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mercoledì 14 maggio 2025

Le disgrazie dell’innocenza

Minato è figlio di una giovane vedova. Una madre single. Quindi, dicono a scuola la preside, il vice-preside, i maestri, apprensiva e molto autocentrata. Quando il bambino – qui nell e forme di un ragazzo - ha dei problemi, dice di avere “il cervello di un maiale”, la madre protesta vivacemente, una, due, tre volte. Le “autorità” scolastiche le vengono incontro, e costringono l’insegnante del bambino a professarsi colpevole.
La madre poi scompare. Segue la storia dell’insegnante. Un giovane al primo incarico, generoso e estremamente attento. Gioioso anche e scherzoso. Infine insolentito, allontanato, abbandonato, forse suicida.
Poi il bambino-ragazzo ha una vita piena con una compagna di classe, molto più vispa e attiva di lui – come avviene di fatto nella pubertà, tra le femmine in genere e i maschi. Piena di avventure, in città e in campagna, a piedi, a nuoto e in bicicletta.
Un racconto semplice e complesso. A suo modo, un film-verità, in quella sorta di neorealismo che il cinema asiatico (giapponese, coreano) riprende da un decennio: delle “gente” com’è, semplice, umile, inimportante, e complicata.
Miracolosa la capacità di farlo durare due ore, senza colpi di scena, senza “bellezze”, senza “verità”.
Hirokazu Kore’eda,
L’innocenza, Sky Cinema, Now

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