mercoledì 10 settembre 2025

Alla ricerca di un rapporto madre-figlia

Una bella donna, che si chiama Judith ma si fa chiamare Charlotte, ha due famiglie. Quella legale in Francia, sposata a un direttore d’orchestra, con due figli adolescenti. E una adulterina in Svizzera, dove si rifugia ogni pochi giorni, adducendo impegni di lavoro, come interprete traduttrice in simultanea, a convegni internazionali qui è là, in Polonia, in Italia, in Spagna. Adulterina in senso proprio, giacché si è legata a un uomo, e anche improprio, perché si è legata a quell’uomo in quanto padre della bambina che la sorella, morendo, ha lasciato in fasce. In realtà si vuole madre della bambina, che così la chiama, a lei affezionatissima. Perché figlia della sorella con la quale si identifica – al punto di assumerne il nome, Charlotte invece di Judith.
Il dispositivo salta quando i nonni, i genitori di Judith e Charlotte, vanno a trovare la nipotina: chiamati dal genero, che intanto si è trovato un’altra compagna e vuole liberarsi della cognata invadente, scoprono e denunciano l’inganno. Anche la bambina finisce per ripudiarla, e questo è la fine di tutto: da due famiglie affezionate alla solitudine. Con un nome nuovo, Madeleine, che inventa per lei il falsario di documenti – un filosofo del vero-falso. Una resurrezione dopo la doppia passione-cancellazione autoinferta?
Nella serie Rai 3 sul nuovo cinema francese una scelta di rispetto – un film acclamato in Francia, col titolo “Madeleine Collins”. Un rifacimento, se si vuole, del solito Hitchcock, “La donna che visse due volte”, ma giusto come idea, lo sdoppiamento di personalità. Qui si tratta del rapporto  madre-figlia, vissuto male da ragazza e proposto male come madre – un problema diffuso e grave, da cui la psicoanalisi si tiene stranamente alla larga, forse per pregiudizio femminista. Ed è giocato  drammaturgicamente sulla verosimiglianza (naturalezza) e non sull’effetto teatrale, cerebrale. Difficile quindi da gestire per gli interpreti. Che sono una, Virginie Efira, dall’inizio alla fine in ogni inquadratura, che sa abbandonare la bellezza immobile per l’espressione – per il dramma, prima intimo, segreto, poi allarmato, infine confusamente distruttivo. I suoi due coniugi-compagni, le amiche che qui e là incontra, la stessa sua famiglia d’origine che fa irruzione alla fine e la condanna sono di ruolo. A parte una incredibile Jacqueline Bisset, la madre, che in poche battute dà il senso vero del film, di due sorelle rifiutate dalla criticissima madre, spietata.
Antoine Barraud, La doppia vita di Madeleine Collins, Rai 3, Raiplay

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