E il vescovo disse: assolveteli tutti
Era
sfuggita, ma è grandiosa, epocale, l’intervista furibonda che l’altrimenti
anonimo arcivescovo di Milano Delpini ha chiesto e ottenuto di dare al “Corriere della sera” il
l8 agosto. Per dire, con brutalità gentilizia, patrizia, altro che “prete di
strada” come si vuole, due cose: «Ho
grande fiducia nella gente che lavora onestamente e che assume responsabilità
per il bene comune. Ho stima e fiducia nei magistrati che svolgono il loro
lavoro con coscienziosità e con la sincera ricerca della verità. Non di quelli
che cercano la ribalta della notorietà e l’effetto politico degli indizi,
piuttosto che la valutazione obiettiva dei comportamenti dei cittadini. Ho
stima e fiducia negli amministratori che assumono la responsabilità del bene
comune con onestà e intelligente lungimiranza. Ma non di quelli che
asserviscono il loro potere a interessi di parte o personali. Ho stima e
fiducia negli operatori della comunicazione che informano la gente con onestà
ed equilibrio. Ma non di quelli che fanno dell’informazione un’arma per
condannare, se non diffamare, con inappellabile severità, prima che le vicende
giudiziarie si concludano».
Qui la cosa inizia, brutale, e qui finisce – il resto è blabla, malgrado la fatica di Giampiero Rossi di fare sbottonare l’Eccellenza – una sola cosa
aveva da dire: liberateli tutti. Fatto.
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