Un
calabrese di cinquanta e più, attore famoso, di molta esperienza, è preso in
giro da una sgallettata milanese che é solo piacente. Non c’entra nulla naturalmente,
né nel caso né in generale, la Calabria non può essere Milano. Di fatto. In
letteratura l’aneddoto andrebbe a parti rovesciate: la furba calabrese, l’imbranato
lombardo. Ma la storia reale è uno specchio della cosa.
“Ci dev’essere qualche motivo
psicanalitico se la capitale del Nord è da sempre comandata dai siciliani (da
Enrico Cuccia ai Ligresti a, oggi, i La Russa” – Michele Masneri, “Uomini miti
e cose. Il decennio che sconvolse Milano” (“Il Foglio”, 2-3 agosto). Peggio oggi,
col “romano”, in realtà siciliano, Caltagirone, che si compra Mediobanca e Generali
a prezzi di realizzo.
Dopo Bossi, si è messa all’ora
di Roma. I romani vi s’incontrano più dei pugliesi. Soprattutto a tavola, con
succursali, presunte, dei ristoranti romaneschi, “Testaccio”, “Rugantino”, “Bolognese”,
“Felice”,”Cacio e pepe”, “Volemose bene”, “Ai cocci”, “al balestraro”…
Non pianta alberi perché le radici
deteriorano il suolo – circolare della Sovrintendenza. Si piantano invece in terrazza.
A piazza San Babila gli alberi non sono stati ripiantati nella ristrutturazione
su ordine della Soprintendenza. Sulle terrazze che prospettano sulla piazza
invece è un proliferare di chiome. Anche il verde è per i ricchi.
Una organizzazione milanese per
il ricatto a Bova: una influencer, il suo pr, e un editore, per quanto screditato.
Una storia metropolitana. Che in Italia potrebbe, per es., ambientarsi a
Napoli. Forse più propriamente, almeno secondo la vulgata. Ma a Napoli ci sarebbe
voluta la camorra, un capo camorra.
Senza Milano non c’è l’Italia,
è l’argomentazione principe in questi giorni in cui Milano sembra al vertice della
corruzione. È anche una chiamata di correo, come fa il “Corriere della sera” con
una grande pagina: “Cosa non ha funzionato
a Milano… riguarda l’Italia tutta”. E perché? Se si ruba (conflitto d’interessi,
“scambio di utilità”) a Milano è colpa dell’Italia? In un certo senso sì, se l’Italia
è Milano.
Dice: a Milano non era
delinquenza. Erano grattacieli fatti passare per vecchi laboratori
ristrutturati. Furbo, certo, non è
stupido – la mafia è stupida, il Sud lo è, Milano no: sarà questa la grande differenza,
da antichi fan presi a calci sui denti da Bossi e Milano 1, non era
molti anni fa.
O anche,
per essere precisi. Sarà pure vero che a Milano non correvano “mazzette”, cioè
corruzione spicciola,
anche se qualcuno teneva in casa 200 mila euro. Alla Commissione Urbansitica gli architetti
che ne facevano parte potevano firmare progetti dispendiosi – e irregolari -
perché in commissione
si astenevano. È ipocrisia, ma da mafiosi, col codice in mano – è vero, come
farà il giudice a distare
le “utilità”?
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