lunedì 15 settembre 2025

Jolie alla Sergio Leone

Si comincia con “Trinità”, si continua con (un po’ di) “C’era una vota l’America” – sergioleonniano  anche il dècor, da produzione a basso costo: il paesaggio remoto è in Basilicata. Tre o quatro scene in tutto, il resto è tutto in interni. E poi purtroppo, per un’ora, si continua con un colloquio interminabile a due, tra la vittima, una bambina sfuggita al massacro ora cresciuta, Selma Hayek, e il ragazzo della posse di assassini rivoluzionari, che l’ha salvata.
L’ex ragazzo, ora quasi vecchio, Dmiàan Bichir, è l’unico sopravvissuto della posse assassina, gli altri sono stati uccisi, uno a uno. Ma lui non muore: alla fine della interminabile confessione-abiura è invitato a uscire e accompagnarsi alla vendicatrice. E qui il film finisce - almeno nella copia Sky, accorciata di una decina di minuti sui tempi della scheda (nel racconto su cui il film si basa, dice la scheda del libro, lei “invita uno stupito Tito in un albergo per fare l’amore, ritrovandosi ad assumere la stessa posizione rannicchiata che tanti anni prima l’aveva preservata dalla morte”).
Detto così, è un film da poco. Ma questo è un problema del racconto dallo stesso titolo su cui si basa, di Baricco. Che la regista ha ridotto e sceneggiato di suo – la produzione è italiana, a basso costo. Un racconto del 2002, col quale Baricco voleva fare tardivi conti col brigatismo, col delirio della “rivoluzione”. E li faceva anche male, spersonalizzando la storia tra persone e luoghi senza identità né personalità, una sorta di narrativa mondialistica - senza peraltro farne un racconto filosofico, sulla violenza rivoluzionaria. E invece Jolie supera questi handicap: i visi che ha scelto, i tempi, i colori, l’illuminazione, gli stessi dialoghi tengono su un racconto credibile.
A cinquant’anni, l’ex modella e diva sembra avere intrapreso una carriera alla Clint Eastwood, con all’attivo già una mezza dozzina di film da regista.
Angelina Jolie, Senza sangue, Sky Cinema, Now

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