giovedì 27 novembre 2025
A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (615)
Ma è una festa triste quest’anno, avendo letto ieri, riletto, la storia della brigata Catanzaro, come fu decimata dai carabinieri, su ordine dello Stato maggiore, italiano. Non se ne parla, e non è un bene, anzi fa male.
L’Europa corre alla fine dello Stato sociale
Troppi impegni eccezionali, troppo debito, poca o nulla
intelligenza dei fatti correnti, l’Europa corre alla fine dello Stato sociale
(sanità, pensioni), per eccesso di indebitamento. Detto così, sembra un’analisi
affrettata, o un giudizio allarmistico. Invece è l’esito di una delle solite
analisi spassionate del Fondo Monteario.
Un giudizio allarmato, sì, ma dopo una analisi
accurata dello stato dell’Europa oggi, economico e politico. Allarmato per l’inerzia
che caratterizza l’Europa in questa contingenza per molti aspetti delicata, di
fenomeni incidentali e altri di lungo periodo: la concorenza americana, oltre
che asiatica, le guerre in Ucraina e in Palestina, il crollo demografico, il
debito crescente. Nella sintesi degli autori dell’indagine:
“L'Europa ha gestito shock importanti, ma la crescita
sta rallentando, i guadagni delle esportazioni stanno invertendo la rotta a
causa dei dazi e i mercati obbligazionari riflettono rischi crescenti. I tagli
dei tassi di interesse e l’aumento della spesa pubblica, inclusa la difesa, non
hanno stimolato la domanda privata. Il divario di produttività con gli Stati
Uniti rimane ampio e le riforme strutturali sono in ritardo. Le priorità
nazionali e la lentezza del processo decisionale della UE ostacolano una più
profonda integrazione dei mercati dei capitali, del lavoro e dei prodotti.
Senza una crescita più forte e un consolidamento fiscale, il debito medio
europeo potrebbe raggiungere il 130 per cento del pil entro il 2040,
richiedendo un significativo aggiustamento fiscale (un aumento della fiscalità,
n.d.r.)….
La ripresa “dipende da urgenti riforme strutturali”. Le
più importanti: 1) smantellare la frammentazione del mercato e semplificare la
regolamentazione per stimolare gli investimenti; 2) adottare “un processo
decisionale più agile”.
Allarmi noti da un paio d’anni, dal “piano Draghi”. Ma
giustificati in dettaglio.
Fra le note aggiuntive, settoriali, una su “come può
l’Europa pagare per cose che non può permettersi?” – la “crisi fiscale” potrebbe
allargarsi a tutto lo “Stato sociale”, sanità e pensioni:
“L’Europa si trova ad affrontare pressioni fiscali
scoraggianti derivanti sia dalle nuove priorità politiche (ad esempio, difesa,
sicurezza energetica), sia dai crescenti costi dell'invecchiamento della
popolazione (pensioni, assistenza sanitaria) e dall’aumento degli interessi su
un debito già elevato. Senza un’azione politica tempestiva, i livelli del
debito pubblico potrebbero più che raddoppiare per la media dei paesi europei
nei prossimi 15 anni. Ciò potrebbe far salire i tassi di interesse, rallentare
una crescita economica già lenta e minare la fiducia dei mercati.
“Sia riforme strutturali che il consolidamento
fiscale saranno necessari per realizzare il difficile aggiustamento politico”.
Che si può ipotizzare per un terzo realizzato attraverso una serie di riforme
moderate e per due terzi mediante il consolidamento del debito. Per i paesi ad
alto debito, tuttavia, questo pacchetto di politiche sarebbe probabilmente
insufficiente per affrontare la sfida fiscale, non lasciando altra scelta se
non una riconsiderazione più approfondita della portata dei servizi pubblici e
del contratto sociale per colmare il divario”.
International Monetary Fund, Overcoming Europe’s
Policy Drift - How Can Europe Pay for Things That It Can’t Afford?, free online
(leggibile anche in italiano, Superare la deriva politica dell’Europa - Come
può l’Europa pagare per cose che non può permettersi?)
mercoledì 26 novembre 2025
Tokyo dice Cina per non dire riarmo
Il militantismo anticinese di Sanae Taichi,
primo gesto della premier giapponese appena eletta, si riallaccia al riarmo variamente
decretato nel dodicennio di premierato di Shinzo Abe. Un riarmo anche nucleare,
con la possibilità di operare anche fuori ai confini nazionali, dichiaratamente
anti-cinese – decretato per contrastare la bellicosità della Corea del Nord e
il riarmo cinese. La Cina è dunque il fronte più impegnativo della politica militare
giapponese.
Il militantismo non ha però scalfito i
legami economici. Non per ora. La Cina resta il principale partner commerciale
del Giappone – il secondo mercato per le esportazioni e il primo per le importazioni.
E il Giappone è il secondo o terzo maggior mercato di esportazioni della Cina,
dietro agli Stati Uniti e, qualche anno, alla Corea del Sud. Nel 2024 gli scambi
sono ammontati in totale a 308 miliardi di dollari.
Contro le iniziative pro-Taiwan della premier
Taichi, Pechino ha messo ora il Giappone al primo posto tra i paesi sconsigliati
ai suoi turisti. Il turismo cinese è al primo posto in Giappone, per numero e
per spesa.
I mercati non credono a una riduzione
sensibile dei rapporti. Il militantismo anti-cinese di Abe e Taichi sarebbe a
copertura del riarmo giapponese. Deciso e perseguito come disegno autonomo –
parte della rinnovata assertivenes nipponica nel Pacifico. La disputa sulle
isole Senkaku, nel mar Cinese Orientale, è di minore importanza di quella sulle
isole Kurili, che vede il Giappone in lite con la Russia senza particolare
animosità.
L’Italia invisibile in mostra
Una passeggiata tra le sorprese. Non il capolavoro perduto-e-ritrovato,
una serie di oggetti e opere, di vario genere, uso, materiale, dal camiciotto di
fili colorati alla statua neoclassica, di valore semplicemente storico e\o
artistico, di ogni angolo d’Italia, restaurati, e portati a Roma per la visibilità,
per farli vedere. Un’occasione per vedere opere altrimenti poco fruibili,
disperse come sono per siti archeoigici, chiese, musei diocesani, parrocchie, conventi,
musei municipali. Con qualche “macchina”
anche: una bicicletta in legno, di metà Ottocento, o il sistema planetario tascabile,
in boccia, di fine Ottocento. Molti gli oggetti, sparsi tra le pitture, di
varia dimensione, e qualità.
Molti reperti sono definiti salvataggi. Lasciando
presumere che siano stati restaurati sui fondi della banca per politiche di
scambio – sindaci, assessori, notabili possono essere noiosi\utili. Lasciano
cioè supporre che ci sarebbe stato di meglio da restaurare. E tuttavia, messe
assieme, danno un’impressione durevole di qualità, oltre che di sorpresa -
117 opere in mostra sono un numero considerevole. Tanto più da apprezzare in un
sito e per un tempo che le sottrae all’invisibilità, non sapendosene l’esistenza,
in luoghi poco frequentati.
Una conferma, anche, che la persistenza, che caratterizza
l’Italia, anche quella contemporanea, più dell’innovazione, è ancora un buon
metodo e modo di essere.
Grande lavoro anche burocratico suppone la mostra, di
superamento delle burocrazie. Da parte di Banca Intesa, che i restauri ha dovuto
negoziare con 51 “enti di tutela”. E da parte degli organizzatori, per rincorrere
le opere in mostra tra 67 enti proprietari– i “ringraziamenti” vanno a un
migliaio di persone.
Intesa Sanpaolo-Ministero della Cultura, Restituzioni
2025, Palazzo delle Esposizioni, Roma
martedì 25 novembre 2025
Letture - 597
letterautore
Berlusconi – “Mamma era
sempre dalla parte degli ultimi”, ricorda l’attrice Laura Morante sul “Corriere
della sera”: “Diceva che Berlusconi le faceva pena perché voleva tanto piacere”.
Danubio – È forse il
fiume più celebrato in letteratura – più del Reno? “Il Danubio è il fiume di
Vienna, di Bratislava, di Budapest, di Belgrado, il nastro che attraversa e
cinge, come l'Oceano cingeva il mondo greco, l'Austria asburgica, della quale
il mito e l'ideologia hanno fatto il simbolo di una koinè plurima
e sovranazionale... Il Danubio è la Mitteleuropa”: questo è il Danubio di
Magris. Quello celebre di Hölderlin, “Alla sorgente del Danubio”, è il fiume
degli dei e del mito. Per Céline a Sigmaringen, in fuga dalla Francia alla fine
della guerra, è il mostro assente, che assiste imperturbabile, muto, alla
distruzione, alla sparizione dell’Europa.
Molto presente in molte letterature – attraversa dieci Paesi, con otto o
nove lingue diverse. In ambito tedescofono è celebrato anche in musica, in forma
di walzer – ce ne sono altri, oltre il celebre “Danubio blu” di Johann Strauss.
varie forme nella letteratura tedesca, e anche nella musica. Jean Paul, nel racconto più
noto, “Vita di Maria Wuz”, lo fa il “fiume del tempo” –
Adalbert Stifter, “La tarda estate”, inverte i termini facendolo metronomo, quello
che dà il “tempo del fiume”.
Frase breve - Se ne fa molto l’elogio,
da parte di Eugenio Baroncelli, scrittore “appartato”, sulle orme di Renard,
Borges, etc.. Salvo poi concludere con Proust, il re degli incisi e le subordinate:
“La ‘Recherche’ è un libro così amato che non riesco a ricordare chi ero prima
di averlo letto”.
Non è il solo, lo scrittore odierno si vuole in-intellettuale, inconseguente
– la pointe innanzitutto.
Italia – Muti mette
Mozart in cima ai musicisti preferiti – intervistato da Cazzullo sul “Corriere
della sera”. Ma aggiunge: “Ma io adpro anche Scarlatti”. Per concludere: “I
musicisti italiani hanno dominato l’Europa: Cherubini a Parigi, S ontini a
Berlino, Cimarosa e Paisiello a San Pietroburgo, Mercadante a Madrid. I
musicisti italiani furono i primi a dare un’idea di Europa unita nel nome della
musica”.
Una lunga lista di letterati eminenti degli anni 1950-1960 può rimemorare
Goffredo Fofi in “Arcipelago S ud”, la raccolta di ritratti che si pubblica
postuma, a proposito di Sciascia: “I Fortini i Pasolini i Calvino le Morante le
Ortese i Cassola i Bianciardi i Moravia i Sereni gli Zanzotto i Montale i Bilenchi
i Pratolini i La Capria i Luzi i Mastronardi i Caproni i Bertolucci gli Antonioni
i Rosi eccetera”. E trascura i Saba i Fellini i Quasimodo i Fo, i Flaiano, gli
Arbasino i Gadda i Parise i Bassani i Debenedetti….
Roberto Longhi e Anna Banti - “Non sacrificano un soldo spirituale per nessuno”, Leonetta Cechi Pieraccini,
che ne era abituale anfitrione le domeniche pomeriggio, annotava nel diario, or pubblicato come “Corso d’Italia
11 - Agendine 1930-1945”.
Elsa Morante – Paolo Di
Stefano ne esalta su “La Lettura la “gravità” (Garboli), la camaraderie
(N. Ginzburg), la socievolezza (la lista è lunga). In par allelo, sul “Corriere
della sera” la nipote Laura la ricorda con Valerio Cappelli “difficile, da
bambina mi spaventava”: “Esprimeva il proprio disprezzo in modo categorico, apodittico,
sulle persone. Non capì minimamente mia madre. Si era messa in testa che fosse
una piccola borghese, perché era totalmente priva di ambizione, mamma era
sempre dalla parte degli ultimi…. “.
Mitteleuropa – Per
l’Intelligenza Artificiale “il concetto di ‘Mitteleuropa’ è strettamente legato
all’Impero Austro-Ungarico, un’area multiculturale dove le culture tedesca ed
ebraica hanno interagito profondamente”.
16 ottobre 1943 -Leonetta
Cecchi Pieraccini dice sconvolti, lei e i familiari, nelle “Agendine”
quotidiane che ora si pubblicano, a proposito del rastrellamento del ghetto di
Roma il 16 ottobre 1943, un sabato, festa di Sukkott, 8° “delle capanne” o “dei
tabernacoli”, un “pellegrinaggio” di sette giorni) “dalla bestiale curiosità
del nostro popolino che si affollava a guardare”.
I Cecchi abitavano lontano, ma è anche vero che il rastrellamento ha
preso qualche tempo, non è stata l’affare di un momento, né riguardava solo le
poche case dietro la sinagoga.
Passato – “Il passato
non è scritto sia perché ovviamente non lo conosciamo tutto, sia perché
cambiano costantemente le chiavi con cui lo leggiamo e gli elementi che abbiamo
a disposizione per scandagliarlo…. Il passato è il modo di interpretare il
presente: l’unico che abbiamo” -Maurizio de Giovanni su “Effe” #3 2025.
Scarlatti – Non una virgola
per i trecento anni della morte di Alessandro Scarlatti – giusto a Roma, per i
concerti di Santa Cecilia, una serata del coro, in onore di Scarlatti e di
santa Cecilia. “Oggi noi conosciamo Bach e non conosciamo Scarlatti”, può dire
Muti a Cazzullo sul “Corriere della sera”, “che ebbe grande influenza su Bach”.
Simenon – Maigret fascista?
Domanda e risposta sono di una vecchia intervista di Ulderico Munzi col biografo
di Simenon, Pierre Assouline sul supplemento “domenicale “Cultura” del “Corriere
della sera”, 20 settembre 1992. Simenon
aveva esordito con una serie di articoli, 17, una sorta di rubrica, “Pericolo ebraico”, tenuta tra
giugno e ottobre del 1921 sulla “Gazette de Liège”, firmandosi “Sim”. Aveva 18
anni, e ricopiava gli articoli che il “Times” andava traendo dai “Protocolli di
Sion”, il “complotto ebraico per dominare il mondo”.
A guerra finita negherà di essere o di essere mai stato un mangiaebrei. Negli
anni 1920 e 1930, a Parigi, lavorò per personaggi e giornali di estrema destra,
sempre firmando Sim. Ma non era nemmeno un fascista, può argomentare il biografo:
“Temeva la lotta. Era un individualista ripiegato su se stesso…. Era un vigliacco”.
Una condizione a cui lo aveva ridotto la madre, Henriette.
La madre, spiega Assouline, odiava il figlio maggiore Georges. Amava,
invece, il figli cadetto Christian, biondo e bello, che sarà volontario SS. Nel
1945, all’armistizio, Georges sia adoperò per mettere in salvo il fratello, rintanandolo
nella Legione Straniera. Quando poi, nel 1950, Georges morirà in Indocina, nella
rima guerra di decolonizzazione, la madre famosamente avrebbe detto a Georges: “Avrei
preferito che fossi morto tu”. Oppure: “Sei tu che l’hai ucciso”. Ma Simenon
era da tempo in America.
Patti Smith – Mistica? “Lei
appartiene a quella stirpe di mistiche senza convento che attraversa la
letteratura americana da Emily Dickinson – la wayward nun – a Flannery
O’Connor – la hillbilly thomist” – padre Antonio Spadaro, “Il Vangelo
rock secondo Patti Smith” (“La Lettura” 16 novembre).
letterautore@antiit.eu
Pasolini sbarca a Roma, crepuscolare
Due dei primi racconti romani di Pasolini, di
ambientazione e, tentativamente, di lingua. Due “pischelli” scoprono il mare e la
pesca, tra Terracina e il Circeo, dopo aver raggiunto Terracina in bici,
rubata. Un “maschietto” sfugge ai controlli familiari e si avventura in mare su
un moscone, sempre più lontano.
Più che racconti impressioni, linguistiche
(acustiche) e coloristiche, e sensazioni. Più spesso adagiate sul discorso
indiretto libero. Per un esito qui accentuato del crepuscolarismo che resterà
la cifra della narrativa di Pasolini - e anche della poesia: non al modo cantabile
di Gozzano, ma sì di Govoni e, le prose, di Marino Moretti. Con il “solicello”,
la “finestrella”, la “fiumarella”, la “spiaggetta”, le “paranzelle”, i
“mammocci”, la “cordicella”, il “monticello”, tutto diminutivo.
Prose disadorne. Di ambienti e di umori, semplici,
abituali. Di esistenze umbratili, evasive, ripetitive, silenziose, e modi
minimi, casuali. In ambienti spogli.
Con qualche residuo toscanismo di maniera – “si va”… E
il vocabolario libresco della pesca, preciso e freddo. Con le prime prove del
romanesco, specie nella sintassi – Ungaretti trovò nel racconto del titolo “la
voce del Belli”.
Du testi pubblicati con lo pseudonimo Paol Mari. Un
elzeviro di terza pagina, “Santino nel mare di Ostia”, su “Il Quotidnano”, l’11
settembre 1951, e il racconto lungo del titolo, col quale Pasolini concorse nel
1950 al premio Taranto – non premiato benché lodato da Ungaretti - pubblicato
in parte sullo stesso quotidiano, il 19 aprile e il 7 giugno del 1951. Due
racconti di mare, di ragazzi al mare, “pischelli”, “maschietti”, tra Terracina
e Circeo, e a Ostia.
Pier Paolo Pasolini, Terracina, Garzanti, pp.
63 € 5,90
lunedì 24 novembre 2025
Secondi pensieri - 573
zeulig
Corpo – È il “carcere dell’anima” per Platone. Provvisorio – in attesa che l’anima
torni ad abitare “sopra il cielo” (iperuranio), dove abitava prima della
“caduta”. Prima di essere imprigionata nel corpo. Che ostacola il raggiungimento
della verità.
Da qui la conclusione di Nietzsche, che il cristianesimo,
ponendosi sulla stessa lunghezza linea di pensiero, altro non che “Platone spiegato al popolo – professato
come fede”.
Freud – “Senza mai confessarlo, attingerà molto da Nietzsche”, Umberto
Galimberti, “La filosofia a colpi di martello” – saggio-recensione di Nietzsche
classicista, “Basilea e scritti filologici” (“La Lettura”,16 novembre).
“In nome suo”, dice Auden, “viviamo ormai
vite diverse”.
Immortalità – “Per chi vi aspiri la morte è la sola garanzia di ottenerla”, è agudeza
di Eugenio Baroncelli, lo scrittore delle vite minime.
Nulla –
È in nuce - o a specchio - il tutto, essendo un’origine.
Già come parola, non
essendo priva di senso, significa, e quindi è qualcosa che è – seppure
antitetica al suo concetto.
Occidente
– È Platone – più che Aristotele? Poiché pensa per categorie, il vero e il falso,
il bene e il male, l’anima e il corpo.
Storia - - La
storia è il reale.
La storia di se stessi è certo il proprio reale, a
Roma e a Timbuctù.
Tragedia – In questo Nietzsche ha ragione, che è l’irruzione del
dionisiaco – la tragedia greca deriva dalla lirica, dionisiaca (da qui l’idea
del “tragico”, in forma dionisiaca: l’uomo, scosso nelle sue certezze, o abitudini,
dal piacere e dal terrore, dai prodigi degli dei) viene buttato in un mondo
trasfigurato, di colpa, destino, pena.….
È curioso però che la tragedia si sia sviluppata, con non largo sfasamento,
la grande tragedia di Eschilo, Sofocle, Euripide, 480-406, mentre Platone si formava,
e poi insegnava, nella stessa Atene, il rigore della ragione, l’anti-mitizzazione
del reale.
Verità - “Se
la filosofia occidentale ha sempre sostenuto che la realtà è verità, adequatio rei et intellectus, il
totalitarismo ne ha tratto la conseguenza che noi possiamo fabbricare la verità
nella misura in cui fabbrichiamo la realtà” – Hannah Arendt lo spiega in un
appunto. Il dittatore
totalitario non è Attila né Napoleone, non rapina, neanche per le sorelle. È un
demiurgo, fabbrica realtà-verità, indifferente al rosso e al nero. E non per
farci più saggi ma per coinvolgerci “nel deserto delle proprie conclusioni e
deduzioni logiche astratte”.
Il difetto è antico, stando a Bacone, che
però è uno che crede, pure lui, alla
verità: è di Aristotele, il quale la fisica fece dialettica, e la
metafisica volle realista. Gli scolastici fecero peggio, abbandonando
l’esperienza.
zeulig@antiit.eu