Ombre - 785
Muti, sbalorditi
ha lasciato tutti la sentenza europea sugli immigrati – anche i giudici italiani
che si erano arrogati il diritto di decidere quale paese di provenienza dei
clandestini è democratico (a loro bastava un po’ di polemica anti-Meloni)? Un accertamento
che il giudice può fare solo nel processo, con le carte del ricorrente, l’immigrato
che resiste all’espulsione. Che è assurdo, una volta usciti dalla manfrina politica
– no alle espulsioni di Piantedosi, sì a quelle di Minniti.
Senza contare
i diversi gradi di giudizio – magari con la ripetizione.
Senza
contare la solita insufficienza degli organici: ci saranno 3-5 mila cause l’anno da
giudicare, più gli appelli.
Uno s’immagina
un giudice italiano, che normalmente non sa dove e cosa è la Calabria, o la
Lucania, discettare sulla Guinea-Bissau o Guinea-Conakry, o le Somalie, o i due Congo, o l’emirato di Kano
e Kaduna (è dura per i cristiani lì). E Timor Est? Non c’è il senso del
ridicolo, e questo è tragico. Siamo in una Italietta, in un’Europa improvvisamente
ignorante.
Nel
silenzio politico svetta un vescovo della Cei, Perego, che vuole gli immigrati tutti
perseguitati, al loro Paese e da Meloni. Un vero prete nel 2025, il tipo a cui
tutto scivola addosso. Parte di una chiesa da sempre bene informata sul mercato
dei nuovi schiavi, che non dice una parola.
In effetti, si rischia
il filofascismo, ma il discorso dei parenti delle vittime a Bologna, del loro presidente,
alla commemorazione è da politicante, da modesto funzionario politico. Da
copione, ma fuori posto e fuori tono. È bizzarra la mancanza di pietà dei parenti
di vittime eccellenti, che quindi ci ritroviamo alle celebrazioni. di Borsellino,
dello stesso Falcone – sembra che “ci marcino”.
Quanto ritegno invece
delle famiglie delle scorte, vittime anche loro, benché non illustri, o dei Morvillo, della giudice moglie di Falcone.
Perché
non si dovrebbe realizzare a Roma la seconda grande moschea, per l’area Sud-Est,
dopo quella. la più grande d’Europa, quarant’anni fa - coi fondi dell’Arabia Saudita,
patrono il solito Andreotti, cioè il Vaticano di Paolo VI – per Roma di Nord-Ovest? Perché,
finanziato a parole all’inizio dal Qatar, il progetto si rilancia con le “offerte
dei fedeli”. Mentre si tratta di promesse saudite. E l’Arabia Saudita, dopo
quarant’anni dallo sbarco nella città del papa, e malgrado la modernizzazione
in atto (le donne possono perfino guidare), non riconosce la libertà di culto –
niente preti.
È curioso
che si sottolinei come la condanna del gip a Milano non metta in discussione il
sindaco Sala, mentre non lo fa perché non ne era richiesto dalla Procura. Ma sottolineando
che “c’era un continuo conflitto d’interessi”, altrove detto inciucio, continuo,
cioè “metodo di lavoro”. E che le due decisioni più condannabili sono state prese
in consiglio comunale – col sindaco assente?
La giunta sapeva.
E anche il consiglio, che la “nuova urbanistica” ha votato. Quali che siano le
colpe, come si fa a dire che la Nuova Urbanistica milanese non è, non era, classista? A opera del Pd.
Meloni e
il suo partito, più ancora che il suo governo, hanno fatto di tutto per il Salva
Milano, e per Roma costituzionale, la quarta Repubblica italiana, con San Marino,
il Vaticano e l’Italia propriamente detta. Ma non sfonda a Roma, e non sfonderà
mai a Milano. Perché è di destra? No, perché non controlla gli appalti.
I settimanali
economici dei grandi quotidiani, specializzati in pagine sulle piccole e medie
aziende, quelle coi fatturati dai 10 ai 200 milioni, per allargare la lettura e
il plateau pubblicitario, s’illustrano con immagini femminili, piacenti
in qualche modo, comunque giovanili, di figlie o sorelle. Che si suppone non siano
le presidenti di parata inventate da Berlusconi al vertice dei gruppi di Stato.
Ci devono essere le quote rosa anche in famiglia, ai vertici delle aziende padronali.
Sperando che i doppi comandi in azienda funzionino.
Un incolpevole
Wesley, brasiliano, ventenne, un calciatore, arriva a Fiumicino alle sei di
mattina e trova ad aspettarlo un centinaio
di tifosi della Roma, che lo hanno aspettato nella lunga notte, agitando bandiere
e scandendo slogan. Lui non si scompone, dietro gli occhiali scuri, già all’alba.
Ma non sa che cosa lo aspetta. È così, non si sa che pensare di questa Roma Capitale
– e ora quasi repubblica autonoma.
Una
Imagine Foundation è stata creata da giornalisti e fotografi per insegnare ai
poveri del mondo le virtù della comunicazione. Ora è in Guinea-Conakry a insegnare
ai locali la simulazione di un’intervista con l’utilizzo degli smartphone per
riprese video. In un paese che è probabilmente quello messo peggio dell’Africa
– mai ripresosi dal leninismo di facciata (dittatura) professato a lungo dal suo
inventore Sékou Touré. È proprio vero che la cooperazione allo sviluppo è una
vacanza esotica per anime candide, europee e americane – ecco l'“Occidente”.
Nelle cronache
del consiglio comunale di Milano convocato per dibattere l’inchiesta giudiziaria,
manca l’essenziale. La seduta “drammatica” si conclude con pochi consiglieri
in aula, una quindicina. Non abbastanza per votare. Senza nemmeno una replica
del sindaco. È un consiglio convocato per fare da barricata alla Procura. Ben
fatto, però, furbo.
Bonariamente,
senza obiettare, gli Elkann, eredi Agnelli, pagano un miliardo e tre, un
miliardo e quattro di tasse inevase (evase). Su denuncia della madre. Si
tassano (alcune) persone bonariamente, e su denuncia di parte, niente
accertamenti. Sembra assurdo, ma forse non lo è.
Gli hanno
tolto l’abuso d’ufficio, si sono inventati l’“utilità non patrimoniale”.
Piuttosto che lavorare, i giudici farebbero qualsiasi cosa. E che di più facile
che prendersela con sindaci e assessori. Poiché la giustizia in Italia non si
può riformare, non sarebbe più semplice abolirla – non ci vuole uno Swift per
pensarci? Tanto non serve comunque a niente, e fa danni.
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