sabato 17 maggio 2025

La corsa agli armamenti

Si cambia allegramente, dall’oggi al domani, un assetto finanziario della difesa - una distribuzione della spesa pubblica - inalterato per ottant’anni, di cui quaranta in una terribile “guerra fredda”, con minaccia atomica, come stappando un brindisi. Mentre è una spesa tipicamente “improduttiva”, ed è pericolosa – si fanno le armi per usarle. Con un programma di spesa a breve senza precedenti, di 1.200 miliardi.
È anche un “risveglio” principalmente tedesco, del governo di Berlino e di von der Leyen a Bruxelles, e anche questo è un fattore nuovo. Il programma del nuovo governo Merz prevede spese per la Difesa al 5 per cento del pil – l’annuncio è stato dato dal ministro degli Esteri, democristiano, irritando i socialdemocratici, ai quali fa capo il ministero della Difesa, ma gli Esteri sono stati voluti per il suo partito dal cancelliere Merz, dopo mezzo secolo di ministri Liberali, Verdi e Socialdemocratici, e dunque l’annuncio non è balzano.
Si spende così tanto e così in fretta senza un motivo preciso - la Russia non giustifica la spesa (la Russia, 144 milioni di persone, superficie e minerali incalcolabili, ha un pil inferiore a quello dell’Italia).
È vero, ed è giusto, che l’Europa si deve dotare di una politica di difesa. ma questa deve passare, più che per il riarmo di 27 eserciti nazionali, per una forza armata europea. Il progetto è politico e giuridico, prima che di acquisto di missili e carri armati.
L’Europa si è difesa per quarant’anni da una minaccia dichiarata, programmata, e ben peggiore di quanto Putin possa prospettare, quella dell’Unione Sovietica, con i russi a Berlino, organizzandosi con l’1,5 per cento del pil. Ora il vanto è di aver portato la spesa italiana al 2 per cento. Ma sono ben 1,2 miliardi in più. Una cifra enorme per un paese in ristrettezze finanziarie, com’è l’Italia. E con quale effetto?
Passare dal 2 al 5 per cento del pil, come il ministro Crosetto promette, significa quasi eguagliare la spesa per la sanità – 6,2 per cento. È tutto dire.

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