Cronache dell’altro mondo – Democratiche (343)
«Tutti hanno un consiglio per i Democratici. Specialmente i Democratici. Il governatore del Minnesota Tim Walz li vuole “un tantino più
cattivi”. Il goveratore del Maryland Wes Moore li vuole “il partito dei ‘sì’ e
dei ‘no’”. L’ex sindaco di Chicago Rahm Emanuel li vuole più al centro, e non
più “informali e weak e woke”. L’ex minsitro dei Trasporti Buttigieg
ammonisce ad avvicinare “la gente che non la pensa come noi”. Lo stratega
elettorale James Carville consiglia di non usare parole come “equità” o “oligarchi”.
La senatrice del Michigan Elissa Slotkin afferma che i Democratici devono fare
provvista di “energia alfa”. Un nuov think-thank Democartico si propone “la
rottura delle corsie ideologiche e il rigetto delle agende dei gruppi d’interesse”.
«Una ricerca Nexis ha trovato 3.515 casi di frasi del tipo “I Democratici
dovrebbero” e “I Democratici debbono” in articoli di giornale e altri testi nei
tre mesi passati, e altri 3.680 casi di moniti del tipo “I Democratici dovrebbero”.
Una ricerca sul database Factiva mostra frasi di questo tipo a migliaia.
«Apparentemente, i Democratici sottostanno a queste critiche perché il partito
è in bassa fortuna nella considerazione pubblica. Solo il 34,7 per cento degli
americani dà un giudizio favorevole del partito, contro il 58,3 per cento degli
sfavorevoli, secondo un media-sondaggio RealClear. Il partito Repubblicano non fa
molto meglio, con un 42 per cento di favorevoli e un 52,6 di contrari. Ma la
critica investe i Democratici, perché essi stesi amano imbarcarsi in angoscianti
esami di coscienza».
Non per il vuoto di programmi - su Cina, Russia, atlantismo, immigrazione, dazi, dollaro, Israele, università Ivy League?
(“The Washington Post”)
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