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domenica 25 maggio 2025

Meloni al mercato

Non cè solo l’intrusione a piedi uniti negli assetti bancari, con Mps, l’ama de casa, a caccia di Mediobanca, nientedimeno, e Generali-cum-Natixis, e le barriere erette a difesa del fido Bpm dalle insidie dell’infida Unicredit. Non c’è solo la moltiplicazione dei “salvataggi” industriali – l’industria pubblica, di nuovo, dopo le acclamate privatizzazioni – e a che costo. C’è perfino l’ingerenza illegale nelle Autorità di controllo del mercato. Per ora nella Consob. Che solo un’opposizione alla Conte-Schlein, di sprovveduti capipopolo, improvvisati, può non vedere.
Meloni caratterizza l’avvio della seconda metà del suo governo con l’interventismo – il dirigismo, si sarebbe detto a sinistra – negli assetti economici. Non la defunta programmazione socialista, che  pure tanti lutti portò, dalla chimica dei pareri di conformità all’Efim. Ma proprio l’interventismo mussoliniano: ci penso io.
È una strada sui cui Meloni sembra avere impegnato il govern all’improvviso a fondo, benché abbia alleati due partiti in teoria liberali. Forse con occhio alla rielezione, anche se mancano ancora molti mesi, per la vecchia teoria e pratica del potere-che-porta-voti. O forse per istinto. Ma poi tassa tutti, poco ma in ogni piega, in ogni risvolto. E questo sicuramente non paga.
Lo fa – le microtasse – per tenere in ordine i conti? Obiettivo meritevole. Ma alla sommatoria non farà troppi scontenti, potenti e non? Anche se l’opposizione di Conte-Schlein, demiurgi improvvisati, non mostra di capirlo. Le Autorità sono state create per proteggere il mercato da scorrettezze e abusi, per primo della politica.

Matilda travolgente, dentro e fuori del carcere

Una storia di amicizia fra donne, detenute, dentro e fuori dal carcere. Fra una scrittrice, capitata in carcere per caso, e carcerate vere, dal passato imperscrutabile. Specie le più giovani, due sgallettate romane, Roberta e Barbara. Che ritroverà fuori. Ma sempre “carcerate”, spiega Goliarda Sapienza, l’autrice del racconto (“L’università di Rebibbia”) su cui Martone ha costruito il film - insieme con Ippolita Di Majo - in una vecchia intervista che s’intravede alla fine, con Enzo Biagi: “Vivono dentro quando stanno fuori, e stanno fuori quando vivono dentro”.
Un racconto che si regge sull’espressività, cangiante, mutevole, sorprendente di Elodie (“Barbara”) e, soprattutto, di Matilda de Angelis (“Roberta”), presenza costante nel film – che il personaggio curiosamente costruisce col romanesco nasale, un po’ Garbatella, quello di Meloni. Valeria Golino fa la scrittrice in età, con i suoi anni e riflessiva, molto misurata.
Martone racconta la storia al modo suo, rapsodicamente, per scene giustapposte – un film di montaggio. E quasi tutto in “piani”, i personaggi in rilievo sull’ambientazione, in medium closeup e closeup. Da qui l’apporto al racconto di “Roberta”, Matilda De Angelis, delle due giovani ex carcerate quella che segue la scrittrice, la insegue, la diverte, la malmena, la travolge. Sola, solitaria, e piani di “amici”, impecuniosa e piena di soldi. Fantasiosa, esuberante, e triste, ansiosa, depressa. Travolge la scrittrice come lo spettatore. Non candidata a Cannes, dove il film è stato presentato, in concorso, ma senza demerito al confronto con la protagonista vincitrice, Nadia Melliti (favorita dalla storia, una lesbica buona mussulmana – bisogna essere gay e mussulmani?).
Mario Martone,
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