lunedì 10 novembre 2025

Pasolini è un po’ Foscolo

Una compilazione di carte moraviane diretta e a cura di Toni Maraini. Notevolissimo quaderno – l’ultimo della serie? Se non altro per l’appunto manoscritto su un foglietto, su Pasolini, “poeta civile” da mettere accanto a Leopardi e Foscolo – “una poesia civile di sinistra mutuata dal decadentismo. Esperienza decadente principalmente di Rimbaud”  
Il quaderno è centrato sul saggio di Moravia “L’uomo come fine” – poi ripreso a parte, in volume, sempre da Bompiani). Una riflessione sconfortata, benché opera del 1946 (così è specificato nella nota redazionale alla prima pubblicazione del saggio, su “Nuovi Argomenti”, n. 11 (novembre\dicembre) di “Nuovi Argomenti”. Una sorta di labirinto dialettico – Geno Pampaloni lo trovava lo scritto il più intimamente ebraico di Moravia”.
La nota del 1946 diceva anche: “”Questo saggio…. non vuole avere alcun valore sistematico e filosofico, bensì soltanto quello di una riaffermazione di fiducia nel destino umano”. Ma il tema, pur nel tortuoso svolgimento, è chiaro: l’uomo diventa sempre più un “mezzo”, ma non è chiaro per quale “fine”.  Oggi si direbbe per il mercato – che però è una pubblica piazza.
Una scelta di fotografie di Laura Sonnino Jannelli integra il saggio di Moravia – ma sono, vive, brillanti, di un modo fuori dall’orizzonte del saggio, di un’Africa allora (e ora?) sconosciuta. Raffaele Manica ne dà invece un’inquadratura più perspicua.
C’è anche Dacia Maraini, con una testimonianza sul “Corriere della sera” contro il pettegolismo che seguì la morte di Moravia, inteso a farne un pettegolo, e anche malevolo. Un altro testo disperso, un racconto poco “moraviano”, “Il barone normanno”, “saggio biografico” di Guglielmo il Conquistatore, pubblicato sotto pseudonimo (effetto delle leggi razziali?) nel 1939, completa il quaderno.
Con tre scelte di poesia, di Anna Cascella, Giuseppe Goffredo e Jabbar Yassin Hussin, iracheno.  
Toni Maraini (a cura di), Quaderni 2’00, Fondo Moravia, pp. 187 pp.vv.

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