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Il papa arriva a sorpresa
Il racconto di come si
sceglie un papa, che è un atto cerimoniale e tuttavia aperto - ambiguo e sofferto.
Questo è particolare perché attuale, essendo aperto il conclave di fatto da
tempo, dall’inizio della crisi respiratoria di papa Bergoglio. Ma il canovaccio
è quello: i favoriti non convincono, le sorprese si sgonfiano ad horas. Naturalmente
non senza un intrigo, o due. E la scelta sarà naturalmente a sorpresa.
Più attuale, e sorprendente
di fatto, doppiamente, risulta il film a chi avesse letto il romanzo di Robert
Harris da cui è tratto, pubblicato a metà 2016 – quindi scritto, si presume, da
qualche mese o anno. Muore un papa umorale come sarà Francesco, che fa e disfa,
più spesso in solitario e in privato. Un accostamento cui lo lo stesso Harris poteva
già invitare, protestando il contrario, nell’avvertenza: “Il defunto Santo
Padre descritto in ‘Conclave’ non intende essere il ritratto dell’attuale
papa”. Poco dopo, mentre descrive la Casa Santa Marta, precisando del papa
defunto: “Dopotutto, un eccesso di semplicità era anch’esso una forma di
ostentazione, e il compiacimento per la propria umiltà un peccato”.
Un grande capitale, insomma,
di informazione e di giudizio, mette in campo Harris a ridosso di appena un anno
o due di pontificato bergogliano – ma è, si sa, il miglior conoscitore e narratore
della romanità, antica e contemporanea. La seconda sorpresa è invece epocale,
uscendo il film in epoca trumpiana: quanta differenza da un’epoca DEI
trionfante – diversità, equità, inclusione - al suo rigetto o abbandono. In appena
otto anni.
Il film, affidato al
tedesco Berger, superpremiato due anni fa agli Oscar per “Niente di nuovo sul fronte
occidentale”, altro adattamento di romanzo famoso, dà corpo con le immagini
pagina per pagina, si può dire, al romanzo. Aiutato da un cast scelto con
fine appropriatezza: chissà come sono i veri cardinali, ma Ralph Fiennes nel
ruolo principale, Stanley Tucci, Castellitto padre, John Lightgow, e gli altri
innumerevoli comprimari sembrano tutti, ognuno per il suo verso, porporati nati
– non sapremmo immaginarli diversi.
Qualcosa del film - gli ambienti, le caratterizzazioni - rinvia irresistibilmente all’“Habemus papam” di Nanni Moretti. L’unico film sul Vaticano, il conclave, il papa, che non è stat riesumato in questi giorni.
Edward Berger, Conclave
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