giovedì 27 novembre 2025

L’Europa corre alla fine dello Stato sociale

Troppi impegni eccezionali, troppo debito, poca o nulla intelligenza dei fatti correnti, l’Europa corre alla fine dello Stato sociale (sanità, pensioni), per eccesso di indebitamento. Detto così, sembra un’analisi affrettata, o un giudizio allarmistico. Invece è l’esito di una delle solite analisi spassionate del Fondo Monteario.
Un giudizio allarmato, sì, ma dopo una analisi accurata dello stato dell’Europa oggi, economico e politico. Allarmato per l’inerzia che caratterizza l’Europa in questa contingenza per molti aspetti delicata, di fenomeni incidentali e altri di lungo periodo: la concorenza americana, oltre che asiatica, le guerre in Ucraina e in Palestina, il crollo demografico, il debito crescente. Nella sintesi degli autori dell’indagine:
“L'Europa ha gestito shock importanti, ma la crescita sta rallentando, i guadagni delle esportazioni stanno invertendo la rotta a causa dei dazi e i mercati obbligazionari riflettono rischi crescenti. I tagli dei tassi di interesse e l’aumento della spesa pubblica, inclusa la difesa, non hanno stimolato la domanda privata. Il divario di produttività con gli Stati Uniti rimane ampio e le riforme strutturali sono in ritardo. Le priorità nazionali e la lentezza del processo decisionale della UE ostacolano una più profonda integrazione dei mercati dei capitali, del lavoro e dei prodotti. Senza una crescita più forte e un consolidamento fiscale, il debito medio europeo potrebbe raggiungere il 130 per cento del pil entro il 2040, richiedendo un significativo aggiustamento fiscale (un aumento della fiscalità, n.d.r.)….
La ripresa “dipende da urgenti riforme strutturali”. Le più importanti: 1) smantellare la frammentazione del mercato e semplificare la regolamentazione per stimolare gli investimenti; 2) adottare “un processo decisionale più agile”.
Allarmi noti da un paio d’anni, dal “piano Draghi”. Ma giustificati in dettaglio.
Fra le note aggiuntive, settoriali, una su “come può l’Europa pagare per cose che non può permettersi?” – la “crisi fiscale” potrebbe allargarsi a tutto lo “Stato sociale”, sanità e pensioni:
“L’Europa si trova ad affrontare pressioni fiscali scoraggianti derivanti sia dalle nuove priorità politiche (ad esempio, difesa, sicurezza energetica), sia dai crescenti costi dell'invecchiamento della popolazione (pensioni, assistenza sanitaria) e dall’aumento degli interessi su un debito già elevato. Senza un’azione politica tempestiva, i livelli del debito pubblico potrebbero più che raddoppiare per la media dei paesi europei nei prossimi 15 anni. Ciò potrebbe far salire i tassi di interesse, rallentare una crescita economica già lenta e minare la fiducia dei mercati.
“Sia riforme strutturali che il consolidamento fiscale saranno necessari per realizzare il difficile aggiustamento politico”. Che si può ipotizzare per un terzo realizzato attraverso una serie di riforme moderate e per due terzi mediante il consolidamento del debito. Per i paesi ad alto debito, tuttavia, questo pacchetto di politiche sarebbe probabilmente insufficiente per affrontare la sfida fiscale, non lasciando altra scelta se non una riconsiderazione più approfondita della portata dei servizi pubblici e del contratto sociale per colmare il divario”. 
International Monetary Fund, Overcoming Europe’s Policy Drift - How Can Europe Pay for Things That It Can’t Afford?, free online (leggibile anche in italiano, Superare la deriva politica dell’Europa - Come può l’Europa pagare per cose che non può permettersi?)

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