venerdì 2 maggio 2025

Il dottor Chiné, accusatore e giudice

C’è un luogo della giustizia italiana specialmente ingiusto – sfacciatamente, come una sfida, un ludibrio della giustizia. Satanico anzi, sotto forme democristiane, di sacrestia: quella della giustizia sportiva, da quando è gestita dal dottor Chiné. Di malefatte innumerevoli: l’ultima il Primo Maggio,  con l’assoluzione dell’Inter dalle evidenti, conclamate, ammesse, intese con le “curve” mafiose del “tifo organizzato”. Mafiose in senso proprio, assassine (due omicidi tra bande rivali, più molti feriti, in agguati al tifo avversario), oltre che estorsive (in primis della società, col bagarinaggio, e dei tifosi, col bagarinaggio e i posteggi).
Nel giorno e nell’ora della massima disattenzione - il giorno che sarà senza giornali, all’ora della pennichella dopo la scampagnata - il dottor Chiné sanziona Inzaghi e Çalhanoğlu, che hanno “dialogato” con i mafiosi delle “curve”, cosa proibitissima, a un giorno di “inibizione”. Cioè a niente.
Tutto normale, Inzaghi e Çalhanoğlu sono al di sopra di ogni sospetto? Ma qualche anno fa lo stesso inflisse alla Juventus, ai suoi dirigenti, l’inibizione di un anno da ogni attività, 20 mila euro di multa e due partite a porte chiuse. A un club che, a differenza dell’Inter, si era attivato in proprio, a scoprire e denunciare i mafiosi del tifo, e durante il procedimento aveva fornito le pezze d’appoggio  della loro condanna. Uno scandalo. Ma il dottor Chiné è al di sopra di ogni sospetto.
È solo la vecchia Dc, del potere indivisibile? Il dottor Giuseppe Chiné è un giudice amministrativo del Consiglio di Stato. Da cinque anni a capo dela Procura della Figc, la Federazione Gioco Calcio. Dove si è distinto per due o tre condanne della Juventus. Della sola Juventus, per ipotesi di reato contestati dalla giustizia ordinaria anche ad altri club – per le plusvalenze oltre che per le “curve”.
Il dottor Chiné è procuratore e giudice nello stesso tempo, come piace ai giudici italiani. Ma a Chiné in modo particolare, per una questione di potere. Prima che alla Figc era stato capo di gabinetto alla Sanità col governo Gentiloni, cioè di Lorenzin, poi capo di Gabinetto all’Istruzione col primo governo Conte, cioè di Busetti. Una carriera sfolgorante, considerato che all’epoca di tutte queste nomine non aveva cinquant’anni.
Lorezin, Busetti, Gravina (il presidente della Figc che lo ha nominato): vecchia Dc, residua, per questo tanto più intollerante? Ma un altro record del dottor Chiné è che probabilmente è l’unico espatriato calabrese di successo che non è indagato per mafia - pensa tu. E questo apre un’altra quinta, venendo il dottore dalla Locride, dove la massoneria è talmente forte che s’è impossessata dell’ospedale, dopo un paio di omicidi eccellenti, per mandarlo in rovina, e ha fatto cacciare per mafia monsignor Bragantini, il vescovo anti-mafia più onesto e provvido di tutto il Sud. La Dc in Calabria non ha demeritato, le massonerie invece sì.

È  una questione di obbedienze - Juventus e Inter divise dalle logge?
Che c’entra il calcio, si direbbe? È la giustizia, non ci si sottrae.  

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