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lunedì 2 giugno 2025

Problemi di base scientifici - 862

spock


Il mondo digitale è più grande o più piccolo?
 
Rappresentarsi è farsi?
 
Il mondo è sempre più chimerico, ipotetico?
 
La scienza moltiplica l’incertezza?
 
S’inventa perché si crede - la scienza è una questione di fede (nasce, evolve) con la fede?
 
Quanto la scienza è cultura (memoria, accumulo, imprinting) e quanto è intuizione – ipotesi, immaginazione, caso?
 
spock@antit.eu

Vite divertenti di scrittori

Galateria, francesista emerita della Sapienza, “prima proustiana”, avendo curato l’edizione commentata della “Recherche” e i primi quaderni preparatori, estrae dal suo patrimonio di letture un repertorio inesauribile di curiosità di scrittori di ogni sorta - compreso Hitler. Per aneddoti legati a una località – a un autore o personaggio in una località. La località è privilegiata, è una sorta di atlante di curiosità che Galateria compone e illustra, cui questo o quello scrittore o artista o grand’uomo, per un motivo o in una situazione particore si legano. La bigliografia e l’indice sono di località, non di autori o generi (aneddotica).
Lettrice eclettica, Galateria regala al lettore punti di vista, particolari, tagli “nuovi”, comunque sorprendenti. Molto è di boccaccesco. Di “artisti in affari” di fatto ce n’è solo una, Schiap a Mosca – Elsa Schiaparelli, “la stilista amica delle avanguardie”, incaricata nel 1936 “di disegnare un abito per la donna media sovietica”. Sono letture di “viaggi” per lo più. Con personaggi, spesso donne, in qualche modo fuori dell’ordinario: Jenny Falcon, Léonie d’Aunet, Umm el-Banine Assadoulaeff. Con molta Italia – e Goethe in Italia, ma anche senza: Roma (Mozart, Zola, Goethe naturalmente, Sartre – ma Sartre a Roma sarebbe insesauribile), Napoli, Palermo, Padova, Pozzuoli, Pompei, Portofino, Riva del Garda.
L’effetto è un pot pourri di aneddoti tutti gustosi. Le vite degli scrittori sono o s’immaginano tristi, legate alla sedia. Galateria estrae il non detto, il poco noto, o l’eccentrico, fino all’inverosimile. Di casi, detti, personaggi eccessivi (Umm el-Banine, “la scrittrice azera” di Parigi, invasata di E. Jünger, dall’Occupazione a fine vita, cui dedica libri su libri) o buffoneschi, anche se alla fine sempre realistici, in tono con la personalità dei protagonisti. Con il retrogusto di essere solo sfumature, sfioramenti, particolari di vicende e personaggi degni di maggiore attenzione, di proporzioni e sfaccettature più particolareggiate, numerose, o comunque diverse dall’opinione corrente che come lettori ce ne eravamo fatte. Sempre per qualche verso curiose, inattese, sorprendenti, anche non a letto. Hitler è salonfähig, salottiero. Martha Gellhorn, “profilo alla Rita Hayworth”, inviata di guerra, divorzia da Hemingway per motivi di concorrenza. Perfino di Mme de Staël riesce a sorprendere, oltre il vezzo noto di esporre il seno – scusandosi che “ognuno mostra il viso dove ce l’ha”.
Il volume raccoglie i testi della rubrica quindicinale “Ora d’aria” che Galateria ha tenuto sul rotocalco “il Venerdì di Repubblica” per un paio d’anni. La trentina di pagine che antepone alla raccolta, sotto il titolo “Viaggi di lavoro”, la valgono tutta, un fuoco d’artificio densissimo, da centellinare. La pagina conclusiva della presentazione, col supersnob Proust che nel 1907 va a Cabourg in Normandia per situarvi il romanzo e ci trova un’accozzaglia di volgarità, vale un saggio.  
Qualche cura editoriale non avrebbe guastato. A p. 13 “
in terribus infidelium”- forse per assonanza con partibus infidelium. Elsa Schiaparelli che si reca da Parigi a Mosca “in Transiberiana” – per via di Vladivostock?  Ma anche il 1936 con l’alta moda a Mosca, senza il peggior Stalin, senza le “purghe”. O il padre di Ida Baker che “gli consiglia di mandare la sua ragazza alle Canarie”, p. 50 - consiglia alla madre di Katherine Mansfield.
Daria Galateria, Atlante degli artisti in affari, Sellerio, pp. 251 € 15

domenica 1 giugno 2025

L’invasione di Roma – per favore, mi faccia un Giro

Tutto fermo a Roma sabato 31 maggio. Anche domenica 1 giugno. La città è stata chiusa perché il pomeriggio della domenica serva da pista per l’ultima tappa del Giro d’Italia – tappa si sa, da tempo ornamentale, il Giro è già finito: i ciclisti girano e rigirano, tra San Pietro, il Colosseo, la Colombo fino a Ostia, tornano indietro, e riprendono il giro, chiacchierando per la noia, finché non hanno fatto i 140-150 km. regolamentari.  
Dice il sindaco che è uno spettacolo per i romani. Ma non ce ne sono molti ad aspettare la “carovana”. Forse perché non ci sono grandi nomi. Quest’anno fa anche molto caldo, e il percorso è al sole.
Dice il sindaco anche che il Giro porta a Roma in una sola giornata 170 milioni. Si basa su uno studio della banca Ifis, milanese, commissionato da Urbano Cairo, patron del Giro, per giustificare gli incomodi che la corsa porta a città e paesi. Dice lo studio Ifis che il Giro vale 2,1 miliardi di benefici per i 580 Comuni coinvolti – compresa Tirana, la capitale albanese. Di cui 175 milioni per Roma, la  beneficiaria maggiore.
Per Roma lo studio prevede: l’arrivo di 700 mila “girofili”, “dal Piemonte o dalla Sicil1ia”, con una spesa media di 290 euro. Di cui il 31 per cento per lo shopping, il 28 per l’alloggio, il 19 per cento per il food, l’11 per cento per i trasporti, taxi inclusi, un altro 11 per cento per gli svaghi (Colosseo e altri monumenti). Ma forse è stato un giro al risparmio. I girofili dalla Sicilia non sono venuti, troppa fatica, e nemmeno dal Piemonte - e anche i romani, si sa, sono snob, e poi sabato e domenica hanno il mare vicino. Né c’è stato da circolare, essendo stati bloccati i mezzi pubblici e i taxi, oltre quelli privati, e chiusi i monumenti. Per due giorni. Alberghi, ristoranti, negozi sono rimasti vuoti,  perché irraggiungibili.
Settecentomila non si sono visti. Neanche sotto forma di turisti, hanno preferito altri giri. C’era in compenso molta Polizia, con moltissimi vigili. Questi sì, devono avere gonfiato la spesa, ma a carico del sindaco
. I vigili a Roma sono 6.600. Il sindaco assicura che 1.600 di loro hanno vegliato sul buon esito del Giro. E questo significa un sacco di straordinario notturno, che a Roma scatta alle sedici, e di straordinario festivo (c’è anche il festivo notturno?), che i vigili possono avere condiviso in turni da 1.600. Ci sono poi le transenne, mercato fiorentissino per cortei e manifestazioni: migliaia di transenne da noleggiare, nonché da mettere e togliere.

Il sindaco di Roma ci sta abituando alle feste. Una ne ha pagata per un raduno del suo partito a piazza del Popolo. Ora questa in onore del patron del Giro, Urbano Cairo, che è anche padrone del “Corriere della sera” e dell’emittente tv “La 7”. Con qualche sacrificio, e anche con beneficio?

   

Gesù impaziente

“Credere rimane un rimbalzo, la fede un salto”. Perché, alla fine, di questo si tratta: “Lo sforzo per separare l’ispirazione dall’intolleranza, il buon Gesù dal cattivo Gesù”.
Curiosa rassegna di alcuni testi sulla figura di Gesù – alcuni dei tanti: “libro dopo libro, quest’anno dieci in un solo mese”. Libri “storici”, alla rierca del “vero” Gesù.
La rassegna naturalmente non è esautiva – anche se lo è dal punto di vista: il Gesù storico “non esiste”, non sta scritto da nessuna parte, solo nei Vangeli, che sono tardi, e greci. La curiosità è che la figura del Cristo interessi tanto scrittori ebrei, anche se non professi - in Italia Augias. Come un’attrazione all’interno di una repulsione.
Il saggio di Gopnik è curioso anche per alcune curiosità. Paul Verhoeven, il regista di “Basic Instincts”, è – era - membro attivo di un Jesus Seminar, un gruppo di studio della figura storica del Cristo, autore di un fresco “Jesus of Nazareth”. Bart Ehrmann è – era - uno studioso e famoso autore di blockbuster, libri di consumo, come Ludlum, come Dawking, sulla figura di Gesù, in serie.
Molti i riferimenti dotti. A W.H.Auden. A Frank Kermode, “The Genesis of Secrecy”. A L.Michael White, “Scripting Jesus: th Gospels in Rewrite”. La novità di tanti sudi? “Quello che sembra nuovo di Gesù non è la pietà o il distacco divino ma l’umanità della sua irritabilità e impazienza”.
Un vecchio saggio, pubblicato dalla rivista nel numero del 17 maggio 2010, riproposto tra “gli scritti di Adam Gopnik.
Adam Gopnik, What did  Jesus do?, “The New Yorker”, free online