La Dc ritorna, in banca
Torna
aria di vecchia Dc. Nelle pieghe della destra come della sinistra, con la
campagna bancaria in corso, attorno allo sbarramento governativo contro
Unicredit, e al progetto, sempre governativo, di una grande banca Mps-Bpm con
Mediobanca e Generali. Col rinnovato appoggio del Crédit Agricole, colosso
francese del vecchio credito popolare e di risprmio.
È come un
revamping attualizzato, al gigantismo o consolidamento del credito come
ora si vuole, del vecchio amplissimo reticolo confessionale di casse rurali, artigiane,
popolari, di risparmio. Il rilancio si fa sotto l’egida politica del ministro Giorgetti,
cioè della Lega, ma l’ossatura è “popolare”, cioè veterodemocristiana. Con un occhio
al Pd, alla cui base ex comunista, cioè a Unipol-Bper (il revamping a
opera del più accorto Cimbri dell’“abbiamo una banca” degli sprovveduti Consorti
e Fassino), è stata ceduta, dopo un primo arroccamento, la pur ricca Popolare Sondrio.
È un potere
che si ricompatta attraverso i partiti. Non avendo peraltro mai mollato i
settori di spesa, da sempre controllati: la ricerca scientifica, l’energia
(Eni, Enel, e ora il nuovo nucleare), lo spaziale, il ferroviario. Secondo la
vecchia strategia Cei post “Mani Pulite”, del cardinale Ruini: meglio se divisi,
con le mani in pasta in tutti gli schieramenti.
La
montatura mediatica di Renzi, quasi statista supremo, e del povero Calenda, oltre
che di Tajani, che rappresenta anch’egli se stesso, e dei figli di Berlusconi, che
sanno di poco e non contano nulla, va anch’essa in questa direzione. Ma soprattutto
conta l’offensiva bancaria, una novità. Dopo tanti decenni giocati in difesa –
dalle privatizzazioni Iri.
La vecchia
Dc, il popolarismo, non aveva mai abbandonato la banca, attraverso Bazoli - con
Cariplo e San Paolo, sempre col sostegno di Crédit Agricole. Ma Intesa ha ormai
un’altra dimensione. Oppure si può vederla così: con Intesa e il conglomerato
in fieri (Mediobanca-Generali è “il” risparmio) la banca è solidamente,
nuovamente, “popolare”.
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