Il glorioso passato – recente – di Firenze
“E
dirai ai vicini e ai lontani che la festa di giovedì notte, a Firenze, fu
qualche cosa di grande, di maestoso, di antico: fu un delirio sublime, che
tavolozza non saprebbe dipingere….Il nostro plebiscito….”. È Carlo Lorenzini,
poi “Collodi”, giornalista alla “Nazione”, che il 18 marzo 1860 fa risorgere l’entusiaasmo
per l’unione col Piemonte per la nascita dell’Italia – forse la sola rivoluzione
europea, di richiamo unanime, fra le tante dell’Otto-Novecento. Dumas segue,
con le cronache dei garibaldini in Sicilia. Manzoni contribuisce un anno dopo
con un estrattto della relazione, che subito diventerà imperativa, “Dell’unità
della lingua e dei mezzi di diffonderla”: una lingua unica è necessaria, e il
toscano è il più adatto. Con consigli pratici: segnaletica stradale riscritta,
una gita a Firenze in premio agli scolari meritevoli, maestri toscani, o che
abbiano studiato in Toscana….
Lo
storico quotidiano fiorentino si regala e regala una raccolta di collaborazioni
celebri –“la letteratura quotidiana, scrittori sulle pagine de La Nazione”. I
nomi dei collaboratori sono tanti, e tanto prestigiosi, oltre ai tanti
dell’Ottocento: Papini, Montale, Ortese, Luzi, Palazzeschi, il giovanissimo
Tondelli, Moravia, Savinio, etc. c’è
anche Amalia Guglielminetti. Un volume bello e malinconico, dei nomi
e gli eventi, della città e del suo giornale, tutto al passato. Un omaggio ai lettori,
ma di più, non volendo?, a questo
passato - della città, del giornale, dei collaboratori – ora,
irrimediabilmente?, perso.
Luca
Scarlini (a cura di), La Nazione –
Grandi Firme, pp. 78, ill., gratuito col quotidiano
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