Canta bene Maria, ma non si ama
La vita ultima di Maria Callas, reclusa a Parigi, senza
più “voce” per i troppi antidepressivi,
solitaria, capricciosa, con la coppia italiana, che si ascolta cantare
in un teatro vuoto le sue arie celebri, Bellini, Donizetti e Puccini soprattutto, al registratore. Intervallata da flashback dei momenti salienti della vita passata. Le
prime prove, il marito Meneghini, poco, i primi trionfi, e Onassis, soprattutto
Onassis. Scrive o ha scritto delle memorie, e evoca scene del passato.
Un film del genere bio, elegiaco, che mantiene le
promesse, a Maria si perdona, ma con strani alti e bassi. La storia con
Onassis, volgarissima, volgare lui volgare lei, la “passione della sua vita”, è
perfino ridicola: ridicolo è il primo approccio dell’armatore, brutto e
cattivo, nel fisico, nel linguaggio, nell’etica - come ci si innamora, come
poi il film pretende, di uno così? Una
scena funestata per di più da un finto ballo a un finto gala, nonché dal tic
alle palpebre che ogni tanto funesta irrefrenabile Angelina Jolie, l’interprete - specie col trucco anni 1950, con le lunghe ciglia finte. Ridicolo il movente: l’accettazione,
da parte di Meneghini, il marito fedele di Maria da lei non stimato, di una crociera
sul panfilo del riccastro. E poi niente, foto e videogiornali di archivio, di
lei bellissima, elegantissima, felicissima con Onassis, senza più cantare molto,
fino a che non le dicono che Onassis sposa o ha sposato la Kennedy. Scene da vedette di jet
set, come allora si diceva. Dopodiché si torna a Parigi.
C’è un po' di pettegolezzo (l’abominio della madre sfruttatrice,
un tentativo fallito di litigio con la sorella). E niente altro. Niente p.es.
sul suo riciclo, abbandonata da Onassis, all’“impegno” politico, passando per
una lunga stagione con Pasolini. E anche di Onassis
c’è poco, e non l’essenziale – nel film è troppo stupido, per essere arrogante.
Un tentativo di idealizzazione, mai un accenno all’opportunismo,
all’arrivismo poco mascherato, per quanto “giustificato” – le scene sono campi
di battaglia. Un tentativo di film di culto, ma svogliato, forse al montaggio,
forse alle riprese, forse nella progettazione (ideazione, sceneggiatura). È incredibile
che, con tute queste smagliature, si faccia vedere – prescelto per concorrere
al Leone d’oro, è stato visto molto, specie in Italia.
Pablo Larrain, Maria, Sky Cinema
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