La “liberazione” di Trump
Lo yen si è apprezzato sul dollaro del 6,5 per cento da metà febbraio –
ora a 145 yen per dollaro (era a 100 durante il covid, a fine 2020). La
sterlina da 1,21 a 1,33. L’euro da 1 a 1,13
(era 1,23 a metà covid, fine 2020). Lo yuan cinese si è mosso poco, da
7,39 un mese fa a 7,20. Ma, anche se lieve, la quotazione – molto eterodiretta,
la Cina ha pur sempre un’economia dirigista - significa che Pechino riconosce
la richiesta di rivalutare, in qualche misura (il cambio è uno dei segreti più
inattaccabili della Cina, forte regime comunista).
Il Liberation Day di Trump comincia a dare i suoi frutti. Sul fronte commerciale,
dei dazi, la Gran Bretagna ha già concluso accordi più favorevoli agli Stati
Uniti, Canada e Messico li stanno trattando, la Cina ne ha riconosciuto
l’esigenza. E la Ue, per quanto improvvisamente anti-americana, per la difesa, l’immigrazione,
i diritti, e Trump, riconosce che qualcosa in materia di dazi e doppie
tassazioni c’è da fare, e sulle spese militari ha perfino superato subito le
pretese di Trump.
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