lunedì 21 luglio 2025

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (599)

Giuseppe Leuzzi
 
“L’idea della perfettibilità dell’uomo si è affermata con l’illuminismo, nel diciottesimo secolo. Ed è proprio a questa idea che il Sud si è sempre opposto”. Per il senso del peccato sempre vivo: “Il Sud crede ancora che l’uomo sia una creatura caduta, e che possa avvicinarsi alla perfezione solo per grazia di Dio e non attraverso i suoi sforzi, e comunqjue non senza un aiuto” -. Frances O’Connor, “La breve vita felice”, raccolta di lettere, 8 novembre 1958. La Provvidenza, le provvidenze.
Il Sud americano è un mondo a sé. Anche come latitudine, clima, deserti. Ma fa risuonare echi noti, a partire dalla sconfitta nel processo unitario.
 
La “puzza sotto il naso” Arbasino (“Passeggiando tra i draghia dromentati”) dice nata e tipica del Nord verso il Sud: “Quell’atteggiamento attribuito ai ‘nordici’ che si recano al nostro Sud: come se si portassero dietro una puzza da viaggio, e non ne trovassero invece parecchie pronte all’arrivo”. Un leghista insospettato. Ma non ha torto.
 
C’è un eccesso di borseggi e scippi a Venezia, e il giornale pubblica l’avviso del Comune che ne avverte i visitatori. Scritto in veneto, o veneziano, dal suono volgare, “Ocio al tacüin”. Una fitta dolorosa – pur sperando che lo stesso manifesto sia redatto almeno in inglese, se non nell’odiato italiano. Venezia certo è un patrimonio dell’umanità, non c’entra il Nord e il Sud dell’Italia, ma il leghismo, così crudo, chissà perché non si riesce ad associare a Venezia, che pure è ben veneta e leghista. Il leghismo non riesce a intaccare un capitale di storia, di fantasia, di arte. E per questo è velenoso.
 
Fare l’infermiere a Bologna, venendo da fuori città, non si può, scopre “la Repubblica”. Lo stipendio non basta a coprire le spese, partendo dall’affitto. Ma era così già quarant’anni fa: gli infermieri diplomati nelle scuole delle regioni meridionali affliuivano in Emilia e dopo pochi mesi si dimettevano  - l’Emiliia-Romagna non poteva dirlo, e non può, essendo “di sinistra”, ma da tempo utilizza personale infermieristico asiatico o latinoamericano. Anche l’emigrazione a volte è impossibile dal Sud, perché non è conveniente.
 
Se la mafia è dei “pentiti”
Ferrarella si supera, aprendo una pagina sul “Corriere della sera” con una frase di 46 righe – “Boccassini ai pm: «La fonte dello scoop su Berlusconi? Fu De Gennaro»”  Ma poi fa la verità dell’antmafia.
De Gennaro è il funzionario di Polizia di Reggio Calabria che è stato capo della Polizia stessa, direttore della Dia e poi del Dis, quindi passato in affari, presidente di Finmeccanica e ora di Eurolink, il consorzio del Ponte sullo Stretto. Due nomine politiche, opera del centro-destra - che lo ha protetto per il G 8 efferato di Genova, quando era a capo della Polizia.
De Gennaro, richiesto dai giudici anti-Berlusconi, ha negato di essere stato la talpa. Ma poi tutto, riemerge da questa ricostruzione, ruota attorno alle “rivelazioni” di un pentito, Cancemi, su cui non si punterebbe un centesimo - uno che ha visto la Madonna eccetera.
L’antimafia supera ogni immaginazione. Ma De Gennaro, che è di Reggio Calabria, “sa”, per linguaggio innato, cosa dicono quando parlano i Cancemi, come gli Spatuzza o i Brusca, gli addetti alle stragi, alle basse manovalanze, con centinaia di assassinii ai trenta e ai vent’anni, che poi si pentono, basta un avvocato, e vedono anche le Madonne – dicono tutto qello che viene richiesto loro di dire, e qualche volta se ne dimenticano, molto devono ripassare, di poca memoria, l’intelligenza ha bisogno della memoria.
La verità dell’antimafia è che non c’è istinto poliziesco nella Polizia (nei Carabinieri, etc.). Si attacca l’asino dove vuole il padrone – l’opinione, il governo, i potentissimi e vendicativi giudici, i giornalisti amici. Che ci sono, anche sevDe Gennaro non li frequentava.

 
L’ulivo miceneo
La Magna Grecia, ignota alla grecità con questo nome, fu terra d’emigrazione, non di conquista. Di colonizzazione, ma di aree poco o nulla abitate. Un po’ come dopo Colombo fecero la Spagna e il Portgoallo, e l’Inghilterra e la Francia, che aprirono le corse verso le Americhe, un po’ per avventura un po’ per bisogno. Senza archibugi, verso terre più o meno abbandonate o poco frequentate. E “grandi” per chi veniva dai paesaggi greci: le distese dietro Taranto dovevano sembrare sterminate a chi veniva da microisole, urbanizzazione diffusa, con centinaia di città-stato e microcoltivazioni.

Il movimento migratorio è in realtà antecedente alla Magna Gracia, alla colonizzazione che si fa datare dalla fondazione di Locri e Napoli, dei Micenei sparsamente. Dei quali ora si tenta di ricostruire perfino una seconda ondata migratoria, “dopo la caduta dei palazzi micenei, attorno al 1.100-1.050 a.C”. Mentre si antedatano gli sbarchi che avviarono la Magna Grecia, a Pitecusa (Ischia) e Cuma prima di Napoli e Locri.
Piace legare a questa grecità anteriore la comparsa dell’ulivo nella futura Magna Grecia. Questa però documentata: si sa che l’ulivo compare nella futura Magna Grecia attorno al 1.500. E che è l’albero, sì, di Atena e di Atene, ma tardi: nasce e prospera un migliaio di anni prima, nell’antica Creta, della civiltà minoica.
 
Il Sud è materiato
Crosetti scopre sul “Venerdì di Repubblica”, col supporto di Marino Niola, che il legame familiare è al Sud (anche) materiale. Di cose, per lo più condivise nelle famiglie, anche a distanza se separate  da esigenze di studio o di lavoro. Come sono, nel caso che analizza, gli studenti meridionali a Torino e l’uso persistente, nell’epoca di Glovo e Deliveroo, di ricevere da casa alimentari, di primizie e specialità.
Per sfamarsi? È una forma di conversazione. A più interlocutori, amici, vicini, conoscenti. Ogni specialità, o colore, o sapore, è una persona, un evento, un’occasione particolare. E una forma di scambio.
È un’abitudine, le stesse cose si trovano al mercato all’angolo, di procedura più semplice? Sì e no,  molte cose non si trovano al mercato. Ma poi è come dice l’antropologo: il cibo “parla” più e meglio della parola – “lo sapevano bene gli italiani d’America che attraverso la cucina continuavano a tessere il filo che li legava alla patria lontana e allo stesso tempo a fare comunità con gli autoctoni”. Come anche: “Mandare un pacco da 20 kg. dalla Puglia al Piemonte costa 15 euro. Arriva in giornata, pieno di olii, taralli e amore”. Questo è.
La cucina familiare, ancestrale, è la celebrazione lieve e salda della famiglia, non solo, e delle radici, geografiche, logistiche, culturali. Stanley Tucci, l’attore di Hollywood diventato ora gastronomo a Londra, ne fa una celebrazione perfino commovente in “Ci vuole gusto”, un capolavoro di memoria e di sapori. Attorno alla cucina familiare, materna, due volte al giorno - di una madre che pure lavora da segretaria ed è scrittrice in proprio, ma era nata a Cittanova, così era cresciuta, accudita, e così voleva i suoi figli.

 
E povera Milano
Nessun dubbio, nella querelle Caltagirone-Mediobanca, che il costruttore-editore romano menta. Menta per sfottere. Molto romano. Ma molto romano è anche il “concerto” Caltagirone con Enpam e Enasarco, i titpici “carrozzoni” capitolini. Per comprarsi, a prezzi di realizzo, l’Mps che nessuno vuole – voleva - e Mediobanca-cum-Generali. È bizzarro invece che “Milano” non regisca: i media, finanziari e non, gli investitori, i ricchi risparmiatori che Mediobanca gestisce. Per la sola ragione che la combine, per quanto romana e romanesca, è in realtà un disegno politico, della Lega.
C’è poco da fare – da capire: Milano è fatta così. Abile negli affari e imbelle in politica. Lo stesso nella vicenda – incredibile se non ci fosse stata e ci fosse – del golden power esercitato dalla Lega contro UniCredit e a favore dell’“affiliato” Bpm, che invece nelle more, sotto l’alta vigilanza leghista, si è targato francese. Un golden power esercitato contro un gruppo italiano e a favore di uno francese – nonché contro tutte le norme, italiane ed europee - è  una comica. Senza che Milano reagisca, non per indignarsi e nemmeno per ridere.
E che di più “romano” di due o tre “palazzinari” che si fanno tutti i grattacieli di Milano. Previo anticipo, a consegna ritardata. Questa sembra perfino inventata, ma è vera. Si dice sotto l’ombrello politico del Pd, ma è il solito papocchio destra-sinistra per me pari sono. In una città che assiste muta: non sa? non capisce? non vuole capire? E vota Lega – in una col suo mondo circostante, la Lombardia, se non più con Milano 1.
Milano è probabilmente “il” problema dell’Italia, più del Sud. Ricca, laboriosa, e imbelle. Incapace forse, sicuramente distratta – salvo poi lamentarsi. Era una città operaia, sotto e dietro le banche, è stata a lungo socialista, da Aniasi a Tognoli fino a Craxi, mezzo secolo, e contro la cattiva politica, e si è travasata nella Lega. Nel partito “di lotta e di governo”. In canottiera, anche un po’ usata, col  “ce l’ho duro”, i celti, le acque sante, e il matrimonio col mare – rivedere “Aprile” di Moretti diverte ma è un colpo al cuore, povera Venezia, ridotta a un fondale, da farsa.E povera Milano, di spirito e perfino ora d’intelligenza negli affari – Caltagirone a Milano è Aristofane puro. Senza un alito di vita, se non le Biennali e le Triennali che paga lo Stato.
 
Cronache della differenza: Puglia
Riccardo Muti, intervistato da Cappelli per il “Corriere della sera”, si professa napoletano. Come un altro grande pugliese, Arbore. Allo stesso modo come ci sono i pugliesi milanesi, Celentano, Abatantuono, etc. – o “siciliani”, come Modugno. La Puglia consente queste vestizioni.
 
Ma, poi, Muti non resiste a professarsi di Molfetta, “non solo di Molfetta, anche di Castel del Monte” – “in provincia di Andria” – di cui è stato fatto cittadino onorario. E anzi tra Molfetta e Castel del Monte s’è comprato “da un contadino un pezzo di terreno”, per la soddisfazione di farci l’olio: “Non si può parlare di Puglia senza parlare di olio”, fare l’olio per rivivere la Puglia.
 
Gallipoli è la spiaggia più costosa questa estate – dopo Alassio: 300 euro un ombrellone e due lettini, a settimana. Ma risulta avere un reddito medio di 18 mila euro, appena – quello dichiarato.
È la curiosa situazione della Puglia tutta, che risulta la penultima regione per reddito medio, con 18 mila euro – il reddito medio di chi fa la dichiarazione - ma è  la meglio messa, sotto ogni aspetto, di tutto il Sud.
 
In pochi anni la Puglia ha soppiantato la Toscana come resort d’attrazione per ricchi investimenti angloamericani – con appendici indiane, australiane, canadesi. Con investimenti, anche pubblici, soprattutto nel Salento, ma più coltivando l’immagine. Finanziando molti film, di genere controllato (niente mafie), e serie tv accattivanti. A cui ha fatto corrispondere, soprattutto nel privato, realtà più o meno adeguate all’immagine. Di un’intelligenza pragmatica, nel Sud fantasticante – dispersivo, velleitario.
 
Non si può dire – effetto scongiuro – ma da tempo ha superato il problema del “decollo” economico. Con un modello soft, senza più i grandi disegni industriali di Stato (di Aldo Moro protettore, con “manager” pugliesi, in genere avvocati, a capo di Enel, Eni, etc,), a Taranto o a Brindisi, dell’acciaio, la chimica, il carbone – il carbone…. Mettendo a frutto il tradizionale “levantinismo”, il genio degli affari. Restringendo o controllando l’area del malaffare. Il capitale accumulando saggiamente, per passi progressivi, senza svolazzi. Si direbbe un altro mondo.
 
Il turismo non è un settore economico difficile. La Puglia vi si è adattata, e ha puntato a quello qualificato, cioè danaroso. Offrendo servizi pregiati, immobiliari, ambientali, di servizio. Lo sviluppo non è impossibile, anzi richiede poco - applicazione.
 
A Foggia il reddito medio è di 14.554 euro, a Milano di “oltre 34 mila”, può calcolare Staglianò sul “Venerdì di Repubblica”. Ma i pacchi alimentari viaggiano da Sud al Nord. Per affetto, ma non solo. Il Sud è sempre sussistenza, il “volano” dello sviluppo fatica a scattare – il “reddito medio” di Foggia è quello delle Entrate, degli impiegati e i (pochi) operai “in regola”, non comprende le attività quotidiane (uno a Foggia non vive meno della metà di uno a Milano).


Camillo Langone, che da Parma scantona volentieri su Trani, nella “Preghiera” quotidiana sul “Foglio” se la prende col “caro Leonardo Caffo” di Catania che su Mow filosogeggia di un “presunto rinascimento meridionale” – “i giovani tornano al Sud non solo per il costo della vita più accessibile ma perché lì trovano autenticità”. Ma “dico io”, obietta Langone, “al Sud vedo piazze spelacchiate, marciapiedi a pezzi, supermercati più che a Nord e tanta voglia di guadagnare con poche possibiltià di riuscirci”. Se tutto questo vede a Trani, che è quasi Bari. Il bicchiere è anche   mezzo vuoto.

leuzzi@antiit.eu

Nessun commento:

Posta un commento