Ombre - 787
Non
sappiamo che cosa Meloni, e gli altri europei, si sono detti con Trump, a proposito
del vertice con Putin. Ma “la Repubblica” lo commenta aspramente con
Provenzano, una pagina – Provenzano, chi?
Curiosa
lettura unanime –in Italia – del vertice Trump-Putin come una disfida, stravinta
dal russo. Invece che come una scelta russa di farsi garantire dall’Occidente,
dagli Stati Uniti, piuttosto che cercare la sponda cinese. Dopo il tentativo
del guerrafondaio Biden di portare la Nato sotto il Cremlino. Al costo della
neutralità ucraina, ma con la garanzia di Usa e Ue.
Il
vertice come una partita, non c’è altra lingua e altra capacità di lettura – di
vivere?
A
margine, non si tace l’appello strappalacrime: “Nordici e baltici contro la
Russia”. L’Europa all’ora degli odi tribali slavi (Russia, Polonia, Ucraina, Serbia,
etc.) e del revanscismo nordico. Come se fosse quello di Carlo XII, il re di Svezia
che, con gli ausiliari baltici e ucraini (i cosacchi), pensava di prendersi la
Russia.
Curiosamente,
in Italia i “Nordici” (scandinavi e baltici) risultano socialisti e progressisti,
mentre sono di destra, da almeno trent’anni.
Una
giornalista afroamericana, Rachel Scott, si segnala alle conferenze-stampa con
domande-risposte strampalate, “provocatorie” – domande che si rispondono, non chiedono
risposte. Per ottenere notorietà. E la ottiene: ogni volta le dedicano un
titolo, con fototessera lusinghiera. Naturalmente era anche ad Anchorage.
Il
ministro israeliano Ben Gvir va a irridere Barguti, un leader palestinese da
vent’anni in carcere, “molto magro e sofferente”, ci fa un video, e lo diffonde, solo per
dirgli: “Non vincerai, vi spazzeremo via”. Poi non si potrà dire che Israele “non
sapeva” – la Germania a lungo si è difesa nel dopoguerra dicendo che i tedeschi
“non sapevano”.
Sinner
stravincente diventa antipatico agli specialisti. Che poi sono giornalisti. Umorali
evidentemente, non sapendo disarticolare l’analisi tecnica dalla simpatia\antipatia.
E questo, ora che c’è l’immagine diretta ovunque, anche sulla tazza al
gabinetto, dice quanto il giornalismo sia superficiale, se non esce dal bozzolo
dell’io.
Renzi
che critica l’inglese di D’Urso, e con questa critica ottiene una pagina, dice
tutta la miseria, non di Renzi. Di cui non si ricorda quando pretendeva di parlare
inglese nelle sedi internazionali, balbettava, con lunghe pause, parole
incomprensibili, e non si accorgeva di fare il comico. O quando debuttò come testimonial milionario dell’Arabia Saudita
per dire che l’Arabia è come Firenze, regno del Rinascimento, e non gli riusciva.
Ora questo ex sindaco di Firenze che non ha mai fatto nulla per Firenze, si è
impadronito del Pd peggio di Schlein, e lo ha distrutto, pontifica sui grandi
giornali: una pagina al giorno del Renzi-pensiero. Che poi è uno: buttare giù i
governi. Come se ci riuscisse.
Il
giudice del Riesame a Milano smantella la sentenza del gip sulla Nuova
Urbanistica, per motivi che dirà fra un mese e mezzo. Può darsi con ragione. Ma
intanto mina l’inchiesta, e rafforza la politica al governo della città. Poi si
dice che la giustizia non è una cosa politica – per la carriera dei giudici.
“Trovo
divertente il fatto che i ghigliottinai a 5 Stelle, quando una vicenda riguarda
loro, diventino attendisti”: parla toscano – oggi difficile – ma si diverte e
diverte l’ex generale Vannacci ora in politica a proposito di Alessandra Todde,
la presidente 5 Stelle della Sardegna dichiarata decaduta dall’incarico per
vicende poco legali, che fa finta di nulla e non se ne va.
Vannacci
è il solo che lo dice, che denuncia l’inghippo.
Vannacci
si diverte anche con Erika Saraceni: “Appena 18 anni, ha conquistato una spettacolare
medaglia d’oro”, etc. etc,, “talento cristallino”, etc., “in un Paese normale
questa notizia riempirebbe le prime pagine”. Mentre si celebra “a dismisura qualche
altra atleta altrettanto brava ma che, guarda caso, si distingue per le sue
origini non italiane… Forse perché bianca? Cristiana? Di origini italiane?
Magari anche eterosessuale?”. È Vannacci. Ma i giornali hanno messo Erika in
copertina il giorno dopo. Anche i milanesi, “Gazzetta”, “Corriere”, altrimenti
solleciti quando un-a milanese, Erika lo è, vince (v.Pellegrini). I “belli-e-buoni”
della Repubblica sono un po’ sfatti.
Si
scopre per una lamentela del pio Langone sul “Foglio” che il vescovo di Milano Delpini
si fa pagare l’ingresso al Duomo. Non dai turisti, da tutti, i fedeli abituati
a pregare in Duomo devono pagare. Sembra ridicolo, e lo è. Ma è pure triste:
Delpini, come l’altro “prete di strada” (che vuole dire? incolto? ) nominato da
papa Francesco, come pure Zuppi, che è perfino cardinale e presidente della Cei, patrocinano
gli ingressi a pagamento nelle chiese storiche. È gente poco acculturata. Cioè
poco intelligente? Le casse della chiesa sono vuote? Da quali spese svuotate?
È curioso
che non si dica che la Procura che indaga il presidente della Regione Calabria
Occhiuto e lo ha fatto dimettere, il capo della Procura e i due sostituti, hanno fatto carriera qualificandosi
come renziani. Questo naturalmente non c’entra con la colpevolezza o no di Occhiuto.
Ma bisogna saperlo. Anche perché la Procura ha agito quando Renzi ha deciso -
come suole - di “mandare a casa” il governo della maggioranza di Occhiuto. Dopo
aver monitorato Occhiuto per tutti i quattro anni di presidenza, con “cimici” e
“trojan”.
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