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domenica 4 maggio 2025

Secondi pensieri - 560

zeulig


AteismoDi logica particolare – controvertibile: una professione di fede contro qualcosa che si nega.
 
Attualità – Una retorica che confonde la storia. Attualità di un detto, una riflessione, un gesto, un personaggio, un evento. L’attualità del classico. Che vuol dire la vivenza – reviviscenza, significanza – al di là e fuori del tempo. Una forma di verità anche, ma fuori contesto, l’ieri, l’oggi.
Si sottintende della storia come insieme di permanenze-persistenze, quasi de moduli. Che può essere un criterio cognitivo ma non la storia, l sua verità.
 
Ragione – C’è anche quella della “sragione”. La scorge don Chisciotte, il Cavaliere dalla triste figura, quando si addentra col fido scudiero en lad entranas de Sierra Morena a caccia di avventure, e vede nelle rocce fortilizi, torrioni, gabbioni, trincee - la razón de la sinrazón” che sarà un titolo di Pérez Galdós.
Dell’immaginazione, della follia, della natura.
 
Spiritismo – Dilaga ‘n coppa alle epoche razionaliste – volutamente (dichiaratamente) tali: Rinascimento, Illuminismo, Positivismo. Non come reazione, però, anzi con pretese di esserne sviluppo o filiazione. In che misura ne è coda?
 
Una coda positivista fino alla psicoanalisi (psicologia) nel suo complesso. Di qualche utilità terapeutica, ma occasionale – e rischiosa. Ma come tutti i moti spiritualisti, misticismo compreso, autosuggestiva.


Suicidio - David Foster Wallace, un omone di un metro e novanta, quarterback al football, quello che le becca di più, forte, robusto anche nella scrittura, riconosciuto e anzi celebrato, curiosone, analista attento, meticoloso, si uccide impiccandosi nella stessa casa in cui abitano la moglie e i due cani che adorava – faceva tutto con loro, scriveva, giocava, scherzava, curiosava per il mondo, che era il suo modo di vivere la letteratura, legata alle cose, alla quotidianeità, e scambiava moine e carezze. Ma aveva dentro “la Cosa Cattiva che ti divora”, era stato anche ricoverato, all’apparenza senza conseguenze, ma un po’ lo sapeva, “forse come a tutti i Wasp da bambino mi è mancato l’affetto”. L’ansia lo ha sempre divorato, da ragazzo, da adulto, da studente, da recensore, da scrittore di successo e premiato. A volte basta poco. Qualcuno fra i suoi followers ha arguito-argomentato che “il suicidio è fottutamente straziante, il risultato di un dolore interiore letteralmente peggiore della morte”.

 
Per Aristotele è un delitto contro la polis – un danno alla società (sarà l’argomento anche di san Tommaso d’Aquino). Fino al Settecento, quando gli illuminati lo decretarono nell’ordine naturale delle cose.
 
Shakespeare ne fa materia di ben 32 drammi. A uno dei malcapitati, Amleto, facendo valutare una mezza dozzina di opportunità, di cause propedeutiche: “Non sopportare le frustate e gli insulti del tempo, le angherie del tiranno, il disprezzo dell’uomo borioso, le angosce dell’amore respinto, i ritardi-traccheggiamenti-indugi della legge, la tracotanza dei grandi, i calci in faccia (??) che il merito paziente riceve dalla mediocrità”.
 
Poi via via il suicidio è stato depenalizzato. Fino al catechismo del papa Woytila, nel 1992, che lo prevede, possibile. Legalmente, è stato depenalizzato per ultimo in Inghilterra, solo nel 1961.
Ma resta sempre il reato di “istigazione” o “favoreggiamento”.
 
Il suicidio è contagioso? Una delle più forti predisposizioni al suicidio è conoscere, frequentare, un suicida.
Non sembra, anche da esperienza personale, ma così dicono i terapeuti.
 
Timone agli Ateniesi: “Ateniesi, sono già parecchi quelli che si sono impiccati al mio fico. Io devo abbatterlo. Perciò chi vuole appendersi si affretti!”.
 
Philip Mainländer, alla fine dell’Ottocento, sale sulla pila di copie fresche di stampa del suo unico libro, “Filosofia della redenzione”, e si lascia penzolare da una fune. Leggendo Leopardi a Napoli, ne aveva ricavato che “il non essere è meglio dell’essere” – che invece è un inno all’essere e la vita (non era un buon lettore?).
 
Piace anche morire in coppia. Kleist non fu il primo, solo il più famoso, in antico usava così – lui fu speciale in questo, che lo fece presto, di 34 anni, in un’epoca, il 1811, in cui il modo era in armi contro Napoleone, e trovò lei, malata di cancro terminale, solo entusiasta all’idea: banchettarono prima entusiasti, e lei pregò il marito nelle ultime volontà di seppellirla accanto al poeta: non un tradimento, un sonno interminabile di romantica felicità.
Morire in coppia adesso è più facile. E su appuntamento. Ci sono agenzie per questo, benché sotterranee, di anime gemelli, di fratelli. Un gentiluomo della Norvegia ne ha trovato uno in Nuova Zelanda, ha preso l’aereo, lo ha raggiunto, e insieme si sono lanciati da una una scogliera. Un uomo e una donna hanno preso camere separate contigue in albergo su un lago, e insieme sono stati trovati, ammanettati, annegati.
Tra i siti la gara è tra il Golden Gate a San Francisco e la foresta Aokihahara in Giappone, ai piedi del monte Fuji, sito preferito dai giapponesi, che adorano finire in gruppo (si perdono nella foresta?).
 
E vale anche qui l’effetto annuncio? Il maggior numero di suicidi, in Europa e in America, si sarebbe registrato nel Settecento, quando venivano regolarmente registrati, come ogni altro evento pubblico, sui giornali.


Verità  Non c’è evidenza incontestabile.

Il quadro indiziario deve restare aperto il più possibile.


zeulig@antiit.eu

La vita in autunno, colorata

Due amiche per la vita – avendo da giovani “fatto la vita” – passano le giornate tranquille in Borgogna, dove si sono ritirate, benché in situazioni difficili. L’una col figlio scemotto in galera per piccoli furti, l’altra con la figlia in carriera a Parigi irritata e ostile, benché da lei sempre accudita. La figlia morirà poi, cadendo dal balcone, nella casa che la madre le ha comprato, e la cosa potrebbe essere sospetta. Ma delle due amiche si occuperà sempre con dedizione l’ex carcerato.
Una storia come tante, senza storia. In filigrana, anche se non voluto, un conflitto generazionale, tra chi si è fatto, anni 1960-1970, anche se con mezzi non convenzioali, e chi ha tutto avuto ma non sa di nulla e non si pone nemeno il problema di che e come vivere.
Dice tutto il titolo originale, “Quand vient l’automne”. Un film autunnale, i colori, l’abbigliamento, i modi anche di dire, i problemi, che non sono mai decisi, gravi, neanche la morte, e l’età dei protagonisti – delle protagoniste.
Le attempate Hélène Vincent e Josiane Balasko, che Ozon come Ozpetek preferisce per le sue storie e sa rendere pregnanti, di leggerezza e robustezza, animano in minuti gesti, sguardi, accenti, molto professionali, al limite della cancellazione, la quieta trama.
François Ozon,
Sotto le foglie