Hiroshima, gli effetti occultati della Bomba
Degli effetti della prima guerra atomica
si ebbe conoscenza solo un anno dopo i bombardamenti, con questo reportage del
1946 - che il settimanale riesuma per gli ottant’anni di Hiroshima e Nagasaki.
Si sapeva dei primi effetti come una qualsiasi esplosione, incendi, distruzioni,
morti, solo più potente. Non si sapeva o non si diceva degli effetti collaterali,
i numerosi tumori e altre infezioni, che causeranno nel tempo altrettanti morti,
dopo grandi sofferenze, che all’atto dell’esplosione, circa 120 mila subito e
circa 100 mila dopo.
La giornalista Jane Mayer ne spiega oggi
l’impatto: “Quando «Hiroshima» apparve, nel numero del 31 agosto 1946, fu lo
scoop del secolo: il primo resoconto schietto di un reporter americano dell’esplosione
nucleare che cancellò la città…. Il reportage di Hersey contribuì a
trasformare il New Yorker. «Hiroshima» segnò una nuova era, più
seria. Rivoluzionò anche il giornalismo…. fu un modello di quella che potremmo
definire l’esposizione etica, basata su un’informazione rigorosa e su dettagli
meticolosamente osservati”.
Resta, non detto, l’osceno dell’uso dell’atomica,
per una guerra già finita. Anche se, spiega Mayer, “la sincerità di Hersey ebbe un impatto sismico:
la rivista andò esaurita e una versione cartacea dell’articolo vendette milioni
di copie… Secondo gli storici militari il reportage di Hersey «non cambiò solo
il dibattito pubblico sulle armi nucleari, lo creò ». Fino ad
allora, il presidente Truman aveva celebrato l’attacco come un colpo da maestro
strategico, senza affrontare il costo umano. I funzionari minimizzarono
spudoratamente gli effetti delle radiazioni; uno di loro le definì un «modo
molto piacevole di morire». Hersey ruppe quella censura. Avvertì il mondo su
ciò che il governo degli Stati Uniti aveva nascosto”.
John Hersey, Hiroshima, August 23,
1946, “The New Yorker”, free from the archive (leggibile anche in italiano)
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