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mercoledì 14 maggio 2025

La stanza vuota del golden power

Domani dunque i messi di Orcel hanno infine ottenuto udienza al ministero del Tesoro sulla questione golden power opposta all’acquisizione di Bpm. Vedranno Stefano di Stefano, che non conta nulla, non ha neanche nominato i “giurati” del golden power, tutta gente della Lega, e della questione ha letto, come tutti, sui giornali.
La questione è come dice il ministro Giorgetti: si è decisa a palazzo Chigi. È qui infatti che ha sede l’apposito Ufficio golden power. È diretto da Bernardo Argiolas, un avvocato cinquantenne, con un master dieci anni fa alla Luiss, da cinque capo dell’Ufficio, nominato dal Conte I, per conto di Salvini. Solo lui sa perché e per chi ha deciso quello che ha deciso – ha fatto decidere all’apposito comitato, da lui creato e poi dismesso.
Di Stefano c’entra indirettamente: è l’interlocutore dell’attivazione Ue sulla questione golden power, perché tiene per il Tesoro i rapporti con l’Unione europea e gli altri organismi internazionali. E la Ue da qualche giorno mette in guardia contro gli abusi del golden power. Ma non sul caso Unicredit-Bpm. Si attiva su una bega tedesca-tedesca, nella quale un gruppo di private equity, Triton Partners, si fa forte del golden power italiano. Pur non avendo attività in Italia.

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