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sabato 24 maggio 2025

Letture - 579

letterautore


Brexit
– È anche linguistica – di nuovo, come è stata nei secoli? Ritorna oltremanica l’incapacità secolare di compitare i nomi latini, per es. italiani, i Giuseppi, i Lucca, etc. La Cambridge University Press manda al macero una copertina in cui il Nobel per la Fisica Giorgio Parisi era diventato Giogioa.
 
Claques
 - Un classico del teatro, gli applausi organizzato, decidono ora anche dei successi al cinema, nei festival? Mariarosa Mancuso sul “Foglio”, recensendo “Fuori”, il film di Martone al festival di Cannes, precisa che è stato tra i meno applauditi – “insistiamo perché sui giornali itaiani sta scritto che il film di Mario Martone  «è stato accolto benissimo»”. Insinuando peraltro il dubbio che chi ne scrive “sui giornali”, in Italia perlomeno, non vada a vedere il film, si fida dell’ufficio stampa. Dev’essere vero. Gli inguardabili film premiati a Cannes ultimamente, “Titane”, “Emilia Perez”, annoverano tra i riconoscimenti - registra wikipedia – il favore del pubblico. Non tanto agli incassi, che non si dicono ma si sanno magri, no, del pubblico al festival, nella standing ovation – di dieci minuti il primo, di otto il secondo (forse perché troppo lungo, le claques si erano stancate di attendere).  
E le giurie, oltre ai critici, anche loro seguono il “pubblico”. Evidentemente. Ma si sa che gli organizzatori raccomandano alle giurie di “seguire il pubblico”.

 
Confessione
- Come genere narrativo, come racconto, prima che come sacramento o testimonianza, nasce da sant’Agostino – il santo tanto celebrato e tanto dimenticato, che ora col papa torna in voga.  Ma ultimamene dilaga nel racconto romanzesco – uno su due editi, si calcola. E quasi sempre nella forma psicoanalitica, della confessione laica.
Un genere di cui si considera precursore Philip Roth, per “Portnoy” - che si rilancia oggi con grande enfasi - e non Berto, “Il male oscuro”. Di una psicoanalisi cioè non presa sul serio.
Ma anche di questo genere di confessione, senza l’analista ma pratiche morbose comprese, l’inventore è sempre sant’Agostino.
 
Egemonia
– La categoria gramsciana che tanto inquieta il governo Meloni non esiste, argomenta Pierluigi Battista – senza citare Gramsci. E fa un lungo elenco di scrittori, più Fellini, non graditi alla “sinistra” – cioè al Pci, buonanima (che però non si nomina). Praticamente tutti i buoni scrittori del dopoguerra. Eccetto Calvino, Pasolini e Moravia. Lo scrive sul “Foglio”. Poi uno va al cinema, oppure legge il “Corriere della sear”, “la Repubblica”, “la Stampa”, o guarda La 7, o Sky Tg 24, e l’egemonia la sente, eccome.
 
Fiction-Reality – A proposito di teatro-verità (la simulazione di un rapporto prolungato d’incesto) Annie Ernaux annota il 28 maggio 1993, in “La vie extérieure”: “Sensazione strana che questa «realtà», a causa della sua messa in scena, non era vera, cioè che la verità delle persone coinvolte, della storia, non era vera”. Poi l’ipotesi: “Ci fossero sempre più reality-show la fiction sparirebbe, poi non si sopporterebbe più questa realtà fatta spettacolo e la fiction ritornerebbe”.
 
Maranza – Specie già diffusa a Parigi trent’anni fa? In un’annotazione del 13 gennaio 1995 Annie Ernaux (“La vie extériuere”) ne fa la descrizione precisa – manca solo il “maranza”: “Quegli adolescenti che non obbediscono che alle loro voglie, che alzano bruscamente il pugno o un coltello su uno sconosciuto di cui «la faccia non piace»”.
 
Matriarcato
– Impera al cinema (ma anche nella narrativa, si direbbe)? “Finalmente, c’è da dire, c’è qualche maschio ribelle”, sbotta Mariarosa Mancuso sul “Foglio” alla rassegna di Cannes, stufa dei tropi film al femminile: “L’obiettivo parità dei sessi ha riempito il programma con storie di madri e figlie. Lontane, troppo lontane. Vicine o abbandonate. Litigiose ma poi in pace. Attaccatissime ma poi separate. Solo quando la mamma muore, le sorelle vanno poi d’accordo”. Con una chiusa cattiva: “In Norvegia il film s’intitola «Sentimental Values», e di questa materia è fatto (più la casa di famiglia da vendere, ma la rivuole il papà narciso che ha lasciato la mamma)”.
Curiosamente, anche il film di Martone, “Fuori”, che sarebbe su Goliarda Sapienza, la scrittrice, è virato su un personaggio, quello principale, di ragazza che imputa i suoi eccessi i maltrattamenti in famiglia, a opera della madre.  
 
Russia
- “L’impunità della Russia tiene oscuramente al suo mito di popolo ai confini dello spazio, della ragione, dell’umanità”. Concludendo le sue note sparse di “cose viste”, “La vie extérieure”, quando Eltsin ordinava il contrattacco sui Ceceni, Annie Ernaux, che di Russia ha fatto conoscenza di prima mano, per  visite, celebrazioni, amori, ne fa questa sintesi: “Si è presa l’abitudine di considerare la Russia come una fiction sanguinosa con steppe ghiacciate, vodka, mostri e mummie o buffoni per personaggi principali. Che Yeltsin sia le tre cose insieme (oggi si direbbe Putin, nd.r. – senza la vodka) non è che il topos portato alla perfezione e il capitolo dei Ceceni è nella vena dei precedenti. L’impunità….”
 
Scrittura-Scrivere 
– Una “strategia di immunizzazione” – dagli “eventi irrimediabili” della vita. Così la ipotizza il filosofo Ferraris presentando l’opera di Giancristiano Desiderio, “Vita intellettuale e affettiva di Benedetto Croce”. La vita non può essere “immediatamente scritta”, argomenta Ferraris di Croce, a proposito del “dissenso, perplesso, che Corce ebbe con l’esistenzialismo di Enzo Paci”. A meno che. “A meno che, come Croce, come Proust, autore che Croce non amava ma che ebbe strategie di immunizzazione analoghe, non ci si chiuda in casa e si eriga, con la vita e contro la vita, un’enorme muraglia di parole, che si tratti delle 3 mila pagine della Recherche, dei 70 libri di Croce, dei cento e passa di Derrida, delle 25 mila pagine di Simenon”.
 
“Semplice abitudine di mettere in parole il mondo” è la scrittura per Annie Ernaux, annotando (“La vie extérieure”, 30) il riflesso condizionato di figurarsi i rumori della strada – la circolazione di ogni giorno, sulla strada bagnata, come spesso è. Che diventa per lei : “Si sentiva il rumore regolare delle vetture, lo stridio più lungo dei pneumatici a causa del suolo bagnato”.

Tatuaggi
– La voga viene dalla Marina inglese – dai bucanieri? “Nella Marina inglese”, spiega un personaggio di un romanzo di Simenon del 1955, “Il grande Bob”, “tutti gli ufficiali sono tatuati”.
 
Transfert
– Libri letti, invece che sfogliati, probabilmente meditati, e critiche elaborate, circostanziate, sostanziose di libri non di narrativa, non di poesia, non di saggistica, di Joan Didion e di Vivian Lamarque, che raccontano o rappresentano lunghe terapie psicoanalitiche. Lamarque che in varie raccolte ritorna su un suo perdurante transfert – si suppone con lo stesso analista – è devotamente anticipata, anche di un paio di mesi, da estese critiche, per quanto poco informate dei versi, per creare l’attesa. Si direbbe il risveglio della critica, seppure in forma di transfert.

letterautore@antiit.eu

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