L’Europa deve unirsi o sparirà
“L’Europa è stata forgiata dalla crisi”, come disse
Jean Monnet, uno dei suoi fondatori, e anche oggi la crisi è grave, per “l’interconnessione
di tre dimensioni: geopolitica, economica e istituzionale”. Una sfida totale:
“geopolitica” significa il suo isolamento, di fronte all’America - che non è
“l’America di Trump”, non è una folata di vento pazzo, è un modo di essere e di
porsi, concorrenziale. L’Europa è sola, contro tutti – come tutti. “È” anche in “una crisi che non può essere risolta
solo con nuovi prestiti,”, come dopo il covid, e poi per la NextGeneration e ora
per il riarmo, “o con una valanga di nuove regole da Bruxelles” – sottinteso:
come si è provato con le grandi corporation
americane del web, della comunicazione.
Dopo Draghi e con più insistenza, se possible, il Fondo Monetario insiste – per impulso della
direttrice, la bulgara Kristalina
Georgieva? - a spiegare in vari modi che
senza l’integrazione finanziaria e politica l’Unione Europea ha esaurito la sua
funzione propulsiva. È un mercato comune, poco di più per via della moneta, gli
Stati membri lasciando soli (perfino la trattativa con gli Stati Uniti sui dazi
lo comprova) nell’agone internazionale –
nei mercati e nelle geopolitiche. Dall’immigrazione ai rapporti commerciali e a
quelli militari.
Simon Nixon, Europe’s
Future Hinges on Greater Unity, Imf “F&D”, Finance&Development
(leggibile anche in italiano, Il futuro
dell’Europa dipende da una maggiore unità)
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