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E Putin restò solo
Non si è “celebrato” il venticinquesimo di Putin al potere
un anno fa e si è fatto male. Putin sta al Cremlino più di ogni altro uomo di
potere della memoria recente. Più di Napoleone per dire. Ma anche più di Alessandro
Magno. Certo, non tanto come Carlo Magno o l’imperatore Augusto, ma erano altri
mondi. Negli ultimi due secoli più di ogni altro. Alla pari col presidente
Mao, e con Stalin, con la prospettiva assicurata di superarli. Senza avere
vinto nulla, e anzi avendo chiuso la Russia in un imbuto. Trump gli ha offerto una stampella fenomenale, ma lui evidentemente non ha capito.
La romana Ukraine Recovery Conference
sarà stata male organizzata ma è un fatto. Putin non potrà mai cancellare l’Ucraina
come vorrebbe – in questo dice giusto Trump, “Putin spara cazzate”. L’Ucraina
non è la Cecenia - ma anche lì… Non potrà mai cancellarla, anche se lo facesse,
p. es. con l’atomica (ma non può, i russi ancora esistono, malgrado Putin). Ha
provato, lungamente e insistentemente, ad affiancarsi all’Occidente, è stato respinto dalla dottrina Brezinski del presidente cosiddetto pacifista Carter
(quante guerre non ha armato), e si è fatto prendere al laccio – “non accettare
provocazioni” è precetto basilare per lo statista. Ha isolato la Russia, senza
più un vero amico – l’Iran islamico (finché lo sarà, il paese è profondamente
“occidentale”), come si è visto nei bombardamenti Usa-Israele, e la Cina comunista non lo sono. Né può pensarsi
adagiato sulle repubbliche asiatiche di mezzo, i vari –stan, che se sono qualcosa
sono antirusse, anch’esse come tutte le vittime dell’impero russo, lungo
qualche secolo - difficile cancellarne la memoria.
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