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lunedì 23 giugno 2025

Ombre - 779

Netanyahu che prega in diretta per Trump è puro farisaismo, visivo. Ma col dubbio, il farisaismo è di Netanyahu oppure del suo Dio?
Perché, dopo, c’è la cerimonia propiziatoria della guerra al Muro del Pianto: con un altro Dio non sarebbe sacrilegio?
 
La falsa liberalizzazione dell’energia documentata da bollette “incomprensibili” (ma tutte uguali, cioè ingiustificatamente care) merita infine oggi un mezzo saggio di Ferruccio de Bortoli su “L’Economia”. Dove però non trova spazio l’essenziale, che l’80 per cento del caro energia, per le famiglie, è costituito da false imposte di scopo: “oneri di sistema”, “trasporto”, su strutture vecchie di decenni, e “gestione del contatore”, che si gestisce da solo, in automatico. Su cui pagare anche l’Iva – l’Iva sulle imposte… F7erruccio, ovvio, sa di che si tratta, ma non bisogna disturbare l’Arera - l’Agenzia pubblica che protegge il mercato, a danno degli utenti?
 
La Ducati mette in campo i fratelli Marquez e Bagnaia. Cui però dà una moto di seconda mano – corre, dice, “in balia di una Ducati” che non riconosce. Il mercato ispanico è molto più ampio di quello italiano, certo, ma lo sport è tutto qui, a chi fa vendere di più.
 
Il direttore dell’Agenza Internazionale per l’Energia, dopo avere offerto a Netanyahu l’innesco per il piano d’attacco all’Iran, fa marcia indietro: non “c‘è niente di vero”, “non esistono prove” sulla bomba atomica degli ayatollah, “un attacco armato contro le centrali nucleari non dovrebbe mai farsi, potrebbe provocare rilasci radioattivi, con gravi conseguenze, dentro e fuori dello Stato attaccato”. Rafael Marian Grossi si chiama il direttore. Argentino, diplomatico, di basso rango. Cambia qualcosa? Si, non si capisce perché sta all’Aiea – uno vale uno, Grillo dilaga?
O non sarà quello che attacca l’asino dove vuole il padrone.
 
Una gru alta 60 metri che deturpava da vent’anni il Piazzale degli Uffici, e anche la Signoria, incombendo sulla Loggia dei Lanzi, si è potuta infine rimuovere grazie alla donazione di 18 cittadini, diecimila euro ciascuno. Il Comune non ci aveva nemmeno provato, la Sovrintendenza non rispondeva, i curatori degli Uffizi si sono dovuto occupare in solitario della questione. La gru era stata montata per costruire i Nuovi Uffizi, un progetto di trent’anni fa, che la città però non sa-vuole-può realizzare – il concorso per l’ideazione era stato vinto nel 1998 dall’architetto Isozaki.
Il declino di Firenze ha aspetti incredibili.
 
“Spesa pubblica, frodi per 2 miliardi”, solo a Roma, solo nel 2024. Per l’ex reddito di cittadinanza, ma di più naturalmente per fatture false e fondi spariti – “mostre e convegni” sono i “veicoli” preferiti. Il Terzo Settore era una valvola all’inefficiente spesa pubblica al suo nascere, trenta e qualche anno fa, ora è il suo principale drenaggio.
 
Tifo da stadio per i bombardamenti israeliani delle centrali nucleari iraniane. Tanto,  se si “liberassero” un po’ di radiazioni sarebbe un problema per gli iraniani. Ma forse è solo superficialità, il giornale serve ormai effettivamente solo a incartare il pesce.
 
Fa un po’senso che a Taormina si premi come miglior libro di saggistica “Il suicidio di Israele”, di Anna Foa. Riflessione di un’ebrea, per quanto laica, ma dura con l’Israele di Netanyahu. Poi si riflette che da troppi giorni l’esercito israeliano, esercito di leva, non di professionisti più o meno maneschi, spara sulla folla inerme, assembrata per l’acqua o cibo. E l’immagine emerge dei Sondernkommando, che più volentieri non erano dei brutti tedeschi ma di baltici e di ucraini, e sterminavano più rapidi del gas.
 
Israele di oggi – già di prima della guerra scatenata da Hamas il 7 ottobre - si dice vittima d Netanyahu, ma Netanyahu è ben Israele. Primo ministro di un governo eletto, attraverso varie coalizioni. Primo ministro da quasi trent’anni - con due intervalli, di dieci anni, e di un anno e mezzo.
 
“Se pesa la durezza degli allenamenti, rido”, spiega Antonio Conte, l’allenatore vincente del Napoli, su “7”: “Zidane e Del Piero si allenavano in modo molto più duro. Oggi si fa un terzo di quello che facevamo noi”.  E si vede, il calcio in fatto di atletismo è allo stadio zero, fra urla strazianti al menomo contatto e simulazioni perfino buffonesche.
 
Il direttore ministeriale della Cultura, Nicola Borrelli, serafico spiega che il quasi milione di cui il ministero ha gratificato il presunto regista americano che è ora n carcere per avere ucciso moglie e figlia, non lo ha dato all’americano folle, lo ha dato a un produttore italiano, Matteo Pedrotti. O
ra scomparso, insieme con la sua società di produzione, da vero pariolino – basta l’indirizzo, via Bertoloni, dietro Villa Taverna, parco dell’ambasciatore americano. Il suo omonimo milanese per questa strana avvedutezza gli avrebbe dato l’ergastolo, ma a Roma i soldi corrono facile.

 
Comica visita della Juventus alla Casa Bianca – a fini di beneficenza? Una folla di atleti che non sa l’inglese - a parte i due americani, Weah e McKennie, che sanno di che si tratta e tacciono. Tanto meno quello veloce e criptico delle conferenze stampa. A parte i dirigenti. Uno dei quali si assume il compito di dire le famose sette parole. Visita che il presidente non sa come gestire, se non coi suoi argomenti del giorno: un presidente Biden autopen (?) e il transgender nell’atletismo. “Avete belle atlete nel vostro team?”, chiedeva Trump, e nessuno capiva. Finché il nuovo manager Comolli ha detto infine le sette parole: “Abbiamo un team di donne molto vincente”.
 
Però Elkann aveva più di un motivo per provare ad agganciare Trump, e forse c’è riuscito – con l’aiuto generoso di Gianni Infantino, il presidente della Fifa, che ha saputo stuzzicare Trump sul suo lato, quello mercantile (quanti soldi questo strano Campionato mondiale sta facendo girare per gli Usa). Il mercato di Stellantis per un terzo almeno è in America, ma con macchine prodotte altrove, e un atto di grazia di Trump è necessario. Anche se con la svalutazione del dollaro il danno è già fatto, anche senza i dazi.
 
“Los Angeles brucia. Trump manda i marines”, bruciava cinque o dieci giorni fa. Poi all’improvviso più niente. Ma bruciava sui giornali italiani, su quelli americani, tutti anti-Trump, niente o quasi. È sempre st
rano il rapporto degli italiani (giornalisti) con gli Stati Uniti, che pure è il paese dei loro sogni. Non può essere ignoranza, c’è sempre una vena di sovietismo.

 
“Meloni crede di essere protagonista internazionale? Si culli nelle sue illusioni”. Singolare euresi (inventio)  di Cacciari in tv. Volgare per un filosofo, seppure narratologo - Nietzsche certo: appendere il nemico a un’immagine che è facile trafiggere. Singolare che un filosofo faccia la sera il Mauro Corona in tv – senza nemmeno la scusa del goccetto.
 
L’Anpi, L’Associazione dei Partigiani, che si mobilita a Venezia contro il matrimonio di Bezos, è da ridere. E forse a questo la “mobbilitazione” è intesa, a dare lustro all’“evento”. Ma che tristezza, un uso così sciocco dell’antifascismo.
 
L’indagato, Occhiuto, presidente della Regione Calabria, non ha le “carte”, “Domani”, il giornale di Carlo De Benedetti, sì. Il Procuratore di Catanzaro è della stessa loggia di De Benedetti? Progressista, certo.
 
“Macron fa scalo in Groenlandia e sfida Donald Trump”. Sicuro che no, ma sembra un programma dell’Opera dei Pupi a Palermo, del signor Cuticchio.
 
Macron al G 7 in Canada: no alla mediazione Putin fra Israele e Iran. C’è sempre Macron sui giornali italiani, deve avere un miele speciale – in Francia, dove è presidente, non gli danno molto spazio.

Il seme della contestazione agli ayatollah - con finale "Shining"

Un giudice istruttore a Teheran viene chiamato a decidere impiccagioni senza nemmeno poter sfogliare il fascicolo delle Procure che chiedono le condanne. È l’inizio della crisi dell’onesto servitore dello Stato nel momento in cui pensa di avere coronato le sue ambizioni a una vita di modesta comodità. Che avvelenerà anche la sua bella e armoniosa famiglia. Con una moglie e madre che più intelligente e premurosa non si può immaginare, e due belle obbedienti figlie agli studi. La piazza, le lunghe proteste giovanili contro il regime islamico reazionario, non finirà, questo il senso del titolo – il fico presiede a ogni nascita mitica, di Romolo e Remo, di Vishnù.
Un film politico, iraniano: lento, lungo, prolisso anche, e seducente. Per la misura dell’espressione, del vivere in comune, sia pure litigando. Ma con una lunga sequenza da film d’azione, un inseguimento-tamponamento su strada. E un finale da “Shining”.
Una testimonianza anche di un sistema giuridico certamente più sviluppato, equilibrato, giusto, che in Italia. Con la separazione dei ruoli, fra procuratori e giudici. Un sistema ora asservito dal lungo potere religioso, che va per il mezzo secolo, ma tradizionalmente di forte autonomia, nel vituperato regime dello scià. Fu un giudice ad avviare nel 1976 la contestazione che porterà al discredito definitivo della famiglia regnante e all’uscita di scena due anni dopo. La sorella dello scià, la sorella gemella Ashraf, aveva il vizio degli affari. Mercato delle influenze, e immobiliare. Per esempio di vendere appartamenti a Teheran, previa caparra, da costruire e anzi da progettare. Finché uno dei malcapitati, un giudice, non la perseguì, senza remore, in tutti i luoghi possibili. E lo scià, che non era corrotto, solo pusilanme, passò anche per corrotto.
Un film politico, di opposizione su tutti i fronti al regime islamico. Che però è stato girato, e anche montato, in Iran. E anche questo fa parte del complesso mondo di quel paese. Si dice che è stato girato in ambienti chiusi, ma non è possibile nascondersi quando si fa cinema, troppe macchine, troppa gente. Ci sono anche esterni impegnativi. Molto materiale è dei video-telefonini, ma c’è l’inseguimento-tamponamento, scena da riprovare decine di volte. E la lunga vicenda finale si ambienta in un villaggio abbandonato ma con tutte le stigmate del monumento storico-folklorico preservato con cura– un villaggio di case del colore e materiale del suolo, argilla, terra e cannicciati.     
Mohammad Rasoulof,
Il seme del fico sacro
, Sky Cinema Due

domenica 22 giugno 2025

La notte brava di Trump - le macerie

Da qualsiasi punto lo si rigiri, il beau geste notturno di Trump, coi suoi squadroni volanti invisibili, produce solo rovine.
Ha isolato gli Stati Uniti – più scombussolati i fedelissimi europei.
Non blocca il programma nucleare iraniano.
Impedisce qualsiasi trattativa per limitarlo.
Ha reso immortale il regime degli ayatollah.
Lo radicalizza, se mai ce ne fosse bisogno.
Ha piantato l’antiamericanismo negli iraniani, in patria e all’estero.
Terrorizza ogni potentato arabo, per quanto suddito fedele, dalla minuscola Giordania all’Egitto e agli sceiccati padronali della penisola.
Allontana ogni dialogo con Putin, che sovrasterà Zelensky con molta più forza che in passato.
Voleva giocare Putin e la Russia contro Xi e la Cina, li ha messi d’obbligo insieme.
Rimette in gioco il gigante cinese, che per quanto malandato potrebbe riprendere la rapida ascesa della via della Seta interrotta sei anni fa dal covid.
Ha isolato gli Stati Uniti, nonché nel vasto ex Terzo mondo, America Latina in primis, nella stessa Europa, sola e confusa di fronte alla Russia e alla Cina.
Ha isolato gli Stati Uniti per legarli a Netanyahu, un avventuriero - non ha saputo-voluto prevenire la guerra di Hamas di cui lui tutto sa (ne ha ucciso i capi uno per uno, vice compresi, e i capi e vice-capi di Hezbollah e Pasdaran), e la allarga e intensifica oltre ogni ragionevole risposta, compreso il tiro alle folle in coda per la fame.
Mettendo in crisi - negli Stati Uniti e altrove, anche in Israele - il sionismo più avveduto, già perplesso su Netanyahu e la sua guerra di annientamento.

Ci sarebbe poi il danno reputazionale, bombardare mentre si negozia, ma a questo gli Stati Uniti ci hanno abituati, dal tempo degli indiani.
La guerra preventiva è un lasciapassare per qualsiasi malintenzionato.

Problemi di base nucleari - 868

spock


“La democrazia americana potrebbe non sopravvivere a una guerra con l’Iran”, “The Atlantic”?
 
“Trump non era supposto essere contro la guerra”, id.?
 
Truman-Trump, la stessa, radice, nucleare?
 
Trum, dice il sanscrito, è “colpire”, “uccidere”?
 
Anche con l’atomica, gli “ariani” l’avevano già inventata?
 
Ma siamo ariani o non-ariani, com’è questa storia?
 
O è la radice mercantile che unisce i due bombaroli – muoia Sansone con tutti i filistei?

spock@antiit.eu

Vite intrepide di donne, un secolo prima dei diritti

“La vivace Vita Sackville-West fu una delle ultime visitatrici britanniche nella casa di Gertrude Bell a Baghdad nel 1926, pochi mesi prima della tragica morte di Bell per overdose. Le due donne erano molto diverse per età, temperamento e prospettive, ma avevano molto in comune, non ultimo il fatto di essere forze della natura con storie personali avvincenti e una propensione a scuotere le sbarre delle loro gabbie dorate e sessiste. Entrambe erano ribelli di genere, snob e attratte dalla classe sociale, dai privilegi economici e dalle circostanze. Nonostante fossero state negate posizioni, opportunità e proprietà per non essere nate maschi, nessuna delle due era particolarmente femminista. Donne ricche come Vita e Gertrude non avevano bisogno di esserlo.
“Vita Sackville-West e Gertrude Bell furono autentiche britanniche coloniali di alto livello all'estero negli anni del dopoguerra, in grado di permettersi di viaggiare e vivere a loro piacimento in paesi come la Persia e l’allora neonato Iraq, contribuendo a plasmare il caleidoscopico e complesso panorama politico del Medio Oriente, in linea con gli interessi britannici e, al contempo, sostenendo apertamente l’autodeterminazione araba. Entrambe conoscevano personalmente le nuove famiglie reali del Medio Oriente e si muovevano con disinvoltura tra diplomatici, leader militari e politici.
Londra, Costantinopoli e Parigi.
“Le strade di Sackville-West e Bell si erano già incrociate a Londra, durante le cene organizzate dall'alta borghesia di Belgravia, Mayfair e Bloomsbury. Entrambe le donne erano abituate a trascorrere periodi di vacanza in campagna (rispettivamente nel Kent e nello Yorkshire), oltre a trascorrere del tempo nelle loro case londinesi, intrattenendo ospiti e facendo visita a conoscenti. Vita si sposò a 21 anni – il suo matrimonio con il bisessuale Harold Nicholson fu piuttosto aperto anche per gli standard moderni – e Gertrude rimase single. Una forma di libertà arrivò per loro in modo diverso.
“Le due donne si incontrarono di nuovo a Costantinopoli nel 1914, prima dello scoppio della guerra. Gertrude Bell era diventata un’esperta esploratrice del deserto, archeologa e fotografa, e aveva da poco completato il suo straordinario viaggio del 1913-14 attraverso vaste distese di terreno impervio, attraversando e riattraversando la penisola arabica, disegnando mappe e scattando fotografie.
“Costantinopoli fu una tappa del suo viaggio di ritorno a Londra. Le voci sulle imprese di Bell si diffusero rapidamente e lei fu molto richiesta per raccontare le sue avventure. Fu invitata a cena a casa di Philip Graves, il corrispondente del Times , dove, a quanto si racconta, si diede alla pazza gioia fumando le sue sigarette abituali. Erano presenti anche il giovane diplomatico Harold Nicholson, appena sposato, e la moglie incinta Vita Sackville-West…”.
Uno di cinque contributi, con molte immagini, di Eleanor Scott, la pubblicista inglese specialista di Roma antica, sul suo sito “Archeology”, su Gertrude Bell – con “The Death of Gertrude Bell”, “Fine Dining in the Desert With Gertrude Bell”, “Gertrude Bell–in Search of the ‘Real Woman’” e “Gertrude Bell’s Word War 1 – Beginnings”.
Quando la vita si poteva vivere, e raccontare, senza ipocrisie – di colore, genere, sociali.
Manca, curiosamente per un sito specializzato in archeologia, l’esperienza di G. Bell a Roma, a due riprese, venuta espressamente per documentarsi e documentare (fotograficamente) il grande lavoro di scavi in città e nei dintorni. Bene accolta e ben guidata dai maggiori specialisti, Rodolfo Lanciani, il decano della grande archeologia postunitaria, tra Rma e Ostia, Giacomo Boni, direttore degli scavi al Foro omano, il direttore della British School at Rome, Thomas Ashby, ritenuto il maggiore esperto, Richard Delbrück, il professore di archeologia classica che era direttore del Deutsches Archäologisches Institut a Roma prima della Grande Guerra, quando G. Bell vi fece ritorno. Personalità con le quali si trovò anche a tenere conferenze. Un aspetto della vita tumultuosa di G. Bell che docuemnta ora l’Accademia Americana a Roma nella mostra “Women&Ruins: Archeology, Photography, and Landscape”.
Eleanor Scott, When Gertrude met Vita: the Friendship of Gertrud e Bell And Vita Sackville-West,
free online