L’Europa corre alla fine dello Stato sociale
Troppi impegni eccezionali, troppo debito, poca o nulla
intelligenza dei fatti correnti, l’Europa corre alla fine dello Stato sociale
(sanità, pensioni), per eccesso di indebitamento. Detto così, sembra un’analisi
affrettata, o un giudizio allarmistico. Invece è l’esito di una delle solite
analisi spassionate del Fondo Monteario.
Un giudizio allarmato, sì, ma dopo una analisi
accurata dello stato dell’Europa oggi, economico e politico. Allarmato per l’inerzia
che caratterizza l’Europa in questa contingenza per molti aspetti delicata, di
fenomeni incidentali e altri di lungo periodo: la concorenza americana, oltre
che asiatica, le guerre in Ucraina e in Palestina, il crollo demografico, il
debito crescente. Nella sintesi degli autori dell’indagine:
“L'Europa ha gestito shock importanti, ma la crescita
sta rallentando, i guadagni delle esportazioni stanno invertendo la rotta a
causa dei dazi e i mercati obbligazionari riflettono rischi crescenti. I tagli
dei tassi di interesse e l’aumento della spesa pubblica, inclusa la difesa, non
hanno stimolato la domanda privata. Il divario di produttività con gli Stati
Uniti rimane ampio e le riforme strutturali sono in ritardo. Le priorità
nazionali e la lentezza del processo decisionale della UE ostacolano una più
profonda integrazione dei mercati dei capitali, del lavoro e dei prodotti.
Senza una crescita più forte e un consolidamento fiscale, il debito medio
europeo potrebbe raggiungere il 130 per cento del pil entro il 2040,
richiedendo un significativo aggiustamento fiscale (un aumento della fiscalità,
n.d.r.)….
La ripresa “dipende da urgenti riforme strutturali”. Le
più importanti: 1) smantellare la frammentazione del mercato e semplificare la
regolamentazione per stimolare gli investimenti; 2) adottare “un processo
decisionale più agile”.
Allarmi noti da un paio d’anni, dal “piano Draghi”. Ma
giustificati in dettaglio.
Fra le note aggiuntive, settoriali, una su “come può
l’Europa pagare per cose che non può permettersi?” – la “crisi fiscale” potrebbe
allargarsi a tutto lo “Stato sociale”, sanità e pensioni:
“L’Europa si trova ad affrontare pressioni fiscali
scoraggianti derivanti sia dalle nuove priorità politiche (ad esempio, difesa,
sicurezza energetica), sia dai crescenti costi dell'invecchiamento della
popolazione (pensioni, assistenza sanitaria) e dall’aumento degli interessi su
un debito già elevato. Senza un’azione politica tempestiva, i livelli del
debito pubblico potrebbero più che raddoppiare per la media dei paesi europei
nei prossimi 15 anni. Ciò potrebbe far salire i tassi di interesse, rallentare
una crescita economica già lenta e minare la fiducia dei mercati.
“Sia riforme strutturali che il consolidamento
fiscale saranno necessari per realizzare il difficile aggiustamento politico”.
Che si può ipotizzare per un terzo realizzato attraverso una serie di riforme
moderate e per due terzi mediante il consolidamento del debito. Per i paesi ad
alto debito, tuttavia, questo pacchetto di politiche sarebbe probabilmente
insufficiente per affrontare la sfida fiscale, non lasciando altra scelta se
non una riconsiderazione più approfondita della portata dei servizi pubblici e
del contratto sociale per colmare il divario”.
International Monetary Fund, Overcoming Europe’s
Policy Drift - How Can Europe Pay for Things That It Can’t Afford?, free online
(leggibile anche in italiano, Superare la deriva politica dell’Europa - Come
può l’Europa pagare per cose che non può permettersi?)
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