Se Israele non minaccia ma è sotto attacco
“Lo
sfruttamento delle sofferenze degli ebrei” è il sottotitolo. Lo sfruttamento da parte di Israele - con Netanyahu ma anche prima. Si penserebbe un pamphlet politico, ma
è un libro di storia. Di uno storico e politologo americano, ebreo, figlio di
ebrei del ghetto di Varsavia, rinchiusi ad Auschwitz ma sopravvissuti fino alla
liberazione, che traccia la deriva dello
stato d’Israele verso un nazionalismo identitario e imperialista, coloniale.
Strumentalizzando l’Olocausto con cinismo politico, a scudo della sua
intoccabilità. Come? Alimentando l’allarme per la sua propria scomparsa, per la
scomparsa d’Israele come già dell’ebraismo al tempo di Hitler.
Finkelstein
è indesiderato in Israele da una ventina d’anni. Quelli di Netanyahu e
all’incirca da quando ha pubblicato questo libro. Che si impone ancora adesso per
una novità prima sottostimata: l’allineamento sulle posizioni dell’Israele di
Netanyahu delle associazioni sioniste della diaspora, prima benevolenti ma
critiche. Passa il messaggio che ne va dell’esistenza di Israele, anche se
Israele si espande e si rafforza, ed è sempre avamposto dell’Occidente, parte
avanzata e protetta degli Stati Uniti e dell’Europa.
Norman
G. Finkelstein, L’industria
dell’Olocausto, Bur, pp. 384 € 13
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