Roma senza mare
“Ostia, un’estate da incubo”,
stabilimenti chiusi o avviati male, “migliaia senza lettini e cabine,
Castelporziano tra rifiuti e strutture pericolanti”. L’allarme, a fine giugno, è
inderogabile, nel pieno della calura le cronache romane non possono non
sbottare. Salvo recuperare col famoso assessore Zevi che ha provocato l’incredibile
estate di Roma senza mare: “È vero, siamo in ritardo”, a luglio, “ma pronti al
rilancio”. E come no. Gli appalti delle concessioni balneari non li ha fatti in
autunno, e nemmeno in inverno, li ha fatti in primavera. E ora è senza bagni nuovi
e senza più i vecchi, che i gestori hanno lasciato in abbandono – macerie ovunque,enormi,
incombenti.
L’incuria non ha risparmito neanche “i
cancelli”. Le otto stazioni balneari della tenuta presidenziale regalate da
Pertini quarant’anni fa a Roma, ognuna munita di splendidi servizi, d’architetto,
e provvista di una squadra di bagnini. Ora le assegnazioni dell’assessore sono
in ritardo, a luglio, i contratti dei bagnini in mente Dei, e i servizi depositi di rifiuti.
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