Mercati record, a debito
Il Fondo Monetario calcola che manca
poco, qualche mese, per avere un debito pubblico globale pari al pil mondiale. L’ “Economist” calcola che
il debito pubblico dei Paesi ricchi (Ocse) sia al 110 per cento del pil degli
stessi Paesi. Il settimanale paventa una caduta nell’inflazione, per eccesso di
liquidità. Di fatto il debito pubblico è il cespite maggiore dell’ “industria”
finanziaria. Di risparmitori, investitori, fondi privati e pubblici, Stati, speculatori.
Una forza, quest’ultima,che da qualche tempo sembra spuntata, passiva. Ma ha il
potere di provocare uno sboom in un fiat.
Il debito non minaccia inflazione, prelude
a distruzioni – crac, catastrofi.
Al galoppo sfrenato è il debito americano,
il più grande del mondo, il secondo più grande rispetto al pil (primo viene il
Giappone, ma il debito giapponese è detenuto dai giapponesi, privati, fondi,
Banca del Giappone). Un anno fa le previsioni lo davano al 130 per cento del
pil nel 2030. Dopo dodici mesi la previsione si è allarmata: nel 2030 sarà al
143 per cento del pil. Da 25 anni, tra l’11 settembre e il covid, il debito Usa
si è raddoppiato rispetto al pil, dal 60 al 120 per cento.
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