venerdì 31 agosto 2018

Secondi pensieri - 358

zeulig


America - L’America D.H.Lawrence ha detto “a vast republic of escaped slaves”, trainato dall’endecasillabo, ma forse pensava all’Australia, terra di galeotti, gli Usa sono terra di schiavi non fuggiti, e di fuggiaschi liberi.

Gli Usa sono per l’europeo, benché visitabili senza limiti, e da tempo materia del capolavoro “La democrazia in America”, quindi riconoscibili, sempre terra incognita, la più incognita che sia. Forse perché sono materia di pregiudizio. Cos’è l’antiamericanismo? È manifestazione tipica di declassamento: l’Europa oscilla tra il buon tempo antico, della sua barbarissima storia, e il male che vien dal mare, cioè da fuori. Ma bisogna dire ogni tanto le vere boiate o fake news, fra le tante che si rincorrono: gli Usa sono figli dell’Europa, ma della parte d’Europa che si ritiene la più nobile, e anzi l’unica nobile, il Nord puritano, della pienezza di se stessi.
Si fa colpa del puritanesimo, come del capitalismo, ai calvinisti, i quali invece come tutti s’arrabattano. Si veda in Olanda, in Scozia, nella stessa Svizzera. Altro è il puritanesimo, nato e naturalizzato nell’Inghilterra da sempre lawrenciana. Attorno a una religione, uno scisma, che non è altro che l’affermazione di sé. L’America è figlia di Cromwell. È per i puritani che ricchezza e potenza, lo sterminio dei nemici, sono segni della grazia di Dio, fuori dei quali non c’è grazia - per gli inglesi, dice Chesterston, “ogni rivoluzione è un compromesso”, sarà per questo che non le fanno, per non compromettersi, Cromwell non la fece. È il protestantesimo figurato, di Enrico VIII, Elisabetta e Cromwell, che trovò pienezza nella violenza, ancorché politica – si dice Machiavelli ma s’intende Cromwell, che Hobbes non osa criticare. Lo stesso Cromwell, se l’Inghilterra non lo avesse chiamato, sarebbe emigrato in America, aveva già il biglietto.

Anima – Le anime sono nella Bibbia, che dopo morte le considera esistenti ma inerti. Dio non se ne curava. Renard, scrittore non eccelso, ne ammette poche in paradiso: “È ammissibile”, di-ce, “che a un’anima di qualità inferiore sia concessa l’immortalità?” E tuttavia.

La notizia fondamentale sarebbe, è noto, che un’anima è stata trovata. E invece, è un fatto, molte se ne trovano, vuote: quelle dei poeti. Che sono pieni di cose, lune, stelle, primavere, rugiade, rii, donne, tigri, ma non del sé immortale, quello delle passioni: la disperazione, o il desiderio, l’odio, neanche l’amore, checché si dica - la passione d’amore è riempita di manifestazioni inattendibili: rimette, laudi, lacrime, invocazioni, improperi, tutti surrogati del coito, un gioco di preliminari, da esercitazione o-nanistica. Quel sentimento distinto del mondo che viene, tra accensioni e paure, nelle ore anonime e slargate che anticipano l’alba, con la baldanza di chi ha superato la notte, e non subisce ancora il peso del corpo.

Emigrazione – È solitudine – è alla seconda generazione, si dice, ma è più probabile che ce ne voglia una terza, perché dall’emigrazione nasca un incontro di civiltà.
Nell’esilio si vive integrati. Lo dice Jünger, e pure Hobsbawm, ipocritamente, da sociologo della mafia, che quella del proscritto, del latitante, è la condizione per eccellenza dell’uomo. Allora, nell’antica Islanda della storia che comincia a Nord, il proscritto vichingo si rifugiava nei boschi, e celtizzato sarà Robin Hood, folletto partigiano. È un franco tiratore, si diventa proscritti per scelta. Ma senza obbligo di cecchinaggio.

Gioco – Si perde in rete, e si è persa tra i bambini, per i quali era pedagogia necessaria, ancorché irregolata – anzi proprio perché spontanea. I bambini non hanno più spazi comuni liberi, solo regolati, per orario e spazio fisico, sotto controllo costante. Nelo poco tempo libero, minuti, dalle scuole, dell’obbligo e doposcuola, dalla tv, e ora dal cellulare, al chiuso in casa. L’adulto è tornato al Settecento, all’incipriamento e all’imparruccamento, nella esibizione costante che fa il suo selfie, il suo ego.
Il gioco è sempre stato elemento della evoluzione, e fattore di creatività, oltre che di svago – di allentamento della pressione fisiologica, elementare, pratica, diretta allo scopo – a “uno” scopo. Un tempo creativo di libertà, benché non catalogabile in una repertorio della creatività – ammesso che sia possibile. Tutti gli esseri animali giocano, hanno giocato, subito dopo la nascita e dopo. Ora l’uomo fa eccezione. In autonomia, senza il controllo adulto – non costante e impositivo, negativo, a difesa, a salvaguardia, eccetera. Un meccanismo di autoricerca e identificazione, di consolidamento della personalità. Si spiega l’enorme e crescente percentuale di bambini obesi e spenti – irresoluti, senza voglie.

Immortalità – È materia ultimamente americana, di una civiltà che si vuole materialistica. Roba di cantanti, Presley, e di banditi. Jesse James si vuole che non sia morto nel 1882 a Saint Joseph, Missouri, ma nel 1948 a Guthrie, nome nobile dell’Oklahoma, o a Granbury, Texas, nel 1952 – quindi a 105 anni. Un altro è Butch Cassidy, tradito pure lui in Bolivia, che invece per la sorella è stato vecchio gentleman in Irlanda, ed è tornato nello Utah per farsi seppellire.

Morte - C’è nella morte un aspetto buono: ognuno riprende la com-postezza, non più che può invocare. È questa l’essenza degli angeli, per i quali la vita non è che accidente, che nessun papa deve santificare.
C’è un parte cerimoniale pure nella morte, ma senza mutare il rito solitario.

La morte è giovane, anche se ha una lunga storia, eterna, viene sempre troppo presto. Ma il funerale è degli adulti.

Noia - Invincibile, immortale. Da Petrarca Francesco a Leopardi Giacomo, sembrano nomi dei romanzi di Moravia.

Presente - Non c’è presente senza futuro. Senza memoria cioè del presente.

Progresso – È una sommatoria, ciò che resta di fallimenti e regressi.
È il punto debole della storia, che-se si vuole un gradus ad Parnasum.

Razzismo - È un retropensiero, va con l’identità personale – familiare, linguistica, storica, etnica. Normalmente in letargo, fa presto a emergere in una difficoltà o in un incidente, anche solo un inciampo involontario. Franzinelli, lo storico dell’Ovra, la polizia politica di Mussolini, se ne trova sommerso all’indomani delle leggi razziali, quando Mussolini  diede la stura alle denunce dell’ebreo. “Ennesima riprova dell’irrazionale forza del pregiudizio, diverse note informative dei primi anni di guerra”, quindi dopo quattro- cinque anni di discriminazione e persecuzione degli ebrei, “descrivevano l’Italia dominata «dalla massoneria giudaica»”. Moltissime le denunce che la polizia, una polizia politica, dovette adoperarsi a smontare, tanto erano pretestuose o legate a vendette private, personali.
Le leggi innescarono un razzismo latente. Che non è – era – antiebraico più che antinglese, come oggi sarebbe antislamico, ma trova nell’ebreo, e più nell’“ebreo”, uno di fantasia, l’innesco per manifestarsi. Il razzismo è l’insoddisfazione di sé proiettata su un Nemico Interno

Rinascita – È il segreto (l’attrattiva) della scrittura: l’autore scrive per rinascere. Con l’invenzione dei posteri, del classico.
La storia ne è effetto e causa - “Nevica storia”, direbbe il signor Bok di Malamud.

Segnare il passo – È pratica militare, di caserma. Ma si procede stando immobili. Si vive bene se si sta qui ora. Si diventa immortali, almeno prima che morte non sopraggiunga - e si fa buona storia. È l’esserci e il non esserci di Amleto.


zeulig@antiit.eu

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