martedì 26 marzo 2024

Secondi pensieri - 530

zeulig


Adattamento
– È la chiave del matrimonio – della coppia, come ora si dice. Ne tratta, e porta a sintesi, la scrittrice Nina Berberova nelle riflessioni che registra esule a Parigi durante la guerra (“Il quaderno nero”, pp. 84-85), riflettendo sull’innamoramento: “Solo in seguito, grazie alla forza dell’amore, venivo a conoscere il nucleo interno della persona. E attraverso questo amore, nato un bel giorno miracolosamente e istantaneamente, mi adeguavo a quel nucleo interno, il che era già la felicità”. Senza attardarsi sulle diversità, sui “tratti del carattere”, i “modi”, i “gusti”. Tanto più che “la sensazione esteriore di «inizio» non aveva niente a che vedere con la bellezza o l’avvenenza della persona”.
L’“adattamento”, insiste Berberova, è una felice qualità femminile: “Dentro di me non c’era spazio per nulla di cerebrale né nella prima impressione né nel mio «adattarmi» all’altro. Sì, l’adattamento è sempre stato una felicità femminile. Compiango le donne che non lo conoscono. «Adattarsi» non solo non è umiliante (chi ha inventato questa sciocchezza’), ma è una condizione necessaria della beatitudine”.
 
Destra-sinistra
- C’è una destra sociale. Una destra rivoluzionaria (Nolte, Sternhell). Una destra di massa e per le masse. Destra e sinistra le distingue solo il regime politico, se la sinistra è democratica (liberale).
 
Destra e sinistra non esistono è tesi di Marto Tarchi (nella serie di dibattiti romani l’anno scorso, alla Scuola Fo di cittadinanza, organizzati da De Masi e pubblicati in “Destra e Sinistra”), e quindi di destra. Uno schieramento che Tarchi cerca di evitare così: la classificazione non è fra “le linee di conflitto fondamentali che attraversano l’epoca contemporanea”. Destra e sinistra sono concetti “puramente convenzionali, in parte reversibili e comunque collegabili a essenze distinte a seconda del punto di vista prospettico, degli argomenti, dei temi”.
 
Non esiste “una” sinistra”, non esiste “una” destra, dice ancora Tarchi. Questo è vero. E c’è un mimetismo, costante, destra-sinistra, uno scambio-appropriazione i valori. Più forse della destra, quella moderna nasce mimando la sinistra (il fascismo mima il comunismo sovietico). Ma anche della sinistra – il leader carismatico, il decisionismo, il centralismo (burocrazia, economia).
Entrambe, “destra e “sinistra” come caratterizzate e intese nel Novecento (le etichette oggi sono sbiadite), sono una  contestazione, o forse una rottura,  col principio liberale. Contro l’individualismo, che è parte dell’ideologia liberale, ma anche contro il principio liberale, della libera (mobile) espressione politica, sia nella proposta (redazione, conformazione) sia nell’adempimento (elezioni, parlamento, governo), fondamentalmente sempre montesquieuviana.
 
Fascismo – Un movimento di massa, analogo e contrario al comunismo. È un fatto storico, del primo Novecento. Che si perpetua nelle forme attutite del conservatorismo, della “destra sociale”.
Da un punto di vista formale, giuridico (statuale), analogo al comunismo di cui si volle il contrario e il nemico. Analogo anche, in notevole parte, come proiezione sociale (contadini, operai, donne, infanzia). E come militarizzazione della società, a partire dall’istruzione. Solo distinto in materia di proprietà, di possesso. Ma l’anticomunismo si labella di fascismo. E non c’è condanna del comunismo anche se è stato ed è tuttora un regime politico imposto con la violenza: privazione dela libertà, controllo sociale rigido, regime di polizia senza libertà.
 
Il fascismo dell’antifascismo è stato tema polemico dei Radicali di Pannella, ma non senza riferimenti fattuali. L'antifascismo degli anni 1970 e 1980, in Italia e in Germana, fu responsabile di molti assassinii. Meno sanguinoso, ma ugualmente eversivo, è stato ed è certo giustizialismo, che si connota di sinistra ed è violento (leaks, dossier, campagne stampa). 
 
Analogo il discorso per il neofascismo. Di un partito a tutti gli effetti costituzionale, ma caratterizzato dalla nostalgia o culto del fascismo, di tipo mussoliniano, totalitario. Ma non più di tanto, del sentimento: da sempre il partito che lo rappresenta, Msi, poi An, ora Fdi, è stato parte attiva dell’attività parlamentare e politica della Repubblica, costituzionale. Nel 1955 contribuì all’elezione del presidente della Repubblica Gronchi. Due anni più tardi sostenne il governo monocolore Dc di Adone Zoli. L’anno successivo, 1958, votò a Palermo, alla Regione Sicilia, la Giunta Milazzo, un Dc di sinistra che faceva maggioranza, contro il suo partito, con il Pci, il Psi e il partito monarchico. Nel 1959 sostenne il secondo governo Segni, monocolore Dc. L’anno dopo il governo Tambroni, sempre monocolore democristiano. Nel 1962 fece eleggere Segni presidente della repubblica. Nel 1972 fece eleggere presidente Leone, e sostenne il primo governo Andreotti. Da 1994 è costantemente un partito di governo, nelle alternanze fra destra e sinistra, costituzionale.
 
Individualismo – In fondo, p.es. in questa congiuntura storica, è quello di Hobbes, homo homini lupus. Il trademark del mercato - del Millennio. Della speculazione – stato di guerra permanente.  Delle guerre economiche. Delle tante guerre  come sempre insensate.
 
Libertà – È il proprio dell’uomo. Ed è la cultura. La natura non ha in sé, e non può inventarselo, il suo fine ultimo. O ragione d’essere. Questa le viene dall’uomo attraverso l’esercizio della libertà. Dalla formazione del giudizio. Dalla cultura. Che è la natura umana - “Solo la cultura può essere lo scopo ultimo che si ha motivo di attribuire alla natura rispetto al genere umano (non la propria felicità sulla terra o il suo essere semplicemente il principale strumento per istituire ordine e accordo nella natura, priva altrimenti di ragione)” (Kant, “Critica del giudizio” nell’edizione Einaudi, p. 264). La cultura non come esito dell’educazione ma come “tensione della natura conforme a scopi verso un perfezionamento  che ci rende recettivi a scopi più alti di quelli che la natura stessa può fornire” (p. 266).
 
Elettra Stimilli, “Filosofia dei mezzi”, 79,  fa di questo Kant il paradigma del “fardello dell’uomo bianco”, dell’“occidentale” che si concepisce “signore della natura” come già Kant l’ha concepito (ib. 263). E lo è. Ma l’imperialismo va ancora analizzato nella sua complessità, che non è lo sfruttamento delle risorse o lo squallore del colonialismo – prescindendo da Hegel, dal suo recluso occidentalismo (europeismo).
 
Tolleranza – È una virtù, ed è un fatto storico, legale. Che si articola in accettazioni e in divieti. P.es. sono intolleranti oggi molte minoranze, che si vogliono, e sono, dovrebbero essere, i primi beneficiari della tolleranza. Gli islamici e islamisti nei paesi non islamici, in Europa e in America, che nelle patrie islamiche sono radicalmente intolleranti verso altre confessioni religiose, e verso altri ordinamenti politici e costituzionali - verso la libertà, di opinione e politica, verso le loro stesse donne, verso confessioni islamiche diverse dalla propria. O molte “minoranze" (gruppi di opinione)  femministe. O degli afroamericani che praticano e impongono la woke culture, e la critical race theory.
 
Verginità – La scrittrice russa Nina Berberova la vuole mostruosa: “La cosa peggiore è la verginità. Qualcosa di mostruoso, che suscita disgusto, ripugnanza, ribrezzo. Non aprirsi mai a nessuno è assolutamente contro natura” (“Quaderno nero”, dicembre 1940, p. 46 dell’edizione italiana). Verginità come stato d’animo, non – non solo – come astinenza sessuale.

zeulig@antiit.eu

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