Due-tre cose da dire di Israele
“Mattarella:
colpire chi prega e chi ha fame genera odio”. Dice giusto il presidente della
Repubblica. Compresa la cura di non
nominare l’esercito o il governo israeliani. È come un avvertimento da amico,
il sionismo è una pietra d’inciampo difficile – da rispettare comunque.
Quale
che sia la verità dello sterminio quotidiano dei palestinesi alle code per il
cibo e l’acqua, fa senso che a sparare ad alzo zero sulla gente ammassata siano
dei giovani, coscritti. E forse anche gli stessi ogni giorno, ad azionare
voluttuosamente la mitragliatrice. Trenta-quaranta-cinquanta morti al giorno
richiedono un buon quarto d’ora di fuoco – preparazione, mira, sostegno,
ricarica, inceppamenti, eccetera.
S’immagina
senza difficoltà Netanyahu dare l’ordine, l’uomo non ha freni. Ma l’artiglieria, i carristi? L’imbarbarimento
probabilmente è generale – anche nella diaspora, vedi l’insofferenza per preti,
vescovi, cardinali, papi.
Nessuna
artiglieria colpisce per caso un edificio visibile come s’immagina una chiesa.
Meno che mai una artiglieria sperimentata dall’esercizio quotidiano, ormai da
anni. È comunque impossibile se a tirare è un carro armato, che non deve fare
“aggiustamento”, come il pezzo fisso o il semovente, non ha un obiettivo che non vede, colpisce a tiro fisso, senza traiettoria - ad "alzo zero" tira anche l'artiglieria, ma non è considerato esercizio onorevole, è da disperati o da cattivi.
Si capisce la collera del pur mite papa, Netanyahu è notorio ipocrita. Non si tratta solo del tiro al bersaglio su palestinesi disarmati, solo affamati. Obbligare degli ebrei di venti anni a operare come i famigerati Einsatzkommandos è terrificante
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