Cronache dell’altro mondo – immigratorie (340)
Oggi come cent’anni fa New York esercita un’attrazione gravitazionale.
La gente arriva da tutto il mondo per “fare arte, soldi, guai, l’amore, un nome.
E ci rimane perché non può immaginare alcun altrove.
A New York City un’economia sommersa facilita ai nuovi arrivati la ricerca
di un posto per dormire. Talvolta solo un letto e una tenda.
Nel Queens, al primo piano di un edificio in East Elmhurst, dodici
immigrati condividono un appartamento. Quattro camere, ognuna occupata da una coppia
giovane, che paga da 800 a 1.100 dollari al mese. Una delle coppie condivide la
stanza con la figlia di cinque ani e lo zio della moglie. Nella stretta entrata
tende da doccia chiudono una quinta “stanza” con due letti affiancati stretti, occupati
da due uomini. Una piccola cucina è l’unica area in comune. In assenza di
privacy, dopo avere schiacciato gli scarafaggi.
A New York, “uno dei mercati degli affitti più cari degli Stati Uniti”,
sistemazioni ultraaffollate cme questa in East Elmhurst sono diffuse a variate.
Specialmente nei sobborghi.
Negli ultimi anni la maggior parte degli immigrati sono venuti dal
Venezuela, la Colombia e l’Ecuador.
(“The New Yorker”)
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