Toccherà rifare il “Viaggio” di Céline
L’amministratore delegato e direttore editoriale di
Adelphi analizza “Londra”, il corposo inedito ricomparso “un po’ misteriosamente
una sessantina di anni dopo la morte dell’autore”. Per cercare di datarne la scrittura.
“Il coro degli studiosi, con rare eccezioni, è unanime: Guerra e Londra”, due degli inediti fatti ritrovare
tre anni fa e già pubblicati, “sono stati scritti tra il ’34 e il ‘35”. Tra i due
grandi romanzi di Céline, dopo il “Viaggio al termine della notte” e prima di “Morte
a credito”. Colajanni non ne è convinto. Basandosi sulla corrispondenza, e sulla
mole del lavoro, spiega persuasivamente che i due testi dovevano fare parte del “Viaggio”,
ma poi sono rimasti fuori. Per motivi che non sappiamo. Anche se con probabili
rilavorazioni successive.
Un riesame che Colajanni basa sulla corrispondenza.
Ci sarebbero altri elementi, si può aggiungere, stilistici e (orto)grafici, per una diversa, più probabile,
datazione. Resta il fatto che “Céline a quei
manoscritti teneva moltissimo, e ha continuato a rimpiangerli per tutta la vita”.
Un saggio alla fine più complesso e ambizioso che la
datazione degli inediti. L’intervento su “Londra” porta a un riesame del “Viaggio”,
del progetto e della scrittura del “Viaggio”, l’opera prima (in realtà no, ma è questione complessa) e più importante di
Céline. Colajanni ne avvia la rilettura. E individua, attorno al “Viaggio”, una
sorta di “ciclo di Bardamu”, il nome diminutivo, ironicamente spregiativo, che
lo scrittore si dà nel primo ciclo di narrazioni, nei primi anni 1930.
Roberto Colajanni, I castelli in aria di Céline,
“La Lettura” 16 novembre 2025
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