mercoledì 3 dicembre 2025

“Montalbano” al lavoro in Toscana

Sotto un titolo improbabile storie vere. Di incidenti sul lavoro, mortali. Che sono numerosi, quasi quotidiani, e sempre per colpe, gravi. Alessio Vassallo lascia i panni grevi dello “scannatore” del “Giovane Montalbano” per quelli barbuti e tristi dell’ispettore, vedovo inconsolabile, che torna a Lucca, all’ufficio provinciale del Lavoro, da Reggio (Calabria) dove ha vissuto a lungo. Con una bambina vivace da accudire. E una metodologia e una capacità di analisi in grado di fargli risolvere ogni caso – due per puntata. Un “Montalbano” meno teatrale, ma altrettanto simpatico, e più vero - la materia lo è, nuova. Con ambientazioni e tempi convincenti e misurati - come nei Montalbano . Il buco nero della morte del padre tiene le fila della miniserie.

Un vecchio amico del padre, Cesare Bocci, lo ospiterà provvisoriamente, accudendo con intelligenza e brio la bambina, mentre si spende tutto nel “sociale” – ma con qualche segreto inconfessabile, del tipo racket. Mentre due ex compagne di liceo, che al tempo “non lo vedevano”, al ritorno lo scoprono attraente e anzi irresistibile, Francesca Inaudi e Silvia Mazzieri.
È come dice la regista, “un ispettore senza pistola, che per risolvere i suoi casi non usa la violenza, ma la gentilezza, la competenza, lo studio, l’intelligenza, l’empatia”. Per storie ricavate dalla cronaca. Con metodologie, psicologie, maniere ricalcate sui libri di Pasquale Sgrò - lui stesso ispettore del Lavoro a Lucca per lungo tempo, proveniente da “Reggio” (Motta San Giovanni). Ma senza “regionalismi”.
La Rai non ha promosso la miniserie, che quindi ha debuttato senza le grandi file. I casi e la qualità della sceneggiatura meritavano di più.
Paola Randi, L’altro ispettore, Rai 1

Nessun commento:

Posta un commento