Il Nietzsche dixit di Foucault
Non
si parla qui di fascismo, il titolo è editoriale, il volumetto raccoglie cinque
saggi sparsi, a partire dalla prefazione all’edizione americana dell’“Anti-Edipo”
di Deleuze e Guattari, 1977 – forse il contributo più interessante – che metterebbero
in guardia contro il fascismo che impregnerebbe tutti noi. Alla maniera di
Foucault, questo è vero: come queste pratiche o abitudini o riflessi, di
sopraffazioni e intolleranze si sono potuti formare nel vari campi del sapere
attraverso le pratiche sociali.
Molto
è su Nietzsche - e sull’“autorità” di Nietzsche. L’invenzione della religione, o
la religione come invenzione - - è della religione come della poesia, non si
sono create (Ursprung), ma sono state
create (Erfindung). Da qui le “genealogie”
foucaultiane. E si arriva a conclusioni di questo genere: “La conoscenza è
stata dunque inventata. Dire che è stata inventata è dire che non ha
origine. È dire più precisamente, per
paradossale che sia, che la conoscenza non è assolutamente inscritta nella
natura umana”. E così via, di paradosso in paradosso – “la conoscenza”, per restare
in argomento, “non costituisce affatto il più antico istinto dell’uomo o,
inversamente, non c’è nel comportamento umano, negli appetiti umani,
nell’istinto umano qualcosa che somiglia a un germe della conoscenza” (e dunque
Foucault? un prodotto accademico, impegnato a risolvere la lettura del tedesco
multiforme).
E
così via - sempre con Nietzsche. Contro il soggetto. Contro Spinoza – quello che
“se vogliamo comprendere le cose… è necessario che ci guardiamo dal ridere di
esse, dal deplorarle e dal detestarle…Nietzsche dice che non solo questo non è vero,
ma che aviane esattamente il contrario”, si conosce solo attraverso “il riso,
il biasimo e l’odio”. Le agudezas insomma non difettano.
Resta
il problema del “fascismo” dei curatori, come prassi quotidiana, quasi una ananke. Come si può risolvere con
Foucailt, che invece s’industria – in questi saggi, a prescindere dalla sua
personale multiforme instancabile attività – a demolire il soggetto. Non io,
dice umilmente, lo ha fatto la psicoanalisi. Cui però non si potrebbe imputare
il contrario, non la demolizione del soggetto (quello lo fa, lo faceva, il confessore,
nella liea cartesiana e pascaliana), ma la sua intronizzaazione – meglio se
vacillante?
Un
titolo civetta, per quattro saggi che individuano e spiegano il “mito di
Foucault”. Con l’“Anti-Edipo” americano, testi di varia origine e natura. Riuniti
con l’unico criterio della introvabilità. Scelti e curati, si suppone, dai
traduttori, tutti foucaultiani: Alessandro Fontana, Agostino Petrillo, Mauro
Bertani, Pier Aldo Rovatti, Deborah Borsa. Che Deborah Borsa introduce. Due
testi del 1973: “La verità e le forme
giuridiche”, la prima di una serie di conferenze tenute all’università
Cattolica di Rio de Janeiro nella primavera, e “Il potere psichiatrico”, un
corso al Collège de France. Sempre al Collège de France una lezione del gennaio
1976, “Bisogna difendere la società”. E una lezione del 6 febbraio 1983, “Del
governo dei viventi”.
Michel
Foucault, Introduzione alla vita non
fascista, Feltrinelli, pp. 149 € 13
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