Incomprensibile è la resistenza di Schlein alla ricandidatura del presidente della regione Toscana Giani, sicuro vincente – ora Giani farà da solo, anche contro Roma e Schlein. Lo stesso che già per De Luca in Campania. Qui la segretaria del Pd aveva il nodo del terzo mandato non rinnovabile, ma poteva passare oltre De Luca senza polemiche e anzi tesaurizzando il suo indubbio ascendente politico, se non seguito di voti. Non per altre ragioni, si dice, se non l’età.
Ci sono altre ragioni in questa ostilità.
Giani è un vecchio socialista, De Luca un vecchio Pci migliorista, un socialista
travestito. E questo Schlein non lo tollera. Il suo nonno materno era un apprezzato
socialista, il senatore (fu anche ministro) Viviani, e forse ci sono ragioni personali
in questa insofferenza – anche se a Viviani Schlein deve il suo barlume di italianità,
dopo l’America, preminente, e la Sizzera (e Bonaccini, che ebbe la bontà, a Bologna,
di farla suo vice – altro “vecchio”?).
Ma il giovanilismo è la piaga del Pd.
Renzi per es. era partito dal 25,4 per cento (2013) e lo lasciò al 18,8 (2018),
dopo aver fatto bandiera della “rottamazione”. E come si spiega che il Pd
prenda molti più voti, in percentuale e anche in assoluto, alle Europee che alle
Politiche? Si spiega col voto abitudinario (orientato) dei “vecchi” di sinistra,
che alle Politiche invece fanno i conti con le liste e con i candidati.
In un’Italia in cui cresce la
popolazione anziana, e in un partito che delle vecchie militanze fa ancora tesoro,
che senso ha dare la caccia al vecchio? Per non sapere che altro dire – che altro
fa Schlein tutto il giorno, a parte “attaccare il governo”, come il “Corriere
della sera” sornione la titola ogni giorno?
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