Rifugiati e non, per una revisione del diritto d’asilo
Un non simpatizzante, anzi, ma sicuro conoscitore
delle dinamiche dell’immigrazione selvaggia, finisce per dare ragione a Meloni. Direttore
da quindici anni dell’Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati, e già autore,
sempre per l’“Economist”, by invitation, dell’allarme “Il sistema
globale di asilo sta cadendo a pezzi”, comincia col riconoscere che “la domanda
popolare di robusti controlli di frontiera e di gestione ordinata dei flussi
sono ragionevoli…. Se le richieste (di asilo) sono esaminate bene e rapidamente,
con i richedenti bocciati rimandati subito a casa, i migranti avanno meno incentivi
a tentare la strada della richiesta di asilo, che deve essere riservata a chi
ne ha effettivamente bisogno”.
Su questo Grandi non ha dubbi. Come ora anche l’Unione
Europea. Dopo la lotta al “mercato degli schiavi”, sembra il background, all’immigrazione
selvaggia a opera di mafie libiche e turche, tentata da Meloni - per ora messa
in stand by dalle giudici bas-bleu. “In molti paesi”, lamenta
Grandi, “i sistemi di rimpatrio dei falsi richiedenti asilo sono inefficaci o
poco sostenuti”. Tra le tante soluzioni, “si provano accordi con paesi terzi per
trasferirvi i richiedenti asilo. Questi accordi sono stati contestabili, p.es.
la Gran Bretagna col Ruanda. “Ma con le giuste garanzie possono essere insieme
pratici e legali… Alcune richieste di asilo in Europa potrebbero anche essere
esaminate fuori dalla Ue – riducendo la possibilità per i falsi richiedenti
asilo di sparire (fra i paesi dell’Unione)”.
Bene anche i controlli in mare: “Altre misure
potrebbero includere il rafforzamento della ricerca, il salvataggio gli sbarchi sui canali
specialmente mortali, come nel Mediterraneo”.
Il problema per Grandi è però molto più ampio e più
grave di quanto le bas-bleu italiane pensino – o forse lo sanno,
ma “giocano all’opposizione”, a fare le partigiane. “Vie sicure e controllate di
accesso hanno un altro beneficio: bloccano i miliardi realizzati dalle bande criminali
e dai contrabbandieri di persone – trafficanti di morte. Nel decennio passato
34 mila persone che tentavano di raggiungere l’Europa via mare sono morte o scomparse.
E la cifra reale è sicuramente molto più alta”.
E tuttavia, “anche se le traversate via mare dominano l’informazione, la
maggior parte dei rifugiati vuole restare vicino casa”. Dei 31 milioni di
rifugiati sotto il mandato Unhcr, due terzi vivono in paesi vicino al loro. E i
tre quarti risiedono in paesi a medio o basso reddito, come Bangladesh, Ciad,
Iran, Turchia e Uganda” – e il commissario Onu, anche lui, dimentica il Libano,
che ha due milioni di profughi, “catalogati”, cioè riconosciuti, dalla Siria e
dalla Palestina, per una popolazione di cinque milioni e mezzo.
Filippo Grandi, How to fix an asylum system under
strain, “The Economist”
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