Vite in maschera – o la valanga bio
“Biografo,
conosci te stesso!”, così Hermione Lee condensava la tesi di uno dei numerosi
libri del genere biografico che recensiva per la rivista nel 2001: “Quali sono
le tue motivazioni nella scelta del soggetto, quale posizione etica adotti, che
toni sceglierai?”.Qualche anno prima “John Updike aveva aperto la sua
riflessione sulla biografia letteraria con la domanda: «Perché ne abbiamo
bisogno?»”.
Una
riflessione curiosa ora che tutto è bio,
nel senso di vite delle persone illustri, specie al cinema e in tv. E in
letteratura con la dittatura del genere selfie
– specie dell’infanzia, che è facile da ricostruire, non oppone
resistenze. Siamo in epoca egotista, direbbe Stendhal, e la bio, altrui o
propria, è d’obbligo. E dunque?
Il
saggio resta ai margini, della biografia classica. Una sorta di scultura di un
personaggio. Molte per uno scrittore le motivazioni possibili per dedicarcisi – una forma, p,es., nuovissima è quella di
Carrère, che he esaltato la vecchia formula degli uomini non illustri,
“illustrandoli” lui, Limonov e Philip K. Dick.
Curiose
spesso anche le recensioni delle biografie. Bizzarre. All’uscita della prima biografia
di Georg Wilhelm Friedrich Hegel in inglese, un recensore Anthony Quinn poté ipotizzare
che il disinteresse per la vita del
filosofo fosse dovuto “al fatto che non sembra avere avuto un nome proprio
funzionante”. Una biografia di Mozart fu scritta, proclamò W.H.Auden nel 1965,
da «un pazzo anale»”. Oppure rivelatrici: “L’immagine folcloristica di Lincoln
che ara i campi e spacca le staccionate, coltivata tanto dal presidente quanto
dai biografi, James McPherson ha potuto spiegarla come “un simbolo potente di
ciò che gli americani vogliono credere sulla mobilità sociale, sull’opoprtunità
di progredire nella loro società”.
È
cambiato qualcosa col dilagare del genere bio?
“Traduttore traditore” pare amasse ripetere la regina Elisabetta - quella di
Shakespeare, che parlava l’italiano. E del biografo? Giù la maschera?
Lauren
Kane, Get a Life, “The New York
Review of Books”, gratuito online, leggibile anche in italiano, Fatti una vita)
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