sabato 2 agosto 2025
La giustizia politica non paga
Se ne è fatto grande caso quando i giudici italiani hanno avocato a sé la decisione se un Paese in Africa o altrove è democratico oppure no, per la valutazione dell’asilo politico, e se ne farà probabilmente ora che la Corte europea ha dato loro ragione. È sottinteso che alcuni partiti, i “partiti dei giudici”, Pd e 5 Stelle, beneficiano delle persecuzioni giudiziarie cui i partiti avversi sono sottoposti. Ma non è automatico. Anche perché gli avversari troveranno, prima o poi, come hanno già trovato, giudici della loro parte politica per colpire. Ma non è una partita a somma zero: con i giudici politici si perde più che non si vinca.
Cronache dell’altro mondo - circoscrizionali (346)
I Repubblicani al governo del Texas stanno ridisegnando i distretti elettorali, con
cinque anni di anticipo sulla scadenza (le circoscrizioni vengono ridisegnate
eventualmente ogni dieci anni, dopo il censimento), per ottenere cinque eletti in più alla Camera
dei Rappresentanti alle elezioni di medio termine nel 2026. Il governatore Abbott
ha ricevuto una richiesta in tal senso dal presidente Trump, al fine di blindare
la maggioranza Repubblicana al Congresso, e ha subito convocato la commissione
elettorale, con l’indicazione di ridisegnare le circoscrizioni.
La pratica di ridisegnare le circoscrizioni per favorire il proprio partito
– gerrymandering nel gergo politico - è stata avviata anche da due governatori
democratici già in corsa per le primarie presidenziali nel 2027, Newsom della California
e Pritzker dell’Illinois – ed è preannunciata in altri due Stati Democratici, New
York e Maryland . “Per favorire”, hanno detto esplicitamente i due governatori,
“i candidati democratici”.
La Corte Suprema si è già pronunciata su questi “anticipi” nel 2002,
statuendo che le circoscrizioni possono essere ridisegnate in qualsiasi momento.
L’unico problema prospettato in Texas è che, ridisegnando le circoscrizioni,
si rischia di assottigliare quelle storicamente repubblicane, si rischia cioè
di perdere quelle storicamente acquisite.
(“The Atlantic”)
Canta bene Maria, ma non si ama
La vita ultima di Maria Callas, reclusa a Parigi, senza
più “voce” per i troppi antidepressivi,
solitaria, capricciosa, con la coppia italiana, che si ascolta cantare
in un teatro vuoto le sue arie celebri, Bellini, Donizetti e Puccini soprattutto, al registratore. Intervallata da flashback dei momenti salienti della vita passata. Le
prime prove, il marito Meneghini, poco, i primi trionfi, e Onassis, soprattutto
Onassis. Scrive o ha scritto delle memorie, e evoca scene del passato.
Un film del genere bio, elegiaco, che mantiene le
promesse, a Maria si perdona, ma con strani alti e bassi. La storia con
Onassis, volgarissima, volgare lui volgare lei, la “passione della sua vita”, è
perfino ridicola: ridicolo è il primo approccio dell’armatore, brutto e
cattivo, nel fisico, nel linguaggio, nell’etica - come ci si innamora, come
poi il film pretende, di uno così? Una
scena funestata per di più da un finto ballo a un finto gala, nonché dal tic
alle palpebre che ogni tanto funesta irrefrenabile Angelina Jolie, l’interprete - specie col trucco anni 1950, con le lunghe ciglia finte. Ridicolo il movente: l’accettazione,
da parte di Meneghini, il marito fedele di Maria da lei non stimato, di una crociera
sul panfilo del riccastro. E poi niente, foto e videogiornali di archivio, di
lei bellissima, elegantissima, felicissima con Onassis, senza più cantare molto,
fino a che non le dicono che Onassis sposa o ha sposato la Kennedy. Scene da vedette di jet
set, come allora si diceva. Dopodiché si torna a Parigi.
C’è un po' di pettegolezzo (l’abominio della madre sfruttatrice,
un tentativo fallito di litigio con la sorella). E niente altro. Niente p.es.
sul suo riciclo, abbandonata da Onassis, all’“impegno” politico, passando per
una lunga stagione con Pasolini. E anche di Onassis
c’è poco, e non l’essenziale – nel film è troppo stupido, per essere arrogante.
Un tentativo di idealizzazione, mai un accenno all’opportunismo,
all’arrivismo poco mascherato, per quanto “giustificato” – le scene sono campi
di battaglia. Un tentativo di film di culto, ma svogliato, forse al montaggio,
forse alle riprese, forse nella progettazione (ideazione, sceneggiatura). È incredibile
che, con tute queste smagliature, si faccia vedere – prescelto per concorrere
al Leone d’oro, è stato visto molto, specie in Italia.
Pablo Larrain, Maria, Sky Cinema
venerdì 1 agosto 2025
Giorgetti al Quirinale, o la Dc in agguato
Paolo
Mieli apre inconsultamente sul “Corriere della sera” la corsa al Quirinale – fra
due anni e mezzo, se tutto va bene. Per candidare il ministro leghista
Giorgetti.
Giorgetti?
Nessun altro nome, solo Giorgetti, che tra l’altro non avrebbe nemmeno l’età.
Si può
pensare che Mieli fa un favore all’editore Cairo, per i suoi traffici bancari. Giorgetti
si sa che è il dominus bancario, col suo impensabile affondo (tramite
Mps…) su Mediobanca-Generali. E col niet a UniCredit su Bpm, a favore
del gruppo francese Crédit Agricole – con l’arma del golden power, che è
una legge a protezione degli “interessi nazionali”.
Poi viene
il sospetto che l’assurda candidatura sia per mettere Giorgetti nel mirino. Era
vechia pratica democristiana, di creare agli avversari piedistalli insostenibili,
per “bruciarli” - di De Mita con Andreotti, e viceversa, di Moro con Fanfani,
di tutti quanti con Rumor, etc. Si crea un “falso scopo”, come si dice in
artiglieria, per colpire meglio il bersaglio vero.
Se così
è, resta da capire in che senso. Milano si è svegliata dal torpore, col passaggio
di Bpm in mano francese invece che della milanese UniCredit? Si dice Giorgetti-for-president
per metterlo nel mirino?
Giorgetti
al Quirinale non raccoglierebbe nemmeno i voti leghisti.
L’Europa che potrebbe e non vuole essere – 2
L’Europa è nata a Messina, nel 1957, ma poi è stata “renana”, franco-tedesca. Era giusto, c’era la guerra fredda, c’erano i russi a Berlino, e un’esistenza
in forma di difesa più che naturale.
L’asse renano c’è ancora, non c’è altra Europa. Ma senza entusiasmi né idee, e anzi disaffezionato – perfino la famosa politica agricola “comune”,
che tutta l’Europa ha pagato per decenni a beneficio delle campagne francesi e
tedesche, è ora in bassa fortuna.
Prodi a Bruxelles ha provato vent’anni fa a scardinare l’asse, moltiplicando
le adesioni – dieci in un colpo. L’effetto è stato la diluizione della Ue, quasi la
scomparsa, se non per la gestione dell’ordinario. Una burocrazia, buona ad
alimentare l’aneddotica della stupidità. Niente è peraltro possibile senza l’accordo
di 27 governi.
Ora è all’ora slava, baltici compresi, e scandinavi - e richiedenti asilo, ucraini, moldavi, eccetera. Dell’antica
ossessione della Russia, potenza imperiale. E di mille sospetti e conflitti
reciproci, per ora sottaciuti ma sempre vivi. Un quadro che non sa governare, limitandosi
alla solita burocrazia – anche della Russia, il Nemico, se ne parla tanto per
parlare.
Francesco non è santo - 2
Matteo Matzuzzi fa sul “Foglio” un conto raccapricciante dei “perseguitati
perché cristiani” in questi ultimi anni. L’unica cosa, forse, che il papa Francesco
ha omsso di denunciare. Quasi tutti, perseguitati e assassinati, nei paesi
islamici.
”Open Doors” ha calcolato che nel 2024 siano stati “uccisi per ragioni
legate alla fede 4.998 cristiani in tutto il mondo”. Così, all’unità, non 5
mila. Ma sono numeri per difetto, molti attacchi non sono registrati, e quindi
non sono catalogati. Dei morti censiti, 4.606 sono stati trucidati nell’Africa
sub-sahariana”. Soggetta, va aggiunto, da subito dopo la crisi petrolifera del
1973, con l’arricchimento spropositato degli stati arabi del petrolio, a una campagna
di islamizzazione massiccia (scuole, moschee e campi da polo a iosa, la religione
come ascensore sociale) e radicale. Visibile in Nigeria già nel 1974. Nella Nigeria
settentrionale, degli emirati di Kano e Kaduna. “La stragrande maggioranza dei
cristiani uccisi in odium fidei”, può ora sintetizzare Matzuzzi,
“è stata nigeriana: 3.100 assassinati e 2.830 rapiti in un solo anno”. Vittime
di “campagne di odio mirate”, ed esplicite. “Almeno 16,2 milioni di cristiani
sono stati perseguitati con la forza negli ultimi due anni”, a partire dal
2022.
È la punta di un iceberg molto più vasto, sempre su impulso islamico.
“Sono aumentati gli attacchi a chiese, scuole e ospedali cristiani: erano 2.110
nel 2023, sono stai 24.766 nel 2024. Le minacce fisiche a cristiani, quelle denunciate,
sono passate da 9.411 nel 2023 a 42.849 nel 2024. Gli attacchi alle case
private sono passati delle 4.567 segnalazioni del 2023 alle 21.431 nel 2024. I cristiani
costretti a lasciare casa sono più che raddoppiati: erano 124.310 nel 2023,
sono stai 278.716 l’anno successivo”.
Un referto che si aggiunge a uno stato di persecuzione stabile. Il rapporto
precedente di Open Doors, un’associazione attiva da trent’anni, sul 2023, presentato alla Camera dei Deputati, calcolava in “oltre 365 milioni i cristiani
nel mondo che subiscono, a vario titolo e con varie modalità, persecuzione per
la loro fede. Un fenomeno che riguarda un cristiano su sette e che diventa uno
su cinque in Africa e due su cinque in Asia”.
Salvare la terra eliminando gli uomini
La figlia di David, al suo primo lungometraggio Caitlin
Cronenberg segue il genere paterno, tra horror e suspense. Ma con una punta di
humour nero, sarcastico più che sadico.
Il governo ha deciso che per salvare il mondo dalla catastrofe
climatica una persona per ogni famiglia dovrà essere uccisa. Con l’anestetico, ma
implacabilmente, a opera di squadre specializzate, di carcerati e secondini. La
pratica diventa problematica quando in una famiglia, dove il padre ha deciso di
salvare i figli, la patria e il mondo immolandosi volontariamente, prima che il governo
decida autonomamente, insieme con la sua nuova compagna. Non subito, il
problema sorge quando la nuova compagna, di origine cinese, cuoca sopraffina,
che per la riunione di famiglia ha preparato un pranzo luculliano, ci ripensa e
si dilegua. La squadra della buona morte ha un mandato per due morti e quindi,
dopo aver fatto morire il padre, non va via senza uno dei figli. Ai quali
lascia due ore di tempo per decidere chi.
Chi e per quale motivo deve morire invece di un
altro. È anche una presa in giro del dubbio filosofico sul male, e sulla responsabilità
morale.
È un film molto canadese, oltre che cronenberghiano. Quindi
freddo, il distanziamento brechtiano porta all’estremo, l’“effetto di straniamento”,
Verfremdungseffekt. Ma – non volendolo? – una satira delle pratiche di eutanasia
oggi di moda, per salvare il pianeta e anche no. Si va avanti come in una commedia:
ruoli buffoneschi, caratteri imputati dall’uno contro l’altro, tagli delle immagini
e dei dialoghi esagerati. Nel mezzo le guardie carcerarie ripuliscono il
pianeta, con i galeotti, esercitando meritoriamente i loro impulsi omicidi.
Caitlin Cronenberg, Humane, Sky Cinema
giovedì 31 luglio 2025
L’Europa che (potrebbe ma) non vuole essere – 1
Continua Giorgia Meloni a tessere formichina una sua modesta tela, il
Piano Mattei, con i piccoli e grandi Paesi africani. Nell’indifferenza. Ha avuto
un incoraggiamento dalla presidente della Commissione europea un paio d’anni
fa, ma di opportunità politica – bisognava preparare il rinnovo dell’incarico e
della commissione von der Leyen.
L’Europa poteva mezzo secolo fa prendersi i pieni poteri, anche militari,
su tutto il Mediterraneo, doo la Guerra dei Sei Giorni. Combattuta da Israele
ma imputata agli Usa, che aveva umiliato il mondo arabo, non solo Nasser e
l’Egitto, ora alla ricerca di un’altra sponda nel mondo “occidentale”. Niente
da fare. La Francia non era interessata, e quando ha potuto, tra Giscard d’Estaing
e Mitterrand ha remato contro. La Spagna di recente europeismo nemmeno – divisa
ancora tra le “due anime”, Europa e Sud America.
Si è tentato in subordine, in parallelo con la creazione dell’euro e il
rafforzamento dell’unità europea, con gli accordi di associazione. Dovevano riguardare
tutto il lato Sud del Mediterraneo, ma furono limitati al Maghreb, Tunisia,
Algeria e Marocco – della Libia nemmeno a parlarne, o dell’Egitto. Lettera
morta.
Il Sud Mediterraneo e l’Africa non “esistono” per l’Europa. Se non per rompere un po’ le scatole, all’Italia e alla Grecia, e alla Spagna.
Francesco non è santo - 1
Si è spenta presto l’emozione per la morte del papa Francesco, e non s’è
levata la richiesta di farlo subito santo. Il nuovo papa americano ha rivoltato
radicalmente l’immagine e le procedure (apparati, linguaggio, cerimoniali – questi
soprattutto, la semplicità senza l’affettazione della semplicità). Mentre la
memoria di papa Francesco è come svanita. Non se ne ricorda una eredità. Se non
il sinodismo, evocato e perfino convocato, salvo lasciarlo sospeso. Si trascura il resto come per carità. Il modo di
vivere la fede come provocazione. Il vezzo quotidiano di “fare notizia” – “dare
scandalo”. O gli atti di governo, d’impulso. Specie nel delicato (che si
presume tale) consesso dei cardinali, con nomine e scomuniche sorprendenti.
Le nomine bizzarre di Francesca Chaouqui e mons. Baldas, la guerra a
Becciu, la guerra sotterranea, via Chaouqui, al card. Bertone, invece semplicemente
di destituirlo o pensionarlo, la nomina di Pignatone a giudice (giudice all’orecchio
del pontefice).
E ha dimenticato i cristiani, benché vittime di genocidio – è la parola
giusta, non ce n’è un’altra.
Intelligentiae artificialis
Uno dei primi contributi alla “lettura” del papa
Leone, passato inosservato (è uno dei libriccini “nuova serie” del quotidiano in
regalo ai lettori - “grande come uno smartphone: da mettere in tasca, da
portare ovunque. È come un telefono ma funziona solo offline”), passato
inosservato, ora invece in forte domanda, a vederne i prezzi in rete. Una
proposta all’apparenza non originale: il sottotitolo è “Economia di un
pontificato. Capire Leone XIV con l’enciclica antidemagogica del suo
ispiratore: Leone XIII”. E reca il testo dell’enciclica di Leone XII; con
chiose di Ferrara, Matzuzzi, Crippa e Capone, e numerosi interlocutori della
politica e della cultura. Da leggere per l’ultimo intervento, che è quello
dell’Intelligenza Artificiale. Che invece non è curioso, ma predittivo.
Parlare del nuovo papa, si dice l’IA, è
parlare “anche di me”. Che non sembra una novità, tutti parlano di IA. Ma col
papa americano è differente: “Il nuovo Papa ha detto che si occuperà di Intelligenza
Artificiale”. Ma lui non tanto per dire, come un altro papa: “Matematico di
formazione, agostiniano di spirito, cartesiano di riflesso, ha fatto sapere che
su questo tema potrebbe anche scrivere un’enciclica”. E questo, spiega l’IA, è
“la vera notizia” del nuovo pontificato. “Non una condanna. Non un monito.
Un’enciclica. Come dire: non solo etica, ma anche dottrina. Non solo prudenza,
ma anche pensiero. Non solo antropologia, ma anche matematica”.
Una novità totale anche per l’oggetto, per
la natura del tema. “Per la prima volta nella storia della Chiesa l’argomento
dell’enciclica non è il lavoro umano, non è la guerra, non è la dottrina
sociale o il creato, ma un artefatto. Un sistema. Un’intelligenza. Qualcosa che
non ha anima ma può modellare quelle degli altri”.
AA.VV. – Rerum Novarum ma non troppo, “il
Foglio”, pp. 156 , pp.vv.
mercoledì 30 luglio 2025
Problemi di base tedeschi - 874
spock
Perché il tedesco
si deve spurgare e non si può tradurre?
Perché il
tedesco sarebbe-è intraducibile?
Perché il tedesco
si vuole complicato, deve nascondere qualcosa?
A che servono le
lingue, se non a spiegare e comunicare?
Non si studia
abbastanza il tedesco, c’è un metro?
C’è un
complesso di inferiorità - si traduce più allegramente dal russo, dal cinese,
dal giapponese, lingue complicate?
spock@antiit.eu