Alla ricerca di un rapporto madre-figlia
Una
bella donna, che si chiama Judith ma si fa chiamare Charlotte, ha due famiglie.
Quella legale in Francia, sposata a un direttore d’orchestra, con due figli adolescenti.
E una adulterina in Svizzera, dove si rifugia ogni pochi giorni, adducendo impegni
di lavoro, come interprete traduttrice in simultanea, a convegni internazionali
qui è là, in Polonia, in Italia, in Spagna. Adulterina in senso proprio,
giacché si è legata a un uomo, e anche improprio, perché si è legata a quell’uomo
in quanto padre della bambina che la sorella, morendo, ha lasciato in fasce. In
realtà si vuole madre della bambina, che così la chiama, a lei affezionatissima.
Perché figlia della sorella con la quale si identifica – al punto di assumerne
il nome, Charlotte invece di Judith.
Il
dispositivo salta quando i nonni, i genitori di Judith e Charlotte, vanno a trovare
la nipotina: chiamati dal genero, che intanto si è trovato un’altra compagna e
vuole liberarsi della cognata invadente, scoprono e denunciano l’inganno. Anche
la bambina finisce per ripudiarla, e questo è la fine di tutto: da due famiglie
affezionate alla solitudine. Con un nome nuovo, Madeleine, che inventa per lei
il falsario di documenti – un filosofo del vero-falso. Una resurrezione dopo la
doppia passione-cancellazione autoinferta?
Nella serie
Rai 3 sul nuovo cinema francese una scelta di rispetto – un film acclamato in
Francia, col titolo “Madeleine Collins”. Un rifacimento, se si vuole, del
solito Hitchcock, “La donna che visse due volte”, ma giusto come idea, lo sdoppiamento
di personalità. Qui si tratta del rapporto
madre-figlia, vissuto male da ragazza e proposto male come madre – un problema
diffuso e grave, da cui la psicoanalisi si tiene stranamente alla larga, forse per
pregiudizio femminista. Ed è giocato drammaturgicamente
sulla verosimiglianza (naturalezza) e non sull’effetto teatrale, cerebrale.
Difficile quindi da gestire per gli interpreti. Che sono una, Virginie Efira, dall’inizio
alla fine in ogni inquadratura, che sa abbandonare la bellezza immobile per l’espressione
– per il dramma, prima intimo, segreto, poi allarmato, infine confusamente distruttivo.
I suoi due coniugi-compagni, le amiche che qui e là incontra, la stessa sua famiglia
d’origine che fa irruzione alla fine e la condanna sono di ruolo. A parte una
incredibile Jacqueline Bisset, la madre, che in poche battute dà il senso vero
del film, di due sorelle rifiutate dalla criticissima madre, spietata.
Antoine
Barraud, La doppia vita di Madeleine Collins, Rai 3, Raiplay
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