lunedì 25 marzo 2024

La pace è difficile

Un Aristofane pensieroso più che ilare, preoccupato nel 421 a.C., quando presentò la commedia, dalla guerra senza fine tra Atene e Sparta. Dall’assurdità della guerra, quando non è un atto di difesa: uomini si armano di tutto punto e vanno a uccidere altri uomini, che nemmeno conoscono, o a farsi uccidere, e non sanno perché. Non rinuncia alle battute, ai feroci repartees, ma in un quadro malinconico. Tanto più che gli dei hanno abbandonato l’Olimpo, e gli umani non sanno a chi rivolgersi. Tra una Pace muta e una Guerra fiammeggiante.
Con una novità, un’anticipazione del sociale. Trigeo, l’uomo della strada che ha deciso di porre fine alla guerra, cerca inizialmente l’aiuto degli dei. Ma nell’Olimpo trova solo gli sberleffi di Ermes. La guerra gli si presenta allora qual è, una follia umana. Finirà, tra alterne vicende, per indirizzarsi alle persone, ai greci, a tutti i greci, perché si uniscano a porre fine all’eccidio. Fra tutti i greci saranno i più poveri e sguarniti, i contadini, a recepire il suo messaggio. La pace è in terra – e per questo è difficile?
Non una novità- Anche in tempi recenti, nei settanta-ottant’anni, tre generazioni, in cui l’Europa per la prima volta non si è fatta la guerra. Non una novità anche sulla scena. Vincenzo Zingaro riprende il suo adattamento di trent’anni fa, con la Compagnia Castalia, che anima un Centro Stabile del Classico. Con Rocco Militano, oggi come allora, ex  di Peter Brook, Grotowsky, Julian Beck, Eugenio Barba, e le Irene Catroppa, la Pace, Laura De Angelis, la Guerra.
Con le maschere dello studio di Carboni, cui faceva capo Fellini per i trucchi e gli effetti speciali.
Aristofane, La pace
, Teatro Arcobaleno Roma,

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