Giuseppe Leuzzi
“Una banda di quattro ragazzi poveri ignoranti, che sapevano si e no scrivere il loro nome, senza la lingua, senza una famiglia, si è arricchita e ha tenuto in scacco la politica
e la polizia del paese più grande del mondo”, Nicholas Pileggi fa dire al suo Frank Costello, del
superfilm di Barry Levinson, “The Alto Knights - I due volti del crimine”. Con ragione – è un fatto.
La mafia in America, le mafie in America, italiana, irlandese, ebraica, si possono anche dire i “mercati” delle etnie escluse.
Nel gergo italo-americano di Frank Costello, nel film, l’autore della
storia e sceneggiatore Pileggi gli fa dire un paio di volte “protestanti”, con disprezzo, i suoi
nemici. Che è probabile “traduzione” nel doppiaggio di un wasp nell’originale, white anglo-saxon protestant, bianco, protestante e anglosassone. Ma è vero che i “non protestanti” non discriminavano fra
di loro – la moglie di Costello, bella e intelligenze, è di famiglia ebraica. Un legame invece
non era possibile con un\una wasp, neanche di bassa estrazione.
Tra due mondi, in nessun mondo
“Sono
Luca o Li Wei”, scrive un giovane cinese di Milano al “Quotidiano del Sud”, “sono
nato a Milano, da genitori cinesi, vivo in Calabria, sono no so che cosa” –
“non sono solo cinese, non sono solo italiano”. Che può essere un vantaggio, un
capitale, una ricchezza. Ma “a scuola mi hanno chiesto cento volte se so fare
il sushi. «No, quello è giapponese». Che poi: «Ah già, siete quelli degli involtini
primavera, del riso alla cantonese». No. Non si mangiano in Cina. Lo so,
shock”.
Scrittore
brillante, Luca o Li Wei: “Parlo tre lingue: mandarino, dialetto e sarcasmo. In
casa c’è mia madre che urla in cinese, mia zia in calabrese e io traduco in italiano
solo per insultare con precisione”. La zannella, il sarcasmo buono, è
del linguaggio calabrese.
Si
dice della misgenatinon che è l’impasto dell’umanità, sempre si è
vissuti mescolati, famiglia, etnie, culture, “razze”. Ma è vero che sentirsi dire a Parigi, “lei
non sembra italiano”, e a Firenze “lei
non sembra calabrese”, che si vogliono complimenti, per dire che si è
“dirazzati” al meglio, questo non consola, e un po’ irrita. Perché, bene o
male, uscire dalla tana non è per rivalsa, è anzitutto un atto di curiosità,
anche la ricerca di qualcosa che nella tana non si voleva o non si trovava.
È
che nell’ipotesi migliore l’emigrazione, sia pure solo fisica e non mentale,
non aiuta. Cioè sì, si beneficia di una molteplicità (duplicità) di culture, ma
da estranei. D a visitatori, da ricercatori anche, professione nobile, ma in
solitario e per se stessi. Senza il sostegno comunitario, di linguaggio, di mentalità
– senza riconoscimento. Senza beneficio per il nostos, il ritorno, se
non come vacanza – il ritorno definitivo, si vede dai pochi coetanei che lo
hanno praticato alla pensione, è di un isolamento totale, una inutile frustrazione.
E senza cattiveria, un disastro che è nelle cose.
Le tasse sulle case abbandonate
“«Nel
2022 economia in nero a quota 180 miliardi», calcola il Mef, ministero dell’Economia
e delle Finanze” - “Il Sole 24 Ore”. La calcola in 182,6 miliardi per l’esattezza,
ma si sa come di fanno questi conti, per approssimazione. Tra sotto dichiarazioni
e lavoro irregolare, stimati.
Una
valutazione in calo, ma che vale sempre il 9,1 per cento del pil. Era il 9,7 per
cento nel 2019, il 10,8 nel 2011.
È in
nero l’economia del Sud? Oppure: quanta parte del nero è al Sud? Il Mef non lo
dice.
Tutte
le occasioni e esperienze di spesa al Sud dicono di una puntigliosa “regolarità”
del commercio al Sud, anche del più piccolo esercizio del più remoto paese – lo
scontrino fiscale è imposto. Mentre tutte – più o meno, quasi tutte – le prestazioni
d’opera son brevi manu: in contanti, esenti Iva,
esentasse.
Una
sola cifra il Mef dà localizzata, dove calcola il tax gap dell’Imu – lo scostamento tra quanto si dovrebbe sugli estimi catastali
e quanto è stato pagato. Il tax gap nazionale è del 20,8 per
cento: un euro non pagato, più o meno, ogni cinque dovuti. A Sud è di un terzo,
un euro non pagato ogni tre dovuti. In quest’ordine: Basilicata 30,1 per cento,
Sicilia 37,2, Campania 33,8, Calabria 39,2. Ma sono regioni di forte emigrazione,
per cui la proprietà è solo teorica, per immobili abbandonati o comunque non
utilizzati.
Gli
uffici fiscali naturalmente non ragionane che di tasse. Ma una finestra non
volendo aprono su una realtà che è una specificità dell’Italia, gli abbandoni.
Dei borghi, in tutto o in larga parte. Di cui si parla, ma solo a proposito dell’Appennino
– e più in particolare dell’Appennino tosco-emiliano. Mentre è un problema generale,
e di più meridionale. Se non altro per lo spreco, per aggiornare la questione,
o consumo del territorio.
Con
problemi anche pratici, oltre che fiscali: quando un Comune rifà la rete
idrica, o fognaria, deve tenere conto delle case e i quartieri abbandonati –
o, peggio ancora, semi-abbandonati?
Mastella e la giustizia napolitana
Sul referendum giustizia scende in campo
anche Mastella. Che è stato anche ministro della Giustizia, a capo di un suo partito,
uno dei suoi tanti - dopo avere fatto il segretario, geniale, di De Mita. E,
curioso, uno dei primi post di questo sito è stato, nel 2007, “Mastella sfida
la giustizia Napolitana”
http://www.antiit.com/2007/09/mastella-de-magistris-un-campano-contro.html
Mastella, ministro della Giustizia, il Beneventano nella onomastica del suo amico-nemico De Luca,
longobardo quindi di origine, sfidava i tanti giudici napoletani che facevano
la giustizia, a Napoli e in Italia. De Magistris, Woodcock, Beatrice, il pm di
“Gomorra” e, con Mancuso, di Moggi, Miller, Palazzi, D’Ambrosio, Borrelli,
Greco, Boccassini, Guariniello, Ormanni, eccetera, “inflessibili, fantastici,
imprevedibili”, argomentava il post – E non c’era ancora stata la tempesta del
2008, con l’arresto della moglie di Mastella, presidente del consiglio regionale
Campania, e l’indagine a carico dello stesso Mastella, disposti dal Procuratore
di Santa Maria Capua Vetere Mariano Maffei (un’accusa poi dissoltasi nel nulla, dopo una decina di anni, e la fine della politica per Sandra Lonardo Mastella).
Forse per una questione di campanile, uno di
Benevento non sopportando “la strafottenza napoletana”. Ma “si agita(va)
perché, tra intercettazioni, missioni, consulenze milionarie e testimoni illustri
a centinaia i suoi corregionali gli prosciuga(va)no le scarse risorse del ministero”.
Cronache della differenza: Calabria
Nel
nome di Charlie Kirk, il giovane attivista evangelico americano assassinato subito
nasce a Reggio una Associazione Charlie Kirk. Fondata da Massimo Ripepi, massimo
esponente della destra politica, che, si scopre nell’occasione, ha il titolo di
pastore e gestisce una comunità evangelica. Che dev’essere vero: al varo dell’Associazione
partecipano due influenti personalità dell’evangelismo americano, George Roller
e Frank Pesce.
Uno
dei blocchi trumpiani più solidi, gli evangelici americani sono anche sionisti,
più dei sionisti ebrei – per loro Israele è la Bibbia. La Calabria è sempre
stata terreno fertile per quelle che una volta si chiamavano le sette.
.
Una biografia, infine, di Antonio
Jerocades, il rivoluzionario di Parghelia (Tropea) a fine ‘700, personaggio di
rilievo a Napoli, benché negletto dalle storie, e inquietante. La bio ne documenta
il massimalismo, tra un viaggio e l’altro dai parenti a Marsiglia, cioè a fonti
primarie della massoneria. A ogni piega delle riforme prima, di Tanucci e
successori, e poi, dopo il 1789, della rivoluzione, chiede, propone e impone
sempre di più. Fino alla sconfitta, rovinosa, ma non per lui.
Un personaggio, molto individuato,
ma di psicologia non particolare, si direbbe anzi sociale.
La malfamata sanità calabrese,
sottratta ai commissari pensionati di lusso, sarà la prima a offrire lo psicologo
a scuola. Il “disagio psichico” connesso alla crescita è stato riconosciuto, un
test di accettazione si sarebbe fatto che ha registrato 6 ragazzi su 10
interessati. I problemi non mancavano, qui come altrove: bullismo, cyberbullismo,
cattiva nutrizione, dipendenza dai social. E la Regione ha creato la professione,
col Fondo sociale europeo: 45 psicologi assistono 285 scuole.
“In questa
provincia”, Reggio Calabria, cioè la Calabria che sta visitando, “che pure fa
parte di un paese famoso per le sue melodie, per i suoi suoni morbidi e suadenti,
per i suoi deliziosi canti popolari ma anche per le sue belle voci e i suoi
eccellenti cantanti, non mi è mai capitato di sentire una bella voce o un canto
popolare melodioso”. Il nobile viaggiatore austriaco Friedrich Werner van
Oestéren, che annota la mancanza in fine al suo resoconto di viaggio del 1908,
“Povera Calabria”, la dice “colpa della razza, del sangue arabo”. Se non che oggi la musica pop è prevalentemente
al modo arabo della melopea – van Oestéren si cautelava: “Voci profonde, rotte,
e melodie orientaleggianti, monocordi, povere di suoni”.
Nicholas Pileggi,
lo scrittore (soggettiste e sceneggiatore di Scorsese, “Quei bravi ragazzi”, “Casino”),
calabrese di origine, fa fare giustizia, con l’ironia, con la beffa, della mafia
americana a Frank Costello, altro calabrese di origine. Insieme fanno giustizia
in particolare di Vito Genovese, napoletano, e quindi prepotente – specie con e
sui calabresi.
Soprattutto questo
Costello di “The Alto Knights - I cavalieri del crimine”, quello di Pileggi, è
di instancabile humour. Quasi fosse una cifra del linguaggio, anche se parla
inglese, anche davanti a una commissione d’inchiesta del Senato che lo mette in
difficoltà. Anche questa è una certificazione d’origine: la zannella
soprattutto. Una corazza - con l’ironia non si è mai perdenti, neanche nella
sconfitta.
Il giudice Gratteri va in tv e difende la non separazione delle carriere
col giudice Falcone: “Era contrario”, esordisce trionfale, agitando sul cellulare
un’intervista del 25 gennaio 1992. Intervista inventata – Falcone era
favorevole, l’aveva spiegato in un’intervista a “la Repubblica”, il 3 ottobre 1991
(all’indimenticato Pirani), quando ne parlava Craxi. Si può sbagliare. Ma Gratteri
cita il falso con prosopopea, un giudice in Calabria è di rispetto. Per lo
stesso motivo “’un sta a spacca’ ‘r capello”, come dicono a Roma.
Gratteri si giustifica poi spiegando che la falsa intervista del giudice Falcone gli era stata inoltrata “da persone serie, persone autorevoli dell'informazione”. Una provocazione? La mafia anche a “La 7”, la sua televisione?
leuzzi@antiit.eu
Nessun commento:
Posta un commento