Cerca nel blog

mercoledì 2 novembre 2016

Il mondo com'è (281)

astolfo

Brexit – L’anglomane Pessoa non stimava le qualità politiche degli inglesi: “I politici inglesi… sono intelligenti per i problemi secondari e di una crassa stupidità per i problemi fondamentali”, si dice in un’autointervista - come ing. Álvaro De Campos – successiva al suo futurista “Ultimatum” del 1915.
Anche Barbara Tuchman, “La marcia della follia”, condivide questo giudizio, ricostruendo e analizzando la perdita delle colonie americane.

Capitalismo – “Il capitalismo sta per diventare un’idea razzista degli Anglo-Sassoni, il loro principio di unità morale e intellettuale, sociale, etc.”. Questo antevedeva Malaparte nel 1947-48 nel diario parigino, “Journal dìun tranger à Paris”.

Ceto medio – Nasce in Milton, nella prima “Defensio pro populo anglicano”: solo il “ceto medio” può essere sostegno della virtù. Per “ceto medio” intendendo i borghesi in contrapposizione agli aristocratici. Poiché, argomentava Milton, il lusso e la miserie impediscono entrambi l’esercizio della virtù. Traduceva l’aristotelico “in medio stat virtus”, ma applicandolo alla stutturazione della società.

Democrazia – Lo scrittore Pessoa, dovendo andare al fondo delle cose da scriptwriter pubblicitario, non ne aveva buon opinione: “La maggioranza è essenzialmente spettatrice”, si dice nell’autointervista come ing. de Campos un secolo fa, attorno al 1920: “Le stesse elezioni, data la complessità e il costo della campagna elettorale, non possono essere vinte se non da partiti elettorali organizzati. L’elettore non sceglie quel che vuole; sceglie tra questo e quello che gli danno, il che è differente”.  E ancora, altra verità: “Tutto è oligarchico nella vita delle società. La democrazia è il più stupido di tutti i miti, perché  non ha neppure un carattere mitico”.

Mediterraneo –La categoria che tiene banco da un decennio nell’opinione pubblica tedesca,  popolare e qualificata, su fino al Bundestag, alla Bundesbank, alla cancelleria, è parte del razzismo di Houston Stewart Chamberlain. Della sua lunga, insistente, “definitiva” trattazione “I fondamenti del secolo XIX”. Oggi dimenticati, “I fondamenti” furono diffusissimi, seppure probabilmente non letti (illeggibili), in Germania. Allora nella temperie della “sazietà” - la “società soddisfatta” del 1871-1918, “rigorosamente regolata in senso gerarchico”, del famoso saggio di Norbert Elias nella raccolta “I tedeschi”. Che poi farà guerra all’Europa.
La trattazione fu tradotta a Vienna nel 1889. Se ne vendette un numero incalcolabile di copie. Chamberlain fu acquisito, per via di matrimonio, in Casa Wagner. Teorizza la razza “pura”, il semita e l’ariano all’origine, e stigmatizza quelle impure, di cui i mediterranei meticciati elegge a   prototipo. Roma come la  Grecia classica – benché questa annetta largamente alla Germania, per via  dei Dori (e dei cori?) Gesù fa “quasi certamente” ariano.
La deprecazione di Chamberlain si replica per opposizione alla Germania odierna, eletta a grandezza unica e incontestabile. Mentre tornano i vecchio ritornelli – quelli di H. S. Chamlerlain: la Germania non è solo quella della Grecia e di Roma, la più grande cultura europea è tedesca, la musica, la filosofia  la letteratura tedesche che sono infinitamente superiori (questo lo dicono anche i germanisti, specialità molto infatuata), la Germania è il futuro dell’Occidente e del mondo, il paese di Bach, Beethovern, Goethe, Kant, Hegel, Wagner, e anche di Mozart – e dell’innominabile Heidegger.
 
Opinione pubblica – La spesa in pubblicità televisiva nelle primarie Usa è stata di 82 milioni di dollari per Jeb Bush, 55 per Rubio, 28,4 per Sanders, 27,9 per Hilary Clinton, 10 per Trump. I due candidati vincenti sono quelli che hanno speso meno.
I due candidati vincenti sono quelli che hanno avuto più copertura televisiva. In termini di valore di mercato pubblicitario del tempo di esposizione, Trump ha capitalizzato quasi due miliardi (1.898 milioni di dollari), Hillary Clinton 746 milioni – Sanders 321, Bush 214, Rubio 204.
I due candidati vincenti sono rispettivamente quello che ha avuto minore, o avversa, copertura giornalistica, e quella più favorevole. Hillary Clinton è stata sostenuta da 84 quotidiani, con una tiratura complessiva di 14,7 milioni di copie giornaliere – Sanders 18 quotidiani, nessuno di rilievo, con un milione di tiratura complessiva. Per i repubblicani si sono schierati 82 quotidiani. La maggior parte per Krasich, 52 testate per 8,8 milioni di copie di tiratura giornaliera. A seguire Rubio con 22 testate e 4,2 milioni di copie, e Bush, con quattro testate e 1,8 milioni di copie. Trump veniva buon ultimo nelle preferenze dei giornali: quattro di piccole dimensioni, per un totale di 500 mila copie.

Roma – Fu un impero repubblicano. Per quasi tre secoli. L’impero dei Cesari ne fu l’ampliamento, ma nella decadenza, subito dopo Augusto. Pavese lo ricorda in uno degli appunti espunti dall’edizione 1950 del diario, “Il mestiere di vivere”: “Perché i giornalisti non si ricordano che Roma fu un grande impero repubblicano? Quello che chiamiamo impero (i Cesari) fu la decadenza. Si potrebbe dire (ma non si può) che noi abbiamo fatto al contrario: prima l'impero monarchico, poi quello repubblicano. Che sarebbe un programma. Bisogna non intendersi di politica, per capire la politica”.

Zona grigia – Individuata e denominata da Renzo De Felice, e studiata da Gianni Oliva, per quella parte della popolazione che dopo il 25 luglio 1943 e fino al 25 aprile 1945 rimase passiva in attesa degli eventi, senza prendere parte alla Resistenza, nè al fascismo repubblicano, è categoria desueta. Benché presenti più di un motivo d’interesse, se si  fa la tara dell’impegno politico – che peraltro, su larghe masse, è posteriore: è il disorientamento di chi non aveva voluto la guerra, ne ha subito i danni, e si occupa di sopravvivere tenendosi lontano dai fronti.
Oliva ha studiato il fenomeno “dal basso”, parte storia della mentalità e parte autotutela, della massa cioè della popolo. Cesare Pavese offre interessanti spunti invece del disorientamento intellettuale, nei brani del diario da lui espunti dalla prima edizione del “Mestiere di vivere”, e poi recuperati come “Taccuino segreto”. Apprezzamenti per M. (Mussolini, anche per “H.” e “Franco”), ancora dopo il 25 luglio, critiche alla Resistenza, improvvisata, e una singolare baldanza militaresca, per uno mai chiamato alle armi e un po’ imboscato.  
Il disorientamento di Pavese si è voluto caratteriale. Di una personalità schiva. E di uno che sentiva poco la politica, e forse non la capiva, benché confinato giovane per motivi politici. Comunista nel dopoguerra per quieto vivere, eccetera. Era comunque uno dei tanti che la guerra aveva scosso, anche nel suo torpore di topo di lettere.

astolfo@antiit.eu

Nessun commento: