L’arte senza l’artista
La Quadriennale romana è organizzata quest’anno per
forme espressive. Non più per tendenze o “manifesti”, e naturalmente nemmeno per
autore – gli autori esemplificano una delle forme espressive prescelte. L’autoritratto
(a soggettività). L’autorappresentazione (della realtà: una lettura che è una forma
di socialità – dove l’io non prevarica ma sintetizza “generi, etnie, nazionalità
e classi sociali”, spiega Bonami, il curatore, collegandolo al bantù ubuntu,
“io sono perché tu sei”.
“Il tempo delle immagini” visita l’arte “nella “inondazione
di foto, selfie, meme, scheenshot, gif, reel, stories che sommergono la nostra
vista”. La sezione più evocativa – più godibile anche. L’ultima sezione, “Senza
titolo”, è libera, atematica.
La Quadriennale è una officina più che una celebrazione
dell’arte contemporanea da qualche anno, dal rilancio dieci anni con la
gestione di Franco Bernabé. E tuttavia la personalità di artista è, dove c’è, ancora
il suo forte – come lo è del mercato dell’arte. La parallela evocazione della Quadriennale
1935 può esibire una trentina di nomi già “classici”: Luigi Bartolini, Mario
Broglio, Cagli, Capogrossi, de Chirico, de Pisis, Leonor Fini, Carlo Levi,
Longanesi, Mafai, Marini, Martini, Morandi, Prampolini, Scipione, Severini, Sironi….
L.M.Barbero -
F.Bonami - E.Mazzonis di Pralafera - F.Stocchi - A.Troncone, Fantastica.
18ma Quadriennale d’arte, Roma, Palazzo delle Esposizioni
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