurre di nove decimi, diciannove ventesimi per
esser precisi.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>I prezzi dei medicinali
sono controllati ma la confezione base – la spesa obbligata – no.<br /></span><o:p> <br /></o:p><span style="color: black;">Il costo dei medicinali resta praticamente
tutto a carico privato, mediante la riqualificazione di molte specialità in parafarmaci.
Un espediente semplice, che consente alle assicurazioni di non coprirne il
costo. E anche allo Stato, di non accettare la spesa in detrazione d’imposta.
Furbi.<br /></span><o:p> <br /></o:p></span><span style="color: black;"><span style="font-family: times; font-size: large; font-weight: normal;">Una casa, un appartamento, qualsiasi
fabbricato che abbia bisogno dell’elettricità ma venga utilizzato uno-due mesi l’anno
paga per i restanti dieci mesi € 55,68 a bimestre per zero consumi. Un regalo
nei dieci mesi di € 278,40, allo Stato (di chi?), e anche, senza nessun costo operativo, all’azienda elettrica. A gratis?</span> <span style="font-family: "Times New Roman", serif;"> </span></span></h2>
Giuseppe Leuzzihttp://www.blogger.com/profile/15874728517467226188noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4308716637477704291.post-74048848336440423692024-03-16T08:53:00.000-07:002024-03-16T08:53:36.894-07:00La poesia malgrado tutto<h2 style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><span style="font-weight: normal;"> La vita e l’opera di Alda Merini, una rievocazione
basata soprattutto sul rapporto che negli ultimi anni intraprese con Arnoldo
Mosca Mondadori, giovane pronipote dell’editore, uno di convinzioni religiose
forti, come Alda (ma di questo non c’è traccia). E un dei fiduciari dell’ultima
poesia di Alda, che usava telefonare i suoi versi, apparentemente all’impronta,
a due o tre persone – un altro che ne registrò molte, anche di più e più
variate di Mosca Mondadori, è Alberto Casiraghy – che tra l’altro avrebbe bene
figurato nel racconto, un poeta anch’esso “naturale”, e pittoresco, ma qui nemmeno
si cita.</span><br /><span lang="EN-US" style="font-weight: normal; line-height: 106%;">Una rievocazione commovente, conoscendo la vita
e l’opera di Alda Merini. Anche se girata, seppure da un regista molto colto,
con approssimazione: Laura Morante, che impersona Merini vecchia, non
abbandona la sua cadenza toscana, poco o minimo ricorso alla poesia, ai suoi temp, ai suoi tempi, ai riconoscimenti. E con taglio singolare, segmentato: il ruolo
di Giacinto Spagnoletti, il rapporto tempestosissimo con Giorgio Manganelli, il
lungo corteggiamento telefonico e poi il matrimonio con Albino Pierro, un altro
mondo. Molto anche manca: Casiraghy, gli amori senili, l’editore Scheiwiller, l’invasione
di ammiratrici, soprattutto, e ammiratori nel suo modesto riparo, i locali dei
Navigli per i quali si trascinava. Prodotto dalla Rai, evidentemente, che pure
fa grandi produzioni per niente, con la lesina: tre o quattro scene, pochi giorni
di lavorazione, e via al montaggio.<br /></span><span lang="EN-US" style="font-weight: normal; line-height: 106%;">Una seconda consolazione è che molti hanno continuato
a vedere il docufilm, malgrado lo scarso <i>appeal</i>. Non un grande successo
ma tre milioni di spettatori per la vita di un poetessa, senza grandi colpi di scena,
eccetto quello, non attraente, del manicomio, non sono pochi.<br /></span><span lang="EN-US" style="line-height: 106%;"><span style="font-weight: normal;">Roberto Faenza, </span>Folle d’amore<span style="font-weight: normal;">, Rai 1,
Raiplay</span></span></span></h2>
Giuseppe Leuzzihttp://www.blogger.com/profile/15874728517467226188noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4308716637477704291.post-62490437517075964522024-03-14T09:50:00.000-07:002024-03-14T09:50:35.438-07:00Problemi di base giornalistici - 795<h2 style="background: white; margin: 0cm; text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: large; font-weight: normal;">spock</span></h2><h2 style="background: white; margin: 0cm; text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: large; font-weight: normal;"><br />Il giornalismo è
meglio che lavorare?<br /><span style="color: black;"><o:p> <br /></o:p></span><span style="color: black;">Spiegare quello
che non si sa e non si è capito?<br /></span><span style="color: black;"><o:p> <br /></o:p></span><span style="color: black;">Celebrare un
morto di cui non si sapeva che fosse vivo?<br /></span><span style="color: black;"><o:p> <br /></o:p></span><span style="color: black;">Dire la verità
oppure occultarla?<br /></span><span style="color: black;"><o:p> <br /></o:p></span><span style="color: black;">Scoop nel
senso di scopare (spazzare) o di scoppiare?<br /></span><span style="color: black;"><o:p> <br /></o:p></span><span style="color: black;">La verità che
non ti ho mai detto?</span></span></h2><p style="text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: large;">spock@antiit.eu</span></p>Giuseppe Leuzzihttp://www.blogger.com/profile/15874728517467226188noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4308716637477704291.post-74209381953979719022024-03-14T09:46:00.000-07:002024-03-14T09:46:19.001-07:00Perché la sanità non se la passa bene<h2 style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: large; font-weight: normal;"><span style="background-color: white;">La sanità pubblica è in difficoltà dappertutto.
Si dice a causa dell’aggravio della “crisi fiscale degli Stati” per effetto
della crisi bancaria (moltiplicazione del debito per salvare le banche, minori
capacità di spesa). Ma questo è vero solo in parte: le spese militari sono
cresciute, per la guerra in Ucraina e anche prima, mentre quelle sanitarie non
si sono incremetarte o si sono ridotte.<br /></span><span style="color: black;">La pandemia ha mostrato ovunque, secondo
i rapporti unanimi delle commissioni internazionali, un sottofinanziamento
diffuso dei sistemi sanitari (s’intende pubblici). Con gli effetti noti sui
bisogni terapeutici ordinari: visite, accertamenti, interventi, e anche sulle
prime cure ospedaliere (pronto soccorso).<br /> </span><span style="color: black;">Anche la causa è nota. A seguito della crisi
la spesa pubblica per il personale è stata bloccata: niente assunzioni, e niente
aumenti. L’effetto è la carenza di personale. A fronte di abbandoni senza nuove
assunzioni. E per l’aumento dela domanda<br /></span><span style="color: black;">La carenza di personale affligge molti paesi
europei e gli Stati Uniti. L’Italia è uno di questi. Secondo le statistiche Ocse,
l’Italia ha 6,5 infermieri praticanti ogni mille abitanti, la Germania il
doppio, 12,8. L’Italia ha 1,5 infermieri per medico ospedaliero, la Germania e
la Francia ne hanno 2,7.</span></span></h2>
Giuseppe Leuzzihttp://www.blogger.com/profile/15874728517467226188noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4308716637477704291.post-4776674713831428642024-03-14T09:43:00.000-07:002024-03-14T09:43:12.030-07:00La verità di Elena Ferrante<h2 style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><span style="font-weight: normal;">Un libro curioso
per due ragioni, anzi per tre. La terza essendo che è una critica letteraria a
più mani, come in conversazione. Ma non in contemporanea, di persona. Per
iscritto, attraverso uno scambio di lettere - da qui il titolo. Per
sperimentare una forma di critica co-dipendente, una forma di “intelligenza
collettiva”. Come è di tutte le forme culturali. Per questo esperimento quattro
giovani accademiche americane hanno scelto Elena Ferrante, il Quartetto
Napoletano, perché la stessa autrice ha posto il suo metodo di lavoro, di creatività,
in questa prospettiva: “Non c’è lavoro di letteratura che non sia il frutto di
tradizioni, di molte capacità, di una sorta di intelligenza collettiva” (intervista
a “The Paris Review”). Queste sensibilità e questo metodo applicando nella
quadrilogia, con le compenetrazioni fra i due caratteri, Lenù e Lila, l’una
antitesi dell’altra. Una compenetrazione che Lenù, la scrittrice, dichiara
scoprendo il quadernetto di Lila alle elementari: “Le pagine infantili di Lila
erano il cuore segreto del mio libro” – un’amicizia stretta che </span><i style="font-weight: normal;">fa</i><span style="font-weight: normal;"> il
libro, lo scrive. </span><br /><span style="font-weight: normal;">Le altre due curiosità
sono che il libro è di quattro anni fa e non è stato tradotto, nemmeno citato. </span><span style="font-weight: normal;"> La seconda è che su “Elena Ferrante” non c’ è
in Italia una mobilitazione critica pari solo anche a una frazione di questo
libro e al dibattito che ha acceso. Non c’è più la critica?</span><br /> <span style="font-weight: normal;">Sarah Chihaya-Merve
Emre-Katherine Hill-Jill Richards, </span>The Ferrante Letters<span style="font-weight: normal;">, Columbia University
Press, pp. 288 $ 25</span></span></h2>
Giuseppe Leuzzihttp://www.blogger.com/profile/15874728517467226188noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4308716637477704291.post-32468800065357156722024-03-13T10:42:00.000-07:002024-03-13T10:42:27.172-07:00Spesa medica catastrofica<h2 style="margin-left: 0cm; text-align: left; text-indent: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large; font-weight: normal;"><span style="background-color: white;">La spesa sanitaria “catastrofica” è
crescente in tutti i Paesi europei, compresa l’Italia.<br /></span><span style="color: black;">S’intende per “spesa sanitaria catastrofica”
quella che assorbe il 40 per cento del reddito familiare una volta detratte le
spese necessarie. Per spese necessarie s’intendono alimentazione, abitazione e
utenze – non l’abbigliamento, per esempio, o gli svaghi, sport etc., per quanto
anch’essi necessari. La crescita di questa spesa è il segnale del ricorso, più
o meno obbligato, alla sanità privata. Anche se con gli obblighi fiscali si è
finanziata la sanità pubblica.<br /></span>L’ultima
rilevazione Ue di questo indicatore è pre-covid e non è buona – anche perché si
sa che è peggiorato con la pandemia. La quota di famiglie oberate da “spesa
catastrofica” era mediamente il 7 per cento di tutta l’Unione. Con una
variabilità ampia, dal 15 per cento (Romania) al 2 per cento (Islanda). L’Italia
era sopra la media, al 9,4 per cento – un famiglia su dieci ha una spesa medica
catastrofica”.</span></h2>
Giuseppe Leuzzihttp://www.blogger.com/profile/15874728517467226188noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4308716637477704291.post-40202102619232101932024-03-13T10:17:00.000-07:002024-03-18T13:11:30.489-07:00Putin e non più Putin<h2 style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: large; font-weight: normal;"><span style="background-color: white;">Ci sarà ancora Putin a capo della Russia
per san Giuseppe, il voto di quest’anno è scontato. Anche la partecipazione al
voto è scontata, superiore alle medie occidentali. Ma non ci sarà più Putin fra sei anni: la previsone è scontata alla Farnesina e nelle altre cancellerie europee. A fine mandato Putin avrà eguagliato, forse superato di qualche mese, come uomo solo al comando, al governo o alla presidenza, il lungo potere di Stalin - dietro la recordwoman Caterina II di tre anni. E non potrà carcerare, esiliare o uccidere chiunque faccia politica. Per un’inquieudine
crescente tra le sue stesse file, anche se l’opinione a lui contraria in Russia
è ancora minoritaria – urbana e professionale. E prima o poi l’errore della “guerra
lampo” contro l’Ucraina peserà.<br /></span><span style="color: black;">L’opinione è invece generale in Russia che
il futuro del più grande paese del mondo è in Europa e con l’Europa. Malgrado
lo stato di quasi guerra attuale. Tutti i <i>think-tank</i> di politica estera,
a Mosca e San Pietroburgo, centri studi o centri universitari, nelle esercitazioni
di questi due anni di guerra hanno solo rilevato l’impossibilità per la Russia
di asiatizzarsi, malgrado i cerimoniali Brics – che <i>non</i> sono un’alternativa
all’Occidente, non avendo strumenti monetari propri, e restando produttivamente
e finanziariamente connessi a Usa e Ue - e comunque sono a trazione cina. La quale non è e non può essere un alleato
militare. E come partner economico apre poche prospettive: ha bisogno di
petrolio e gas, ma di nient’altro dalla Russia, che quindi non può comprare
molto in Cina. Inoltre, la lunghissima frontiera che corre tra i due paesi non
è tranquilla - l’ex impero russo-sovietico sopravvive solo in Asia, lungo la
Cina.<br /> </span><span style="color: black;">Il regime sembra seguire un disegno opposto,
ma in chiave contingente, della guerra in corso. “L’obiettivo della Russia nel
2024”, ha statuito a inizio anno il ministro degli Esteri Lavrov, “è di eliminare
qualsiasi forma di dipendenza dall’Occidente, sia in termini finanziari che di catene
di approvvigionamento”. Ma lo stesso ministro in interventi meno ufficiali si richiama
spesso alla necessità – “non in questo momento” – di tornare alle “virtù del
multipolarismo”.</span></span></h2>
Giuseppe Leuzzihttp://www.blogger.com/profile/15874728517467226188noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4308716637477704291.post-37889991762438494542024-03-13T10:16:00.000-07:002024-03-13T10:16:02.249-07:00 Quanto erano banali i nazisti <h2 style="line-height: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><span style="font-weight: normal;">La vita della famiglia
Höss, del carceriere capo di Auschwitz, nella villa accanto al </span><i style="font-weight: normal;">lager</i><span style="font-weight: normal;">,
dotata di un grande giardino, dove i figli giocano con i figli degli altri carcerieri,
e le mogli passano le giornate facendo le signore, servite a tavolino, quando
non usano la piscina, o pareggiano un rampicante. O fanno i romantici sul Soła,
che costeggiava il campo, prima della confluenza nella Vistola. In una eterna
primavera: non piove mai e non nevica, né c’è l’afa con le msche, nel terribile
clima continentale che aveva promosso la scelta di Auschwitz-Oświęcim.</span><br /><span style="font-weight: normal;">In una scena Höss,
promosso capo dei carcerieri del Governatorato Generale, è in conferenza con i
suoi capi, grigi e molli come lui, per discutere l’arrivo di 700 mila ebrei
dall’Ungheria. Senza pathos – forse per sottolineare la “banalità del male”. In
un’altra riceve in ufficio una giovane – una prostituta (troppo in carne e ben
vestita per essere una prigioniera)? – e poi passa qualche minuto a ripulirsi
lo scroto.</span><br /><span style="font-weight: normal;">Un onesto film da
Giorno della Memoria, ma spento. In una scena si adombra un istante una nuvola
di cenere, e poi si discute ingegneristicamente come va migliorato il forno crematorio.
Ma la specificità dell’Olocausto non è il forno crematorio, quello è una misura
d’igiene, è come ci si arriva.</span><br /> <span style="font-weight: normal;">Niente a che vedere
col romanzo di Martin Amis da cui si vuole tratto, che è tutt’altra storia, e
comunque vive di un linguaggio brioso. La simulazione placida è stupidità. I
tedeschi erano stupidi? Qui sono massicci e pallidi, come malati, specie le donne.
E parlano poco, non sapendo che dire, se non la loro mediocrità quotidiana. Con
due o tre serve che non parlano (saranno polacche?), solo ingombrano la scena
andando avanti e indietro, come in un </span><i style="font-weight: normal;">vaudeville</i><span style="font-weight: normal;">. E forniture quotidiane
di ogni ben di Dio. Perfino i ragazzi, i figli del carceriere, sono inautentici
– è difficile farli scemi?</span><br /><span style="font-weight: normal;">Una produzione
abborracciata. Un minuto di schermo grigio apre e chiude il film. Che scorrerà
però anch’esso grigio e piatto – nemmeno arrabbiato. Il tempo primaverile non è
l’unica incongruenza. Le immagini, anche, sono grigie, come sfocate, riprese a
malincuore – e montate peggio. Oscar miglior film e migliore musica – inavvertita
– forse in omaggio alla Memoria.</span><br /> <span style="font-weight: normal;">Jonathan Glazer, </span>La
zona d’interesse</span></h2>
Giuseppe Leuzzihttp://www.blogger.com/profile/15874728517467226188noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4308716637477704291.post-47737887533626997422024-03-12T07:46:00.000-07:002024-03-12T07:46:30.423-07:00Appalti, fisco, abusi (240)<h2 style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: large; font-weight: normal;">Un
quarto degli italiani paga tre quarti di tutte le tasse (“Libro Blu”
dell’Agenzia Dogane e Monopoli). Esattamente, il 22,5 per cento paga iil 74,26
per cento delle Entrate, cioè tutta l’Irpef, e e la maggior parte di Irap,
Ires, imposte sostitutive, imposte indirette.<br /><span style="line-height: 107%;"><o:p> <br /></o:p></span><span style="line-height: 107%;">L’evasione
dell’Iva, elevata, al 22 per cento, è la parte maggiore dell’evasione fiscale. L’ineludibilità
dell’Iva è infatti anche la causa maggiore dell’evasione Irpef, che è dovuta
soprattutto ai fornitori di servizi (elettricisti, idraulici, meccanici,
carrozzieri, etc.): evitando la <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>fatturazione, molto onerosa per l’utente, evitano
ii denunciare il reddito maturato.<br /></span><span style="line-height: 107%;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span><span style="mso-spacerun: yes;"> <br /></span></span><span style="line-height: 107%;">La
bolletta del gas è pià che raddoppiata.<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>444 mc l’anno scorso tra dicembre e gennaio hanno pagato € 217, quest’anno
nello stesso periodo 321 mc rilevati pagno 333 euro.<br /> </span><span style="line-height: 107%;">Cento
euro sono di spesa da trasporto e gestione contatore – 100 euro per due mesi di
trasporto, e una sola lettura del contatore. Altri 100 di tasse, metà Iva e
metà “oneri di sistema”, finanziamenti a fondo perduto alla fonti di energia
cosidette “pulite”.<br /></span><span style="line-height: 107%;"><o:p> <br /></o:p></span><span style="line-height: 107%;">Gli
“oneri di sistema” – una tassa di scopo – sono l’abuso maggiore della
“transizione verde”. Un caso fra i tanti della disonestà statale – tante
piccole patrimoniali camiffate variamente, di “boli”, “tasse di scopo”, etc.
Con un distinto odore di sottogoverno, cioè di corruzione. Si prendono soldi
sui consumi irrinunciabili per regalarli, senza controlli, ai cosiddetti
gestori di energia verde (essenzialmente pale eoliche e pannelli solari) senza
alcun controlo sugli investimenti effettivi, e sula, resa di questi investimenti.
Da un paio d’anni anche ai fabbricanti di auto elettriche. Un obolo ai ricchi. </span></span></h2>
Giuseppe Leuzzihttp://www.blogger.com/profile/15874728517467226188noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4308716637477704291.post-31570113040811114322024-03-12T07:43:00.000-07:002024-03-12T07:43:37.915-07:00Nel dolore la forza<h2 style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><span style="font-weight: normal;">Umiliato dalla violenza paterna, che lo costringe alla sedia a rotelle, ma aiutato dai cani, di cui
condivide la vita (che il padre invece sfruttava per le corse), finito
disabile in un orfanotrofio-casa di correzione, impara a leggere e vivere con
Shakespeare, grazie a una insegnante di sostegno che vive e fa vivere di
teatro, fa vita comune con i cani, dapprima in un canile protettivo dello stato di New Jersey di cui ha la gestione, poi da solo, malgrado
tutto si diverte, e diverte. E quando alla
fine decide di lasciarsi andare, regala un’iniezione di fiducia alla psichiatra
cui la Polizia aveva dato l’incarico di analizzarlo.</span><br /><span lang="EN-US" style="font-weight: normal; line-height: 106%;">Nulla a che vedere col
“Dogman” italiano - il delitto del “Canaro”. Tra <i style="mso-bidi-font-style: normal;">horror</i> e <i style="mso-bidi-font-style: normal;">mélo</i>, sul filo
dell’inverosimile, Besson costruisce una serie di sequenze tutte accattivanti,
rapide e lente, repulsive e commoventi, tragiche e ridicole. Imperdibili le
serate nel locale <i style="mso-bidi-font-style: normal;">dragqueen</i>. O i cani
ladri di notte. Con la violenza americana, tutta benedizioni e invocazioni
divine.<br /> </span><span lang="EN-US" style="font-weight: normal; line-height: 106%;">Una prova mostruosa di Caleb
Landry Jones – per questo non premiato a Venezia? Se poi è lui che canta al
club <i style="mso-bidi-font-style: normal;">dragqueen </i>(rifà Piaf e Marlene
Dietrich), e non mima il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">playback</i>,
diventa memorabile. Anche la psichiatra non è male: sfiduciata,
divorziata-con-madre-e-neonato, è Jojo T. Gibs, un’attrice comica. Cosa
condividono i due? Il dolore. Ma non lo fanno pesare.<br /> </span><span lang="EN-US" style="line-height: 106%;"><span style="font-weight: normal;">Luc Besson, </span>Dogman<span style="font-weight: normal;">, Sky Cinema</span></span></span></h2>
Giuseppe Leuzzihttp://www.blogger.com/profile/15874728517467226188noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4308716637477704291.post-34278547423751550332024-03-11T08:22:00.000-07:002024-03-11T08:22:33.810-07:00Dalla non proliferazione alla proliferazione<h2 style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: large; font-weight: normal;"><span style="background-color: white;">Prima Trump, poi Putin, con la
Cina naturalmente, nuova grande potenza, e Giappone e Germania progettano
l’atomica. Abbandonando le preclusioni che si erano imposte, politiche o
costituzionali.<br /></span>Senza censure, senza neppure
annunci espressi, il panorama è passato dalla rigida non-proliferazione, il
trattato con cui le potenze nucleari hanno escluso fino ad ora la
disseminazione dell’armamento atomico, alla proliferazione libera. Con Giappone
e Germania, anche la Corea del Sud valuta l’ipotesi. Tutt’e tre i Paesi si
ritiene che potrebbero sviluppare l’armamento atomico in poco tempo.<br />In Giappone e in Corea del Sud
l’ipotesi è stata avanzata dai primi ministri. In Germania il cancelliere Scholz
è personalmente impegnato a tenere il paese fuori dal nucleare (“il governo non
valuta altra ipotesi se non quella di continuare la partecipazione nucleare con
gli Stati Uniti all’interno della Nato”). Ma tra i Liberali, che sono parte del
governo Scholz, e tra i media, specie la “Frankfurter Allgmeine Zeitung”, il
“Corriere della sera” tedesco, e “Handelsblatt”, l’equivalente del “Sole 24 Ore”,
l’ipotesi viene discussa, con favore.<br /><br /></span></h2>
Giuseppe Leuzzihttp://www.blogger.com/profile/15874728517467226188noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4308716637477704291.post-71245973559391574952024-03-11T08:19:00.000-07:002024-03-11T08:19:06.812-07:00Ecobusiness<h2 style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: large; font-weight: normal;"><span style="background-color: white;">La transizione energetica
(risparmi, nuove tecnologie) si fa in parallelo con lo sviluppo di tecnologie
e mercati altamente tossici.<br /></span>L’intelligenza artificiale è ad elevatissimo
consumo di elettricità. La sola ChatGPT consuma oltre mezzo milione di kWh al
giorno. Una sola transazione di bitcoin consuma più energia del consumo medio
giornaliero familiare in America.<br />Il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">mining</i> di Bitcoin (la rete globale di computer che opera per
garantire che le transazioni siano legittime, e siano aggiunte correttamente
alla <i style="mso-bidi-font-style: normal;">blockchain</i> della criptovaluta) si
alimenta con 145 miliardi di hWh l’anno – che è un po’ più del consumo annuo
dell’Olanda. E la dispersione di due biliardi di litri d’acqua, per il
raffreddamento dei <i style="mso-bidi-font-style: normal;">server</i> –venti miliardi
di ettolitri. <span style="mso-spacerun: yes;"> <br /></span>Produrre l’energia necessaria ad
alimentare il <i>mining </i>di Bitcoin
implica la produzione anche di 85 milioni di tonnellate di anidride carbonica,
che è più di quanto tutto il Maroco immette nell’atmosfera in un anno.</span></h2>
Giuseppe Leuzzihttp://www.blogger.com/profile/15874728517467226188noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4308716637477704291.post-32810568012565785472024-03-11T08:17:00.000-07:002024-03-11T08:17:03.923-07:00La strega racconta le fiabe<h2 style="line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><span style="font-weight: normal;">Una
lunga serie di riscritture, diciassette, di altrettante fiabe dei Fratelli Grimm.
Comprede le più note, “Cappuccetto rosso”, “Biancaneve”, “Cenerentola”,
“Hânsele e Gretel”. Qualcuna aggiornata: “Comare morte” diventa “Padrino
morte”, il </span><i style="font-weight: normal;">godfather </i><span style="font-weight: normal;">di Mario Puzo.
Tutte rivestite di un nuovo linguaggio, un po’ insolente. Un po’ sbugiardate, specie
le inverosimiglianze, un po’ arricchite, anzi parecchio, rispetto agli
originali.</span><br /><span style="font-weight: normal;">Una
scrittura divertita, e anche divertente. Dell’autrice e della traduttrice, un vulcanica
Rosaria Lo Russo. Anne Sexton, lei stessa “strega di mezza età” al secondo
verso della raccolta, le pubblicò nel 1971, quando era, a 43 anni, all’apice
della fama, come poetessa, già premio Pulitzer, e come </span><i style="font-weight: normal;">performer </i><span style="font-weight: normal;">– in parte già pubblicate su riviste di largo consumo, “Playboy”
e “Cosmopolitan”. Con la presentazione di Kurt Vonnegut, per sancire lo spirito
irriverente o ludico dei rifacimenti. Uno scherzo più che una cattiveria, di
spirito lieve – anche se tre anni dopo l’autrice si suiciderà.</span><br /><span style="font-weight: normal;">Originali
con traduzione.</span><br /><span style="font-weight: normal;">Anne
Sexton, </span>Trasformazioni<span style="font-weight: normal;">, La nave di
Teseo, pp. 196 € 19</span></span></h2>
Giuseppe Leuzzihttp://www.blogger.com/profile/15874728517467226188noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4308716637477704291.post-33160935827484088112024-03-10T08:35:00.000-07:002024-03-14T05:25:38.931-07:00Ombre - 710<h2 style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: large; font-weight: normal;">“Guerra
nel mar Rosso”. Si fa anche degli Huthi (Houthi?) un nemico terribilissimo. Mentre
sono formazioni terroristiche. Come Al Qaeda, di cui sono nemici radicali. In
territorio limitato, anche se sul mar Rosso. Indigesti anche all’Iran,
che li ha armati contro i sauditi. L’Arabia Saudita ci ha fatto
pace, in qualche modo, benché siano sciiti, quindi nemicissimi. Biden ci fa la
solita guerra aerea. Coi soliti “volenterosi” a terra, qui in mare - tra cui
sempre l’Italia. A quando lo sbarco, una guerra di Grenada ci vuole ogni tanto?<br /><span style="line-height: 107%;"><o:p> <br /></o:p></span><span style="line-height: 107%;">Entrate
e Guardia di Finanza “mettono nel mirino” le\gli influencer - che già pagano le tasse,
c’è un legge specifica, dal <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>2016 - e
tutti siamo contenti, giustizia è fatta. La giustizia fiscale è sempre alla
Loren in carcere, invece di far pagare le tasse, seriamente, con applicazione.
Che non è un fatto impossibile, contrariamente a quanto si fa credere - solo in
Italia succede, fra i paesi che non sono paradisi fiscali.<br /> </span><span style="line-height: 107%;">Però:
dopo tante “giustizie fiscali”, proliferano come le gr ida dei “Promessi sposi”,
perché non fare dell’Italia un paradiso?<br /></span><span style="line-height: 107%;"><o:p> <br /></o:p></span><span style="line-height: 107%;">“Il
contributo statale che Roma riceve per il trasporto pubblico locale”, lamenta
il sindaco Gualtieri, “è tra i più bassi in Italia<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>in proporzione alla superficie, 85 euro per
cittadino contro i 191 di<i style="mso-bidi-font-style: normal;"> </i>Milano<i style="mso-bidi-font-style: normal;">”.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></i>Che
bisogno c’è dell’Autonomia differenziata”?<br /></span><span style="line-height: 107%;"><o:p> <br /></o:p></span><span style="line-height: 107%;">Al Pigneto, quartiere già di artigiani (falegnami,
meccanici, idraulici…), da molti anni ormai uno dei centri della <i style="mso-bidi-font-style: normal;">movida</i> giovanile a Roma, si spaccia liberamente.
Un problema? No, assicura una coppia al “Corriere della sera-Roma”. “Nostro
figlio”, dice lui, “può andare a scuola da solo e a giocare al calcio al campetto
che noi genitori spesso ripuliamo armati di guanti e bastoni: gli artigiani lo
conoscono e lo controllano. Certo di sera le cose cambiano, lo spaccio è
palese, ti fermano anche per offrirti droga, ma basta dire «no grazie» e tirare
dritto”.</span></span></h2><h2 style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: large; font-weight: normal;"><span style="line-height: 107%;"><br /></span></span></h2><h2 style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: large; font-weight: normal;"><span style="line-height: 107%;">Si
fa strame di tutti, non appena uno antipatico abbia solo preso una multa per
divieto di sosta, ma<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>non del sottotenente
(luogotenente?) Pasquale Striano, l’intercettatore dei conti correnti. Di lui
solo il nome. Non sappiamo nemmeno che grado ha nella Guardia di Finanza, se è
sempre in servizio e dove, l’età, la provenienza, la famiglia, la militanza,
una foto, anche solo la fotina della patente.<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>La discrezione in questo caso è assoluta. Chi ha paura di Pasquale
Striano?<br /></span><span style="line-height: 107%;"><o:p> <br /></o:p></span><span style="line-height: 107%;">Crolla
Tim in in Borsa. Non è una novità, ma complotti si evocano, anche se solo tecnologici
– colpa dell’algoritmo. Un’azienda già monopolista che lotta per la
sopravvivenza, anche fuori della Borsa. Ma nel peggiore dei modi. Senza un
servizio agli utenti. Con canoni non competitivi. Che <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>per di più fa propagandare a un costo: chiamate
multiple, ogni giorno, da anni, ai non clienti. La tecnica peggiore per allargare
l’utenza. Che, seppure in automatico, ha un costo. Un’azienda che si continua a
depredare, ancora, dove venticinque anni?<br /></span><span style="line-height: 107%;"><o:p> <br /></o:p></span><span style="line-height: 107%;">Alessandro
Borghi: “In questo paese bigotto Siffredi significa libertà”. Ne è davvero
sicuro, che “questo Paese” (l’Italia) sia bigotto? Per gli inglesi, maschi e
femmine, è, era, un paese di mandrilli (anche per le americane): ci facevano il
Grand Tour apposta, e spesso si insabbiavano.<br /></span><span style="line-height: 107%;">L’Italia
è, per gli italiani (per i media), un paese di stereotipi.<br /></span><span style="line-height: 107%;"><o:p> <br /></o:p></span><span style="line-height: 107%;">“Le
19 donne miliardarie. L’Italia è quarta al mondo”. Alla faccia del patriarcato.<br /></span><span style="line-height: 107%;">L’Italia
è seconda in Europa: ospita 19 donne miliardarie, “solo poche in meno della Germania”.</span></span></h2>
Giuseppe Leuzzihttp://www.blogger.com/profile/15874728517467226188noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4308716637477704291.post-31185223043765260792024-03-10T08:19:00.000-07:002024-03-10T08:19:19.879-07:00La diversità ebraica<h2 style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><span style="font-weight: normal;">È difficile, si direbbe
impossibile, per un israeliano elaborare il lutto del 7 ottobre. Dell’attacco a sorpresa e della carneficina
di Hamas, della profanazione del sabato. Una guerra, benché non dichiarata, fuori
dal diritto di guerra, su suolo israeliano – o “dichiarata” dal 1948. Grossman
ci riesce, trascurando i sentimenti e i risentimenti (l’oltraggio, lo
smarrimento, la paura) per mettere i fatti in prospettiva storica e politica.
La sensazione di vivere in Israele non come in una casa, in casa propria, ma come
in una fortezza, assediata. Per una guerra lunga ormai ottant’anni, e senza
sbocco. Sì nel senso comune – non si vive in guerra permanente – non nella realtà,
la “strana attrazione verso l’autodistruzione” in Israele, “verso la
distruzione della nostra stessa casa”.</span><br /><span lang="EN-US" style="font-weight: normal; line-height: 106%;">Grossman, per quanto onesto,
non arriva al nucleo della questione. Come mai i palestinesi, sempre sconfitti
e per lo più inermi, sono sempre in armi, e anche pericolosi. Come ma Israele
sempre vincente, è insicuro e si costringe alla violenza. Gli Stati nascono e
s’impongono lottando. Contro i padroni, contro i nemici, anche contro i vicini.
Ma non si ricorda uno Stato, un popolo, che si sostituisce a un altro. Gli
ultimi furono gli Unni, che però occuparono ma non governarono – o per poco. Ci
prova ora Putin, che dice l’Ucraina russa, ma – se poi lo dice – per ubbie di
onnipotenza.<br /> </span><span lang="EN-US" style="font-weight: normal; line-height: 106%;">Grossman però individua, e
pone bene in chiaro, conciso e preciso, anche se retoricamente, come considerazione,
il problema persistente dell’ebraismo, anche dopo o malgrado il sionismo, malgrado
Israele: “Il punto più vulnerable e fragile del popolo ebraico, il suo senso di
estraneità fra i popoli, la sua solitudine esistenziale”. Un privilegio, e un’afflizione:
“Quel punto dal quale gli ebrei non trovano rifugio, che spesso li condanna a commettere
i loro errori<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>più fatali e distruttivi,
sia per i loro nemici che per loro stessi”. L’ostacolo alla pace, l’unico esito
ragionevole, non sono i coloni o Netanyahu, è questa estraneità – i Netanyahu
passano.<br /></span><span lang="EN-US" style="line-height: 106%;"><span style="font-weight: normal;">David Grossman, </span>La pace è l’ultima strada<span style="font-weight: normal;">, Mondadori,
pp. 96 € 16 </span></span></span></h2>
Giuseppe Leuzzihttp://www.blogger.com/profile/15874728517467226188noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4308716637477704291.post-24912244123408895742024-03-09T07:12:00.000-08:002024-03-09T07:12:00.010-08:00L’informazione non è ricatto<h2 style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: large; font-weight: normal;">Nel
mezzo dello scandalo del mercato delle intercettazioni Elly Schlein in comizio
e Mattarella con i visitatori si attardano sulla libertà d’opinione.<br /><span style="line-height: 107%;">Schlein
si può capire, per inesperienza. Ma Mattarella? È come scantonare – creare un
diversivo: si discetta di libertà d’opinione per coprire lo scandalo, il
delitto? Perché ciò di cui si discute un bambino lo capisce: è l’uso distorto
dell’informazione, per ricattare e calunniare. È lo sfruttamento della libertà a
fini di ricatto e violenza. Per carrierismo o per interesse, dietro un
malinteso giornalismo d’inchiesta.<br /> </span><span style="line-height: 107%;">O
c’è un difetto culturale in questo scambio. Di chi si è avvicinato alle tematiche
della libertà d’opinione marginalmente e tardivamente – non è mai stato un tema
del campo confessionale, o allora per antimodernismo.<br /></span><span style="line-height: 107%;">La
libertà non è fare – dire, nel caso dell’opinione - tutto cò che si vuole contro
qualcuno. L<span style="background: white; color: #202124; letter-spacing: .05pt;">a
libertà d’opinione non è lo scandalismo – sei un farabutto, provami che non lo
sei.<br /> <o:p></o:p></span></span><span style="background: white; color: #202124; letter-spacing: 0.05pt; line-height: 107%;">Lo scandalismo è genere giornalistico
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">mainstream</i>, bello-e-buono, giusto in
Italia, paese confessionale . Giusto in Italia il capo dello Stato e la capa
del maggiore partito possono confondere il malaffare con la libertà d’opinione.<br /></span><span style="background: white; color: #202124; letter-spacing: 0.05pt; line-height: 107%;">Tattica politica? Può
essere. Dell’insinuazione come genere giornalistico, il “tormentone”, fu maestro
Claudio Rinaldi. Col quale si divertì ad affondare Craxi, D’Alema e altri minori,
tra essi Sofri. Tutti di sinistra. Affondando con loro anche “L’Espresso” e “Panorama”,
testate già robuste, di sano giornalismo.</span></span></h2>
Giuseppe Leuzzihttp://www.blogger.com/profile/15874728517467226188noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4308716637477704291.post-24087847350816970582024-03-09T07:08:00.000-08:002024-03-09T07:08:47.586-08:00Fatima ad Alcamo - la pastorella della liberazione della donna<h2 style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><span style="font-weight: normal;">La vicenda è nota, si sa che andrà
a finire bene. La violenza, anche, è minima, il film non la esibisce. Ma il racconto
di come Franca Viola, una ragazza diciassettenne, contadina, di Alcamo in
provincia di Trapani, ha rifiutato il matrimonio riparatore di un fidanzatino presuntuoso
e violento e lo ha denunciato e fatto condannare, nel 1965, rifiorisce e coinvolge.
Merito dei tagli narrativi adottati dalla regista, che del racconto è anche
sceneggiatrice. Con pochi spazi per il folklore e la violenza, anche se il ragazzo bello
e stolido che la rapisce e violenta è di famiglia notabile-mafiosa.
E di Claudia Gusmano che fa la ragazza, inarrivabile nel misto di leggerezza e
fermezza, quando concorre al ruolo della Madonna in chiesa per la festa, o al
ragazzo che è tornato dalla Germania e si fa vedere al balcone per la
processione, e quando, subito, ne rifiuta la presunzione e dopo, con
semplicità, il “matrimonio riparatore” – si direbbe più nel ruolo di Ornella Muti,
che fu Franca (qui Lia) nel film che Damiani girò subito sulla vicenda, “La
moglie più bella”. Una sorta di miracolo laico di Fatima produce, madonnina
semplice e diritta. Supportata da Francesco Colella, nel ruolo difficile di
Ludovico Corrao, che sarà infine l’avvocato di Franca-Lia, a lungo titubante ad
assumere il ruolo perché “in difficoltà col partito” – un comunista che il Pci
boicottava (“perché non sono sposato”), ma con la vittoria al processo si farà
più che determinato, artefice inflessibile della ricostruzione del Belìce dopo
il terremoto (1968) come luogo di arte, e a lungo senatore (Sinistra Indipendente).</span><br /><span lang="EN-US" style="font-weight: normal; line-height: 106%;">Un’Italia semplicemente
terrificante (il prete, il maresciallo, il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">machismo</i>)
non molto tempo fa, su cui ancora non sera dispiegata l’innovazione sociale e
giuridica del primo centro-sinistra e del Sessantotto. La vicenda è siciliana,
ma la legge era italiana – siciliana è semai la ribellione di Lia-Franca, e dei
suoi giudici.<br /></span><span lang="EN-US" style="font-weight: normal; line-height: 106%;">Peccato per il sonoro, a pochi
mesi dall’uscita già inservibile – servirebbero dei sottotitoli. <span style="mso-spacerun: yes;"> <br /></span></span><span lang="EN-US" style="line-height: 106%;"><span style="font-weight: normal;">Marta Savina, </span>Primadonna<span style="font-weight: normal;">, Sky Cinema</span></span></span></h2>
Giuseppe Leuzzihttp://www.blogger.com/profile/15874728517467226188noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4308716637477704291.post-48050451220243789652024-03-08T10:01:00.000-08:002024-03-08T10:01:18.209-08:00 A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (553)<h2 style="line-height: normal; text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: large; font-weight: normal;">Giuseppe Leuzzi<br />“«Troppi 100 e lode al Sud». E il governo fa integrare
il diploma con i test Invalsi”. Cioè con dei test in cui Milano fa meglio del
Sud alla maturità.<br />È un titolo di giornale che
sembra uno scherzo, e invece è un decreto. Ci sono programmi per le scuole e
norme per gli esami, ma il governo del Ponte fa una legge speciale razzista –
l’ha fatta sabato scorso, senza dirlo a nessuno.<br /> <o:p> <br /></o:p>È costante nelle graduatorie della felicità
(soddisfazione, benessere….), anche non settentrionali, “di organismi indipendenti”,
la prevalenza dei paesi nordici – in Europa. Perché sono basate sull’autostima:
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>si chiede agli abitanti di ogni paese se
sono soddisfatti, di questo o quel servizio, o condizione. Un olandese si dirà
soddisfatto del suo sistema sanitario anche se per essere accudito da
un’ambulanza o un pronto soccorso bisogna essere in fin di vita (vero). Mentre
un italiano si dirà insoddisfatto. L’autostima è metà del successo – del
benessere.<br /><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span lang="EN-US"><o:p> <br /></o:p></span></i><span lang="EN-US">Il governo Andreotti del 1989
lo storico Barbagallo diceva (“Napoli fine Novecento. Politici, camorristi,
imprenditori”, 1997) “il più meridionale” della storia d’Italia, “perché metà
dei ministri sono meridionali”. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Dopo
aver detto – fatto dire a Paolo Cirino Pomicino – una trentina di pagine<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>prima: “In cinque anni abbiamo avuto più
fondi per Napoli che in cento anni di unità d’Italia”.<br /></span><span lang="EN-US"><o:p><br /></o:p></span></span></h2><h2 style="line-height: normal; text-align: left;"><i><span style="color: windowtext; font-weight: normal;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Il Sud non ha un centro</span></span></i></h2><h2 style="line-height: normal; text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: large; font-weight: normal;"><span lang="EN-US">Il presidente della Regione
De Luca il 16 febbraio porta i sindaci della Campania a Roma contro il governo:
“Non ci dà i fondi Pnrr”. Il governo risponde per bocca del ministro Fitto,
pugliese, che manca la lista dei progetti da finanziare, che la Regione
Campania doveva fornire. Fulmini di De Luca. Che però il 29 manda infine la documentazione
necessaria. </span><br /><span lang="EN-US">Tutto fuorché lavorare – un
poco.</span><br /><span lang="EN-US">Sui fondi Pnrr il De Luca
inadempiente però non si risparmia l’ultima parola: “Siamo in battaglia, è
il<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>destino del Sud”. Ma è un altro
equivoco: la Sicilia è difficile che si identifichi con Napoli – anche la
Calabria (e forse neppure la Puglia). Anche sui capipopolo, che a Napoli invece
piacciono<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>- un po’ smargiassi (non
mandare la documentazione, e protestare).</span><br /><span lang="EN-US">Il Sud è molto diverso – e
semmai nutre verso Napoli più rancori che verso Torino. </span><br /><span lang="EN-US">Napoli è una metropoli.
Meridionale, è la città più grande del Sud, ma non la metropoli del Sud. </span><br /><span lang="EN-US">Il “Sud” è un concetto geografico,
non ha un centro, sociale, politico. </span><br /><span lang="EN-US"><o:p> </o:p></span><br /><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span lang="EN-US">L’amore di sé</span></i><br /><span lang="EN-US">“Pure cotali regioni sono
misera stanza di sterilità e di fatica; contorte e scapigliate le arborature,
umili e cadenti le case, disadorne vi appaiono le chiese, meschini e quasi
accozzagli del caso<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>i villaggi; ma sopra
tanta apparent deformità si spande invisibile, e attragge l’animo senza passare
per gli occhi, una cert’aria di pace serena che non abita le champagne più
ubertose e fiorenti”. Non lesina entusiasmo Ippolito Nievo, in apertura del racconto
giovanile “Il Varmo”, il piccolo affluente di pianura del Tagliamento che ha formato
una landa pietrosa, per la “sua” terra. Bella facendo anche la povertà, della
natura.</span><br /><span lang="EN-US">Tutti i particolari che
descrive sono poveri, e scintillanti: “Là pertanto dalla nitida ghiaia
sprizzano ad ogni passo le limpid perenni fontane, e di sotto alla siepe sforacchiata
dal vento effondesi un profumo di viole più delizioso che mai, e per l’aria
salubre e trasparente piove da mane a sera il canto giocondo delle allodole; là
pascolano armenti di brevi membra e sottili che morrebbero mugolando innanzi
alle colme mangiatoie della <i style="mso-bidi-font-style: normal;">bassa</i>….”.
</span><br /><span lang="EN-US">Il sottosviluppo è
psicologico, prima che di risorse. Di gente in pace con se stessa.</span><br /><span lang="EN-US"><o:p> </o:p></span><br /><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span lang="EN-US">La squalifica del Sud è recente, è unitaria</span></i><br /><span lang="EN-US">C’è una faglia nella letteratura
del Grand Tour, dei viaggiatori in Italia che raccontavano i propri viaggi – un
filone letterario cospicuo: l’unità d’Italia. Dapprima l’Italia è uguale:
rovine, vino, nobiltà, avventura, se non altro un po’ di pittoresco. Con l’unità
si moltiplicano i viaggiatori al Sud, soprattutto donne, attratti dall’impresa
e dal mito di Garibaldi. E qui comincia, con molto buon cuore, la squalifica
del Sud. Tante “milady”, anche se mezze calzette al loro paese, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">chaperonate </i>normalmente da gentiluomini
savoiardi, conti, prefetti, ufficiali, trasformano l’orrido, la natura selvaggia,
in orrore, sudiciume e bestialità. </span><br /><span lang="EN-US">Al Sud era venuto anche
Dumas, che ne scrive, ne continua a scrivere, come di ogni altro luogo e popolo.
Ma saranno pochi come lui, due o tre, Gissing, Norman Douglas. Non ci sarà più luce
al Sud.</span><br /><span lang="EN-US">Prima non era così. Il Sud
era visto com’era, ricco e povero, abitato da gentiluomini e da diavoli, e da poveri
diavoli. Pittoresco, cioè “strano”, cioè “diverso”, ma non il mondo del male.
Prima si possono suddividere i viaggiatori memorialisti in tre categorie, a
seconda che al Sud si trovino: come altrove (Courier, Custine, Dumas), in un
mondo diverso ma stimabile (Edward Lear), a disagio. Poi, apertosi il
Risorgimento, venne la squalifica del Sud. Per motivi politici, che nelle loro espressioni
più alte sono palmerstoniani. Ma dopo Teano diventano imperialisti. </span><br /><span lang="EN-US">Il parallelo è sconvolgente
fra la squalifica del Sud nel 1860-1865 e la “squalifica del negro” nel
Cinque-Seicento. Le varie “Milady”, incongrue più che avventurose viaggiatrici
nell’Italia del<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>S ud post-unitario riunisce
le due esperienze: potrebbero essere palmerstoniane (oggi si direbbero – un marxista
le direbbe - agenti di Palmerston, di Londra, degli Usa) riciclate – prestate ai
Savoia per creare l’immagine dei Savoia, delle <i style="mso-bidi-font-style: normal;">infuencer </i>in <i style="mso-bidi-font-style: normal;">concept.</i></span><br /><span lang="EN-US">La squalifica del Sud
riproduce in tempi ridotti, concentrati, quasi fulminei, la squalifica del
negro, se non è scorretto usare la parola – dell’africano nero. Gli africani
non hanno costituito una meraviglia (una meraviglia negativa) fino a una certa
epoca. Nella storia d’Europa, fino alla Bibbia compresa, s’incontrano regine
nere, principi neri, amanti nere, madonne nere - di un colore diverso ma
normale. La squalifica dell’Africa comincia col proselitismo (le conversion in
massa, le missioni) e con le piantagioni. Con l’economia coloniale dell’America,
che sfruttava i neri perché in quell’epoca<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>venivano razziati nel Golfo di Guinea, dal Senegal all’Angola, dagli
arabi e dagli stessi potentati neri – la razzia era un’arma, a fini di riscatto
o di vendita. I missionari non erano razzisti, non discutevano se gli africani
avessero un’anima, e tuttavia erano corrivi.</span><br /></span><span style="font-size: large; font-weight: normal;"><span style="font-family: times;">Non furono, e non sono, i missionari le<span style="color: windowtext;"> </span></span><span style="color: windowtext; font-family: times;">menti e l’anima più eccelse del mondo cristiano.
Normalmente erano , e sono, persone prestanti fisicamente, di spirito semplice,
senza grandi bagagli o bisogni culturali. Sempre attoniti di fronte alla
diversità, che non si spiegano. Sono all’origine della favola </span><span style="color: windowtext; font-family: times;"> </span><span style="color: windowtext; font-family: times;">“però, sono buoni”. Anzi, della favola dell’africano
“bambino cresciuto”. Ma non sono stati i soli – con i mercanti di carne umana –
a squalificare l’Africa. Con alcuni scrittori, d’inventiva corriva e ripetitiva.
E qualche papa, p.es. quello delle “diez mil toneladas de negros” che si potevano
commerciare, Alessandro IV Borgia.</span></span></h2><p style="text-align: left;">
</p><h2 style="line-height: normal; margin-top: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large; font-weight: normal;"><span style="color: windowtext;">I missionari più intelligenti, i gesuiti, nel 1575
la pensavano così – in un<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>rapporto
citato da Tacchi Venturi, “Storia del Compagnia di Gesù in Italia”: “Le montagne
della Sicilia e della Calabria sarebbero indicate come luogo di noviziato per i
missionari delle Indie. Chiunque sarà riuscito nelle Indie di casa nostra (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">de acà</i> nell’originale, n.d.r.) sarà
eccellente per le Indie lontane”.</span><span style="color: black;"> </span><span style="color: black;">Ancora nel Seicento
il Sud fu “las Indias de por acà”. Però senza condanna, come una cosa diversa,
difficile da conquistare.<o:p></o:p></span></span></h2>
<h2 style="line-height: normal; margin-top: 0cm;"><span style="font-family: times; font-size: large; font-weight: normal;"><span style="color: black;">Il Sud come Indie deve molto ai gesuiti, che vi
s’inventarono missionari. Non avevano il coraggio d’imbarcarsi, ma non volevano
restare indietro a Francesco Saverio e Matteo Ricci</span><span style="color: black;">.</span><span style="color: black;"> “Queste Indie di qui”, si scrivevano, “queste
montagne della Sicilia sono Indie”, “India italiana”, “Indie d’Abruzzo”, “Indie
di Calabria”, “in queste Indie”. Ma non dissimilmente pensavano di altri luoghi
e altre popolazioni – i gesuiti sicuramente sono superbi. La squalifica del
Sud<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>altra cosa, è totale e irrimediabile,
ed è recente, postunitaria. </span><span style="color: windowtext;"><o:p></o:p></span></span></h2>
<h2 style="line-height: normal; margin-top: 0cm;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="color: windowtext; font-weight: normal;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><br /></span></span></i></h2><h2 style="line-height: normal; margin-top: 0cm;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="color: windowtext; font-weight: normal;"><span style="font-family: times; font-size: large;">Cronache della
differenza: Napoli<o:p></o:p></span></span></i></h2><p></p><h2 style="line-height: normal;"><span style="font-family: times; font-size: large; font-weight: normal;">In “Napoli fine Novecento” Francesco Barbagallo, che vent’anni dopo celebrerà “Napoli, Belle Époque”, nota in apertura: 1973, c’è la crisi del petrolio, a Napoli c’è il colera.<br /><br /></span></h2><h2 style="line-height: normal;"><span style="font-family: times; font-size: large; font-weight: normal;">Napoli record, della Rca evasa, l’assicurazione auto obbligatoria, dei premi Rca più cari, delle liquidazioni danni automobilistici più ricche. Da un capo all’altro, non c’è limite allo spregio, col beneficio della corruzione.<br /><span lang="EN-US"><br /></span></span></h2><h2 style="line-height: normal;"><span style="font-family: times; font-size: large; font-weight: normal;"><span lang="EN-US">Ha, da sempre, il record dei veicoli non assicurati, e il record della Rca più alta. In ragione delle tante truffe alle assicurazioni. Si direbbe una pena autoinflitta, ma non per caso.</span><br /><span lang="EN-US"><br /></span></span></h2><h2 style="line-height: normal;"><span style="font-family: times; font-size: large; font-weight: normal;"><span lang="EN-US">“Sono oltre 500 mila le imprese attive in Campania” – “Corriere della sera – Economia”. Con eccellenze nella logistica, la farmaceutica (biotecnologie), spazio, “con un ecosistema particolarmente innovativo per il Paese”. Più i settori tradizionali, agroalimentare (“nel 2022 il valore delle esportazioni regionali ha superato i 10 miliardi, con un aumento del 30 per cento rispetto al 2012”), e turismo. Cosa manca alla Campania per definirsi una regione industriale? La cultura, si direbbe – la cultura della produzione e della promozione, invece che del “colore”, il caffè, la piazza, la canzone, e la camorra.</span><br /><span lang="EN-US"><br /></span></span></h2><h2 style="line-height: normal;"><span style="font-family: times; font-size: large; font-weight: normal;"><span lang="EN-US">Il “delegato” di Polizia a Milano, napoletano, è “il mussulmano” per i personaggi milanesisssimi di Gadda, “Un fulmine sul 2002”, 21: chiamato a dirimere una confusa questione parentale, “il mussulmano inverdì, pareva un califfo che avesse colto un infedele nell’harem…Malano era più forte di lui” – M<i>a</i>lano.</span></span></h2><h2 style="line-height: normal;"><span style="font-family: times; font-size: large; font-weight: normal;"><br /><span lang="EN-US" style="background: white;">Un onorevole spara a Biella e la notizia è: neanche a Napoli. È una notazione razzista (leghista), il presupposto. è che a Biella tutti sono belli-e-buoni, anche i fascisti. Ma è, dovrebbe essere, attestazione di uno status speciale, la metropolis Napoli, con tutti i suoi san Gennaro, e le sue baraonde per lo scudetto, è probabilmente la citta italiana più innovativa, anche tecnicamente, e cosmopolita, più capace di assorbire, e di adattarsi.</span><br /><span lang="EN-US" style="background: white;"><br /></span></span></h2><h2 style="line-height: normal;"><span style="font-family: times; font-size: large; font-weight: normal;"><span lang="EN-US" style="background: white;">leuzzzi@antiit.eu</span></span></h2><p style="text-align: left;">
<br /></p><div></div>Giuseppe Leuzzihttp://www.blogger.com/profile/15874728517467226188noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4308716637477704291.post-86937930924736938862024-03-08T09:47:00.000-08:002024-03-08T09:47:47.374-08:00Gioventù in ospedale, e ritmo<h2 style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: left;"><span style="font-family: times; font-size: large;"><span style="font-weight: normal;">I vari medici che sui social criticano “Doc” – diagnosi
azzardate, terapie sperimentali, troppe guarigioni, illude i malati, specie di
tumori… - non afferrano il successo della serie. Che non sta nelle diagnosi –
che nessuno capisce – ma nel ritmo (ricoveri, cure,
peggioramenti-miglioramenti). limitando le vicende di contorno, personali,
familiari, professionali, che invece nelle storie Rai tendono a prendere il sopravvento
(“Lolita Lobosco” eccetera). E poi nel ruolo
pratico, attivo, positivo, dei giovani. E nell’ospedale come dovrebbe
essere, ordinato, pulito, e in cui la malattia è una persona – il malato non è
quello con cui nessuno parla, un caso senza nome. Un luogo in cui si parla. E con un minimo di riservatezza.</span><br /><span lang="EN-US" style="font-weight: normal; line-height: 106%;">La salute c’entra poco – è difficile
godersi come spettacolo l’ospedale e la malattia. Anche Argentero, il ”doc”
risolutore e smemorato, funziona perché dà ritmo al ritmo.<br /></span><span lang="EN-US" style="line-height: 106%;"><span style="font-weight: normal;">Jan Michelini-Ciro Visco,</span> Doc<span style="font-weight: normal;">, Rai 1, Raiplay</span></span></span></h2>
Giuseppe Leuzzihttp://www.blogger.com/profile/15874728517467226188noreply@blogger.com0