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domenica 25 maggio 2025

Matilda travolgente, dentro e fuori del carcere

Una storia di amicizia fra donne, detenute, dentro e fuori dal carcere. Fra una scrittrice, capitata in carcere per caso, e carcerate vere, dal passato imperscrutabile. Specie le più giovani, due sgallettate romane, Roberta e Barbara. Che ritroverà fuori. Ma sempre “carcerate”, spiega Goliarda Sapienza, l’autrice del racconto (“L’università di Rebibbia”) su cui Martone ha costruito il film - insieme con Ippolita Di Majo - in una vecchia intervista che s’intravede alla fine, con Enzo Biagi: “Vivono dentro quando stanno fuori, e stanno fuori quando vivono dentro”.
Un racconto che si regge sull’espressività, cangiante, mutevole, sorprendente di Elodie (“Barbara”) e, soprattutto, di Matilda de Angelis (“Roberta”), presenza costante nel film – che il personaggio curiosamente costruisce col romanesco nasale, un po’ Garbatella, quello di Meloni. Valeria Golino fa la scrittrice in età, con i suoi anni e riflessiva, molto misurata.
Martone racconta la storia al modo suo, rapsodicamente, per scene giustapposte – un film di montaggio. E quasi tutto in “piani”, i personaggi in rilievo sull’ambientazione, in medium closeup e closeup. Da qui l’apporto al racconto di “Roberta”, Matilda De Angelis, delle due giovani ex carcerate quella che segue la scrittrice, la insegue, la diverte, la malmena, la travolge. Sola, solitaria, e piani di “amici”, impecuniosa e piena di soldi. Fantasiosa, esuberante, e triste, ansiosa, depressa. Travolge la scrittrice come lo spettatore. Non candidata a Cannes, dove il film è stato presentato, in concorso, ma senza demerito al confronto con la protagonista vincitrice, Nadia Melliti (favorita dalla storia, una lesbica buona mussulmana – bisogna essere gay e mussulmani?).
Mario Martone,
Fuori

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