L’offensiva cinese 2.0
“La
prima volta che la Cina ha sconvolto l’economia statunitense, tra il 1999
e il 2007, ha contribuito a cancellare quasi un quarto di tutti i posti di
lavoro nel settore manifatturiero statunitense. Ondate di beni a basso costo
provenienti dalla Cina hanno fatto implodere le fondamenta economiche di luoghi
in cui la manifattura era la principale attività”. Attività perse per sempre.
Ma in tutti gli Stati Uniti situazioni simili si sono prodotte, per setori di
attività, “in decine di settori ad alta intensità di manodopera: tessile,
giocattoli, articoli sportivi, elettronica, plastica e ricambi auto”. Poi,
“intorno al 2015, lo shock ha smesso
di crescere. L’occupazione nel settore manifatturiero statunitense è
rimbalzata, crescendo sotto la presidenza di Barack Obama, del presidente Trump
al suo primo mandato e del presidente Biden”.
Perché il nuovo allarme? “Allora non potevamo competere con
Temu per le scarpe da tennis, o assemblare AirPods”. O competere su tutto: “Si
stima che la forza lavoro manifatturiera cinese superi di gran lunga i 100
milioni, rispetto ai 13 milioni americani. È al limite dell'illusione pensare
che gli Stati Uniti possano – o addirittura vogliano – competere con la Cina sulle scarpe da tennis. Ma ora la Cina in molti
settori avanzati sta passando “da sfavorita a favorita. Oggi sta contestando
aggressivamente i settori innovativi in cui gli Stati Uniti sono da tempo
leader indiscussi: aviazione, intelligenza artificiale, telecomunicazioni,
microprocessori, robotica, energia nucleare e da fusione, informatica
quantistica, biotecnologie e farmaceutica, solare, batterie”. E aggressiva su
tutti i mercati, Africa, America Latina, Sud-Est asiatico, e sempre più Europa
Orientale. E “Nella ricerca d’avanguardia, la Cina spesso supera gli Stati
Uniti con un margine sostanziale”.
In forma di
“opinione”, i due economisti richiamano e spiegano in dettaglio la scena di fondo dell’attuale
round di negoziati commerciali con la
Cina. Da “esperti”, dice il giornale, studiosi accademici di fatto. E
nient’affatto persuasi dalla controffensiva di Trump, dalla “filosofia”
nazionalistica MAGA.
Gordon Hanson,
We Warned About the First China Shock.
The Next One Will Be Worse, “The New York Times”, 14 luglio 2025 (leggibile
anche in italiano, Avevamo previsto il
primo shock cinese. Il prossimo sarà peggiore)
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