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martedì 23 aprile 2024

La crisi demografica nell’Italia confessionale

Si spopola l’Italia, non facendosi più figli. Si spopola anche il Sud, tradizionale serbatoio demografico (di manodopera), per l’emigrazione costante, cui si è aggiunta d’improvviso vent’anni fa la demografia debole. Il Sud e, insieme, le aree interne dell’Italia, della dorsale appenninica.
Il Sud ne è particolarmente colpito per un “errore strategico”, l’illusione “che sarebbe bastato spostare giovani da Sud a Nord per gestire la denatalità” del Nord, per compensarla.
“Com’è potuto accadere?”, si chiede Esposito - giornalista, già in politica con Di Pietro, assessore alla Cultura con De Magistris sindaco a Napoli. La sua riflessione serve a riproporre la questione. trascurata. È accaduto, i fatti demografici vengono da lontano, e non si arginano con barriere last minute. Le cause sono molteplici, e di lungo periodo - culturali, psicologiche, anche materiali.
Il curioso è semmai che l’Italia repubblicana, che è stata ed è in vario modo democristiana se non confessionale, sia finita in una crisi demografica acuta: meno matrimoni, meno famiglie, meno figli. Sì, l’antifascismo, sì la ridicolizzazione della campagna demografica, ma e la donna? Il diritto della donna al lavoro, a un reddito, a (un po’ di) autonomia? E dei giovani a farsi una famiglia, cioè una casa? E la scuola pubblica, a cominciare dai nidi d'infanzia?
Non è – non era – impossibile pensarci. La Francia repubblicana, per dire, laica e tutto, ha invertito cinquant’anni fa una crisi demografica secolare con una misura semplice, gli assegni familiari: tre figli fanno uno stipendio, le madri volentieri si allontanano dal lavoro per alcuni anni 
(il “lavoro domestico”, compresa la riproduzione, è comunque retribuito). Senza rinunciare a una attività propria. Perché, una seconda verità rende ancora più grave la crisi demografica italiana: il tasso di occupazione delle donne di età compresa tra i 20 e i 64 anni è (è stato nel quarto trimestre 2022) di un misero 55 per cento, in Italia lavora una donna su due. Mentre la media UE – Italia quindi compresa - è stata del 69,3 per cento, lavorano due donne su tre. In Francia, con tre figli, il tasso di occupazione delle donne è dell’84 per cento…

Niente figli e niente donne in attività in Italia, il peggio del peggio.  
Marco Esposito, Vuoto a perdere, Rubettino, pp. 226 € 16

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